Perché in Italia mancano medici?

La carenza di medici in Italia viene denunciata a gran voce su tutti i media. Ma è davvero così? E cosa si potrebbe fare per migliorare la situazione?

Perché mancano medici in Italia

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    È notizia di questi giorni il ritorno in corsia di Nicola Iavicoli, già primario del reparto di Chirurgia dell’Ospedale “San Francesco Caracciolo” di Agnone (Isernia) e oggi medico in pensione. Il dottor Iavicoli ha lanciato un appello all’Asrem, l’azienda sanitaria regionale del Molise, attraverso la testata online L’Eco dell’Alto Molise: data la cronica carenza di medici nei vari ospedali della regione, si rende disponibile a continuare ad esercitare gratuitamente la propria professione.

    Il dottor Iavicoli non è il primo medico a dover affrontare una scelta simile. Dalla pandemia di Covid-19 in poi, è maturata l’idea che l’Italia si trovi ad affrontare una grave carenza di medici, in particolare di medicina generale e di alcune specializzazioni chiave. Questo problema, che i media raccontano come una ferita aperta per il sistema sanitario nazionale, rischia di compromettere la qualità delle cure per tutti i cittadini.

    Perché dovrebbe accadere? E siamo sicuri sia realmente così? Analizziamo la situazione per capire le molteplici spiegazioni di questa tendenza, le eventuali cause e quali potrebbero essere le possibili soluzioni.

    Quanti medici mancano in Italia?

    Leggendo velocemente i dati, lo stato di salute del sistema sanitario italiano non sembra essere così drammatico: la densità medica italiana è una delle più alte tra i Paesi dell’Unione europea, con circa 4,1 medici per 1.000 abitanti. Tuttavia, l’Italia rimane fortemente lontana dagli altri Paesi in termini di rapporto infermieri per medico, con 1,42 infermieri per medico contro i 2.7 della Germania, 2.8 del Regno Unito, e 3.3 della Francia.

    Ciò significa che pur avendo circa 244.000 medici attivi, mancano all’appello circa 60.000 infermieri rispetto ai bisogni.

    Infatti, la mancanza di vocazioni e il basso tasso di laureati – solo il 75% dei pochi iscritti alla facoltà di infermieristica termina gli studi – crea un deficit in questo settore; inoltre, il raddoppio del numero di borse di studio per medici specialisti (da 7.500 a 14.000) e la previsione di pensionamenti inferiori alle nuove iscrizioni fa intuire che in futuro potremmo avere ancora più medici e ancora meno infermieri. Possiamo anche affermare che questo squilibrio sia dovuto a una programmazione errata basata sull’accentuata notizia della mancanza di medici.

    Quindi in realtà mancano solamente gli infermieri? Niente affatto. La percezione rimane drammatica, perché la mancanza di medici non è assoluta, ma legata ad alcune professionalità specifiche.

    Quali medici mancano in Italia?

    In particolare, i medici specializzati nei vari settori sono numerosi, mentre in Italia siamo carenti di specialisti in Medicina Generale. Secondo il portale del Ministero della Salute, nel 2019 i medici di medicina generale o di famiglia erano 43.731, ed ognuno di loro assisteva in media 1.211 pazienti: dati di cinque anni fa, sicuramente peggiorati.

    Un’altra grande fetta di assenze è relativa al Pronto Soccorso, dove mancano circa 4.500 medici. Soprattutto a seguito della pandemia da Covid-19, gli alti livelli di stress, i turni massacranti e le grandi responsabilità in cambio di bassi compensi hanno reso poco attrattiva questa professione. Nel 2023, circa la metà delle borse messe a bando per specializzarsi in medicina di emergenza-urgenza sono rimaste non assegnate.

    Le conseguenze di questa carenza ricadono sui pazienti, che si ritrovano con liste d’attesa sempre più lunghe, difficoltà a trovare un medico di famiglia e, in alcuni casi, sono costretti a rivolgersi al settore privato per ricevere le cure di cui hanno bisogno in tempi rapidi.

    Perché in Italia mancano medici?

    Torniamo alla prima domanda: perché assistiamo a questo gap di medici in alcuni settori sanitari?

    Le motivazioni che si possono individuare sono diverse:

    • il prestigio maggiore dato ad altre specializzazioni rispetto alla Medicina Generale, che le rende più appetibili per un giovane laureando;
    • la maggiore attrattività da parte del settore privato e dell’estero, con miglior remunerazione, organizzazione, orari e valutazione della professione;
    • l’aumento dell’età pensionabile, che non consente un adeguato turnover: già oggi circa il 55% dei professionisti del settore ha più di 55 anni, ponendo l’età media dei medici italiani tra le più alte d’Europa;
    • gli episodi di violenza da parte dei pazienti nei confronti del personale sanitario;
    • l’eccesso di contenzioso medico-legale, anche organizzato;
    • gli orari di reperibilità del medico di base, verso i quali i pazienti sono diventati sempre meno tolleranti, soprattutto dopo la pandemia;
    • il blocco delle assunzioni negli anni passati (da oltre 15 anni), che ha previsto un tetto di spesa per le assunzioni entro un certo limite per ogni Regione;
    • l’aumento di medici a gettone, ovvero del reclutamento di medici liberi professionisti a chiamata tramite società private o cooperative, per coprire turni e servizi scoperti;
    • l’immissione di specializzandi in corsia come dirigenti.

    Possiamo allora dire che i medici sono presenti, ma chiedono una giusta considerazione sociale ed economica, attualmente non garantita.

    Come possiamo cambiare rotta?

    Appare evidente che il problema esiste e va affrontato.

    In primis, la soluzione sarebbe investire nella formazione di infermieri e rivedere l’organizzazione del sistema sanitario per valorizzare tutte le professioni sanitarie.

    L’aumento dei professionisti di supporto dei medici specialisti sarebbe una forma di alleggerimento del lavoro per i medici che potrebbero dedicarsi ad un numero maggiore di pazienti. In alcuni casi, come per i codici bianchi o verdi in Pronto Soccorso o alcune necessità ambulatoriali minori, gli infermieri stessi potrebbero anche sostituire il medico ed efficientare il sistema.

    Per quanto riguarda i medici, possiamo riassumere così le necessità più impellenti:

    • rivedere i meccanismi di reclutamento e selezione del personale sanitario;
    • valorizzare il ruolo del medico di Medicina Generale come fondamento del Sistema Sanitario Nazionale;
    • incrementare gli stipendi e aumentare le assunzioni a tempo indeterminato;
    • migliorare le condizioni di lavoro;
    • investire nella formazione – in particolare nella telemedicina per ampliare l’accesso alle cure.

    Queste accortezze renderebbero tutto il sistema più fluido e redditizio a livello economico ma soprattutto sociale.

    La salute è un bene prezioso, da tutelare e da valorizzare. Le istituzioni ne sono consapevoli e si auspica che propendano presto per un approccio positivo e propositivo, che possa trasformare la sfida della carenza di medici in un’opportunità per migliorare il nostro sistema sanitario e costruire un futuro più sano per tutti.

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