Il valore della ricerca: una campagna social firmata Farmindustria

Perché i video della divulgatrice scientifica Barbara Gallavotti affiancata dal comico Valerio Lundini sono un format vincente

Farmindustria Lundini Gallavotti

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    Saper comunicare è la capacità di rendere comune, far sapere e conoscere ai più e quindi divulgare un dato tema in maniera capillare, rendendolo alla portata di tutti.

    Un lavoro che necessita l’approfondita conoscenza dell’argomento di cui si vuole trattare e la capacità di tradurlo in maniera che risulti comprensibile e semplice anche per i non addetti ai lavori, in altre parole saper rendere chiaro il messaggio.

    Ma cosa significa rendere chiaro il messaggio? Riuscire a scomporlo e trattarlo adattandolo alle persone e ai contesti ai quali il messaggio è destinato: perché rendere un concetto comprensibile non basta affinché la comunicazione arrivi, è necessario che catturi l’attenzione, che colpisca l’utente riuscendo a entrare nel suo mondo.

    Una sfida non semplice, specialmente quando la comunicazione affronta temi delicati e complessi come quelli del mondo pharma e health, ma non impossibile – oltre che altamente necessaria-, come ci ha dimostrato Farmindustria con la sua ultima campagna Instagram “Il valore della ricerca”.

    Una serie di pillole in formato video dalla durata di circa tre minuti destinate al pubblico di Instagram, che affrontano temi legati alla ricerca scientifica grazie alle brillanti e divertenti presenze di Barbara Gallavotti e Valerio Lundini.

    Il valore della ricerca

    Tre video usciti a ruota sul profilo Instagram di Farmindustria tra il 3 e il 10 febbraio che hanno come principale protagonista la giornalista e divulgatrice scientifica Barbara Gallavotti, intenta a spiegare al pubblico e al compagno di scena Valerio Lundini i complessi meccanismi che stanno alla base della ricerca scientifica, al fine di farne comprendere l’importanza, il valore.

    Un format che si sviluppa in maniera molto lineare: all’inizio del video la Gallavotti introduce temi comuni (storie, credenze, vicende quotidiane) per creare un parallelismo con l’argomento della pillola, spostando quindi la narrazione sulla questione scientifica. Il tutto è intervallato da scambi di battute e interventi di Lundini, che con il suo fare apparentemente disinteressato riesce a rendere divertenti anche le conversazioni scientifiche, non entrando mai nel merito dell’argomento trattato, ma sfiorandolo sfruttando il tema “pop” dell’introduzione.

    Per entrare più nel dettaglio e spiegare al meglio la formula creata da Farmindustria ecco un breve riassunto dei tre spot apparsi su Instagram:

    Spot numero 1: Come si diventa campioni sportivi

    Il primo video inizia con Barbara Gallavotti che racconta tutte le fasi che occorrono a una persona per diventare campione sportivo di corsa: per quanto tanti bambini sappiano correre, alcuni riescono a farlo meglio di altri entrando a far parte di società sportive, di questi solo i più veloci riescono a entrare nella squadra nazionale e un numero ancora più ristretto riesce a qualificarsi per andare alle Olimpiadi dove alla fine solo uno sarà il vincitore. Partendo da questa storia di “popolare dominio” la divulgatrice spiega come per i farmaci sia esattamente lo stesso. Il percorso per poter essere messo sul mercato parte dai laboratori nei quali migliaia di principi attivi vengono studiati e selezionati per poi essere sperimentati all’interno di imprese del farmaco. Da qui un’ulteriore selezione porterà agli studi sugli esseri umani, fondamentali per comprendere l’efficacia e la sicurezza del farmaco. Alla fine dopo anni di ricerca, da migliaia di principi attivi solo uno riuscirà a diventare un farmaco approvato, esattamente come un solo campione sportivo riceverà l’oro alle Olimpiadi.

    Spot numero 2: Ogni cosa che facciamo presenta dei rischi

    Nel secondo spot per far comprendere l’importanza dell’assunzione di farmaci, quando necessari per la salvaguardia della salute, la Gallavotti inizia parlando dei rischi che corriamo ogni giorno, per qualunque cosa che facciamo. Inconsciamente e in maniera automatica compiamo costantemente delle scelte che possono comportare rischi (dall’andare a fare la spesa, nell’attraversare la strada) ma decidiamo di vivere questi rischi perché il beneficio che ne traiamo è sicuramente maggiore rispetto alla perdita che subiremmo non affrontandoli.

    Allo stesso modo, l’assunzione di farmaci – quando necessario – è una scelta che può sì comportare dei rischi (effetti collaterali), ma che porta in ogni caso più benefici, per noi e per la nostra salute.

    Spot numero 3: Il cammino di ricerca di un farmaco

    “Per curarsi gli antichi romani usavano metodi che oggi ci sembrano un po’ bizzarri”: cavolo arrostito con aceto e miele, semi di zucca e senape, fino ad arrivare alla carne di vipera. Così comincia il terzo video de “il valore della ricerca”, un elenco di tutti i precursori dei nostri farmaci. Dall’avvento dell’aspirina in poi, l’iter per lo sviluppo e la creazione di medicinali si è fatto sempre più complesso e accurato. Un processo di ricerca lungo che viene vigilato dallo Stato, ma che è demandato ad aziende private che nei prossimi anni, si stima investiranno migliaia di miliardi di euro in ricerca e sviluppo di farmaci. Questo iter, per quanto non privo di problematiche, ci ha concesso di poter usufruire di farmaci sempre più all’avanguardia: l’obiettivo è quello di poter avere medicinali avanzati distribuiti in maniera equa in tutto il pianeta.

    Semplici, diretti, brevi. Tre video che trattano argomentazioni anche particolarmente dibattute strappando persino un sorriso e che stanno raccogliendo il plauso del pubblico di Instagram. Ma perché il valore della ricerca funziona così bene?

    Perché il valore della ricerca è un format vincente?

    Andando ad analizzare in maniera più tecnica i tre video pubblicati da Farmindustra è evidente che la forza del format risiede nella capacità che l’associazione ha avuto nel comprendere il contesto in cui la comunicazione si sarebbe svolta.

    Questo ha consentito di calibrare il messaggio nella maniera più consona al pubblico a cui si rivolgeva, rendendolo non solo comprensibile, ma anche piacevole.

    In particolare, gli elementi che abbiamo individuato e che fanno sì che questi video siano realmente adatti al pubblico di Instagram sono:

    • Decontestualizzare il tema con una scenografia da stand-up comedy:  luci a led, sgabelli, muro a mattoncini, sono tutti elementi che proiettano il pubblico in uno spazio tipicamente underground, generalmente non associato a tematiche legate al mondo della salute. Una scenografia che attrae perché legata ai momenti ludici, di relax e svago che fa sì che l’utente sia più predisposto all’ascolto.
    • Cambio di visuale: sappiamo che sui social la visualizzazione media di un video non dura più di una decina di secondi, nel caso della campagna di Farmindustria il problema si faceva ancora più complesso perché tutti i video superano i due minuti di lunghezza. Iniziare la visualizzazione dello spot con lo schermo dello smartphone posizionato verticalmente e chiedere all’utente dopo una ventina di secondi di girare il video in maniera da cambiare prospettiva e continuare a guardarlo orizzontalmente è stata una mossa strategica per coinvolgere attivamente il pubblico e riattivare la sua attenzione mantenendolo “incollato allo schermo”
    • La scelta dei personaggi: come abbiamo detto all’inizio dell’articolo, non basta che il messaggio sia chiaro e comprensibile per riuscire a raggiungere il destinatario, è necessario che catturi l’attenzione, che sia attraente per il pubblico a cui è rivolto. In questo caso, la scelta di affiancare una giornalista scientifica e quindi una presenza autorevole come Barbara Gallavotti,  effettiva divulgatrice del messaggio, a un personaggio pop come Lundini, più riconoscibile e familiare agli occhi degli utenti, ha permesso che il messaggio diventasse virale e acquisisse ancora più credibilità. La presenza di Lundini non è solo una nota di colore, un intervallo dallo spiegone che strappa un sorriso, è una rassicurazione, un accompagnatore, un supporto morale che sostiene il pubblico. Pensiamo a quante volte, specialmente in contesti medici ci facciamo accompagnare da un parente o da un amico che ci dia sostegno: Lundini ricopre questo ruolo di familiare e amico che non ci lascia soli e ci traghetta all’interno di tematiche che ancora non conosciamo e che spesso ci spaventano.

    Veicolare temi come il valore della ricerca rendendoli leggeri, ma soprattutto comprensibili al pubblico dovrebbe essere il fine ultimo di ogni azienda che si occupa di healthcare: includere le persone che sono di fatto al centro di tutto il lavoro che viene svolto è di vitale importanza per poter dare reale valore alla ricerca.

    Un passo che a nostro parere Farmindustria ha fatto in maniera intelligente e creativa. Se ve le foste perse, recuperate al più presto la visione di queste pillole, sono contenuti di grande valore.

    Se ti interessa qualche altro esempio di campagna in ambito pharma, leggi il nostro articolo sullo spot firmato Lloyds

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