La prevenzione per l’antibiotico-resistenza inizia dalla nostra igiene personale

La vera soluzione è non arrivare al farmaco, ma combattere i batteri prima che si diffondano

Prevenire resistenza agli antibiotici curando l'igiene personale

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    Sull’Espresso del 4 ottobre Silvio Garattini, fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, in un’intervista in cui auspica maggiori investimenti delle aziende farmacologiche su antivirali e antibatterici, riporta un dato importante: “Ogni anno in Italia si verificano 10mila morti per l’antibiotico-resistenza, il valore più alto in tutta Europa, soprattutto perché consumiamo più antibiotici della media europea”.

    Perché preoccuparsi dell’antibiotico-resistenza

    La resistenza agli antibiotici è un problema che può presentarsi in due occasioni differenti: si dice intrinseca quando il microrganismo già di base non è contrastato da alcun agente antibatterico, è invece acquisita se il microrganismo, in un secondo momento, resiste all’azione antibatterica che fino a quel momento lo aveva efficacemente contrastato; per semplificare, il microrganismo diviene più forte del suo antibatterico, anche a causa di un uso smodato o poco responsabile di quest’ultimo, per cui la procedura di cura standard risulta inutile.

    Dobbiamo stare attenti a non far prevalere l’abuso nell’assumere farmaci antibiotici perché, se la resistenza di un microrganismo patogeno al farmaco può non sembrare grave in giovane età o comunque in un corpo sano che riesce a guarire in fretta, ci sono altresì varie situazioni che dovrebbero metterci sull’attenti. Nel sito del Ministero della Salute possiamo leggere, infatti, che l’antibiotico-resistenza, quando si presenta, comporta:

    • prolungamento della malattia fino ad un maggiore rischio di morte;
    • eventuale contagiosità dilatata nel tempo e conseguente rischio di maggiore diffusione epidemica;
    • la necessità di nuove terapie contro batteri resistenti, spesso più costose o difficili;
    • un’eventuale degenza più lunga in ospedale e la conseguente ricaduta economica sulla persona e sul sistema sanitario.

    La difesa in prima linea è la prevenzione

    Proprio in questo discorso si inseriscono numeri e studi svolti dal Global Hygiene Council (GHC), organizzazione nata nel 2006 per monitorare l’andamento delle infezioni e sensibilizzare rispetto al ruolo dell’igiene nella cura medica generale. In un recente intervento pubblico, i membri del GHC chiedono di porre più attenzione sulle pratiche igieniche attuate nella vita quotidiana dalle persone non solo per la lotta al Coronavirus, ma anche, in generale, per prevenire fenomeni di antibiotico-resistenza che potrebbero presentarsi nei prossimi anni. Avvertono che entro il 2030 il valore della resistenza agli antibiotici in commercio potrebbe assestarsi tra il 40% e il 60%, un deciso aumento rispetto al 35% attuale, un dato comunque da non sottovalutare.

    Gli esperti del GHC spiegano che l’igiene personale può previene l’antibiotico-resistenza in due modi sostanziali: rendendo più difficile l’infezione in principio, riducendo così il bisogno di assumere antibiotici, e impedendo anche che le persone già infettate diffondano a loro volta microrganismi antibiotico-resistenti. 

    Come ci ha insegnato l’epidemia da Coronavirus, la prima difesa che ha una persona contro batteri e virus è proprio la pulizia personale, non il farmaco, tesi  corroborata proprio dal panel di GHC che attraverso le sue ricerche ha dimostrato, tra le altre cose, come migliorare l’igiene delle mani in un gruppo di bambini possa ridurre il bisogno di antibiotici per infezioni respiratorie comuni fino al 30%.

    Attenzione, però, a non diventare maniaci delle pulizie. Su questo interviene la professoressa Sally Bloomfield, esperta di salute pubblica, che ricorda di concentrarsi “sui tempi e sui luoghi in cui i microbi dannosi si diffondono con maggiore probabilità” per essere davvero incisivi.

    Non abbiamo scuse, è evidente che lavarsi le mani a seguito di contatti rischiosi, coprirsi bocca e naso in caso di tosse o raffreddore e disinfettare le superfici quando necessario sono prescrizioni che ci aiutano nell’immediato e nel lungo termine: l’incidenza di malattie come influenze e infezioni gastrointestinali arriverebbe a diminuire del 50%, potremmo risparmiarci qualche ciclo di farmaci inutile, risparmiando sotto molti punti di vista, ed elimineremmo il problema dell’antibiotico-resistenza alla radice, ostacolando i microrganismi patogeni ben prima che diventino più forti.

    Fonti

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