La primavera è ormai arrivata e se molte persone accolgono l’inizio della bella stagione con gioia ed entusiasmo, altre considerano questo periodo come il momento peggiore dell’anno: le persone allergiche! Se siete tra queste ultime sappiate però che quest’anno la vostra situazione potrebbe finalmente portare con sé qualcosa di molto positivo: uno studio italiano fa luce su una particolare condizione secondo la quale gli individui allergici sarebbero protetti per loro natura dal Covid-19, o quanto meno dalle sue forme più gravi.
Cosa sono e come si sviluppano le allergie?
Il sistema immunitario è fatto per attaccare patogeni, ma in alcuni casi sostanze chimiche sia di sintesi che naturali possono ingannare le difese e generare una risposta infiammatoria atipica che viene indicata come allergia.
L’agente che scatena la risposta viene chiamato allergene e può essere una molecola biologica di origine animale o vegetale, ma anche un elemento chimico che a causa delle sue proprietà chimico-fisiche può interagire con una biomolecola e dare origine a un profilo molecolare in grado di scatenare uno stato infiammatorio. Il sistema immunitario è organizzato in due componenti, entrambe coinvolte nel processo di reazione allergica:
- La componente aspecifica o innata: caratterizzata dalla risposta della gran parte dei globuli bianchi. che migrando verso la zona interessata dall’intrusione del patogeno (in questo caso dall’allergene) scatenano una condizione d’infiammazione, con afflusso di sangue e innalzamento della temperatura in modo localizzato
- La componente specifica o adattativa: nella quale si attivano i linfociti, che fra molte altre cose iniziano a produrre anticorpi specifici per il profilo molecolare estraneo.
Solitamente, affinchè una sostanza possa dare origine a un’allergia è necessario che interagisca anche con una particolare classe di anticorpi, le IgE, per dare poi origine al processo infiammatorio.
Possiamo riconoscere questi tipi di reazioni allergiche:
- Tipo I; l’antigene si lega alle IgE, a sua volta legate a mastociti ed altri leucociti: questa combinazione molecolare fa liberare ai leucociti una grande quantità di istamina e molecole pro infiammatorie che evocano la risposta allergica
- Tipo II; si verificano quando anticorpi prodotti dal Sistema immunitario vanno a scagliarsi contro antigeni cellulari o a una molecola legata alla superficie cellulare
- Tipo III; reazioni dovute alla formazione di immunocomplessi: quando antigeni e anticorpi interagiscono insieme in massa a causa di un disequilibrio chimico tra essi formando immunocomplessi che precipitano sui tessuti evocando una risposta allergica non funzionale alla risposta immunitaria.
Una particolare condizione allergica è quella di tipo pneumologico: in questo caso le sostanze allergeniche sono rappresentate da fattori aerobiologici tra i quali spiccano sicuramente i pollini delle specie vegetali (che per loro natura seguono una marcata periodicità stagionale), ma anche aggregati cellulari di origine entomologica o tegumenti di mammiferi come i gatti o i cani.
La sensibilità del sistema immunitario nei confronti di particolari sostanze non patogene è su base assolutamente individuale.
La risposta Th1 e Th2
Nell’ambito della risposta specifica esistono due tipi strategie che possono intraprendere i linfociti per espletare il loro attacco verso i profili estranei; queste sono la risposta Th1 e quella Th2
- La risposta Th1; tipica delle infezioni, è caratterizzata dalla produzione di una particolare citochina chiamata Il-12 che stimola le cellule dell’immunità a produrre una molecola antivirale, l’interferone: quest’ultima stimola i macrofagi a produrre sostanze nocive nei confronti di microrganismi.
- La risposta Th2: tipica delle allergie, è caratterizzata dalla produzione di un gruppo di citochine che portano all’attivazione delle IgE e degli Eosinofili, i fattori molecolari e cellulari tipici delle allergie.
L’evocazione di un tipo di risposta esclude l’attivazione dell’altra.
Gli individui allergici hanno una predisposizione a sviluppare la risposta di Th2 piuttosto che l’altra.
Le condizioni allergiche sono una protezione verso il Covid-19?
Un consorzio di team di ricerca tutti italiani, ha notato che su un campione di 531 pazienti malati di Covid-19 si assiste a una notevole correlazione negativa tra la comparsa di una sintomatologia severa di Covid-19 e chi soffre di allergia: in parole povere significa che chi ha sofferto di allergie in passato o è tuttora allergico, ha una probabilità più bassa di contrarre l’infezione severa da Coronavirus.
L’ipotesi del gruppo è che gli allergici siano protetti dalla loro predisposizione a evocare la risposta di tipo Th2 piuttosto che quella Th1: la Th1, tipica delle infezioni, a un certo punto del suo sviluppo inizia ad essere caratterizzata dalla produzione di una straordinaria quantità di molecole messaggere, in quel fenomeno chiamato “tempesta citochinica” che mette il turbo a tutto il processo infiammatorio provocando la polmonite con accumulo di fluido, la famosa polmonite interstiziale.
Gli individui allergici invece, per loro predisposizione genetica, evocano la risposta Th2 che non conduce al richiamo della tempesta citochinica, senza provocare il quadro tipico della polmonite.
Inoltre anche se spesso si preferiscono gli antistaminici, alcuni individui che lamentano una storia clinica caratterizzata da allergie, si sottopongono periodicamente a cicli di trattamenti cortisonici che potrebbero aver fiaccato la risposta immunitaria profonda.
In ultima analisi, dai medesimi ricercatori è stato proposta l’ipotesi che anche la proteina ACE2 potrebbe avere un ruolo da protagonista in questo senso: questo recettore è il profilo molecolare di ingresso usato dalle particelle virali per invadere le cellule polmonari; sembra che gli individui con quadro clinico allergico presentino una distribuzione notevolmente più bassa di questo recettore sulle cellule, permettendogli così di avere una minore espansione del virus.
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