Pelè e il tumore al colon: la prevenzione può salvare la vita

Per combattere il tumore del colon-retto una delle armi migliori è eseguire una corretta prevenzione

come è morto pelè

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    Approfondiamo il tumore colon retto che, oltre ad aver causato la morte del calciatore Pelè, si classifica come il secondo tumore più frequente in Italia.

    Attualmente, secondo l’Associazione Italiana di Oncologia Medica, il tumore colon retto interessa 513.000 persone nel nostro paese, aggravando fortemente la salute di queste. 

    Una volta approfondita la malattia, cercheremo di comprendere l’importanza della prevenzione per evitare la creazione di metastasi, ossia cellule tumorali che si staccano dal tumore maligno, invadendo altri tessuti corporei.

    Pelè e il tumore al colon

    Edson Arantes do Nascimento, conosciuto a livello mondiale con l’appellativo di Pelè, è stato un calciatore di fama mondiale e dirigente sportivo brasiliano.

    Il talento gli ha permesso di diventare una leggenda, conquistando svariati successi in ambito calcistico (tra cui classificarsi come campione del mondo per tre volte).

    La vita del calciatore peggiora quando, nel settembre del 2021, l’atleta viene operato per un tumore al colon. Apparentemente, in seguito all’intervento tutto sembrava risolto, ma a inizio 2022 Pelè si accorge di avere metastasi in diversi organi.

    In seguito all’accaduto, nel novembre 2022 il calciatore viene nuovamente ricoverato all’ospedale Albert Einstein di San Paolo, in Brasile. Questa volta i fatti non lasciavano speranza: i medici avevano sospeso la chemioterapia, ormai troppo pesante per le condizioni di Pelè, optando per la somministrazione di cure palliative, volte a migliorare il più possibile la qualità della vita del malato. A fine anno, precisamente il 29 dicembre Pelè muore, all’età di 82 anni.

    Tra le vittime di questa patologia, purtroppo, non si registra solo il calciatore brasiliano. Infatti, secondo l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC) il tumore del colon retto determina più di 21 mila decessi ogni anno, solo sul territorio italiano. Vediamo di cosa si tratta.

    Tumore colon retto: il secondo più frequente in Italia

    Come già accennato, il tumore del colon-retto è il secondo tumore più frequente in Italia e rappresenta il 10% dei tumori diagnosticati nel mondo intero. Nel dettaglio, secondo i dati del Ministero della Salute, il tumore del colon e del retto:

    • è il secondo più frequente tra i maschi (12%), dopo il tumore alla prostata;
    • oltre ad essere anche il secondo più frequente tra le femmine (11,2%), dopo il tumore alla mammella.

    Si tratta quindi di una malattia molto frequente che, spesso, ha origine da polipi adenomatosi, tumori benigni dovuti al proliferare delle cellule della mucosa intestinale, che hanno elevate possibilità di degenerare in maligni. Per trasformarsi in forme maligne, però, impiegano mediamente tra i 7 e i 15 anni. 

    È in questo periodo di tempo che è possibile attuare una diagnosi precoce, che consenta di individuare i polipi prima che questi assumano caratteristiche potenzialmente pericolose.

    Come ci mostrano i dati, questa neoplasia provoca elevati numeri di decessi. Va detto però che, attualmente, la mortalità è fortemente diminuita, questo grazie alle nuove cure sviluppate e, soprattutto, alla prevenzione. Vediamo nel dettaglio quali sono i benefici e come funziona.

    La prevenzione come soluzione

    Come spiega Giordano Beretta, presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dal 2013 ad oggi, l’incidenza della malattia è calata del 20%.

    A cosa è dovuto questo traguardo? Sicuramente, in parte al miglioramento delle terapie, ma soprattutto ai programmi di screening efficaci e attendibili, che consentono la diagnosi precoce della malattia, migliorando di conseguenza la possibilità di cura.

    Come abbiamo visto precedentemente, questo tumore è generato spesso da polipi adenomatosi, ovvero tumori benigni che hanno alte possibilità di degenerare in maligni nell’arco di 7-15 anni. È in questa fascia temporale che lo screening può essere utilizzato come strumento di prevenzione in grado di attuare una diagnosi precoce, che permette di individuare i polipi prima che questi manifestino caratteristiche potenzialmente pericolose. 

    A questa forma efficace di prevenzione, si consiglia di abbinare una serie di semplici abitudini quotidiane che possono aiutare il benessere psicofisico. Nello specifico, ti consigliamo di bere sufficientemente acqua, non consumare bevande alcoliche in eccesso e di evitare il fumo. Oltre a ciò, cerca di assumere alimentazione ricca di frutta e verdura: la dieta che scegli non è l’unica causa di tumore, ma può essere in grado di diminuire le probabilità di arrivo della malattia.

    Come fare lo screening

    Come è possibile verificare sul sito del Ministero della Salute, in Italia è previsto un programma di screening nazionale gratuito, dedicato alla diagnosi precoce del tumore colon-retto

    Per lo screening del tumore del colon-retto, sono due i test utilizzati: la ricerca di sangue occulto nelle feci (SOF) e la rettosigmoidoscopia. Vediamoli nel dettaglio:

    Ricerca del sangue occulto nelle feci

    L’esame del sangue occulto nelle feci (SOF) consiste nella ricerca di tracce di sangue, non visibili a occhio nudo, all’interno di un piccolo campione di feci. Si tratta di un esame di screening altamente valido sia per la sua efficacia, sia per la comodità del paziente, che dovrà presentare solamente un campione di feci, raccolto autonomamente. 

    Una volta analizzato il campione, in caso di esito positivo, queste tracce di sangue possono essere dovute alla presenza di un polipo. Per fare qualche numero: in media, si conta che per ogni 100 persone che fanno l’esame, 5 risultano positive. In seguito alla positività, occorre poi sostenere un esame di approfondimento (che analizzeremo più avanti), poiché non è detto che il sanguinamento indichi la presenza di un polipo. Questo potrebbe essere dovuto anche ad altre problematiche, come per esempio emorroidi o piccole lesioni collegate alla stitichezza.

    Invece, in caso di esito negativo, si consiglia comunque di ripetere l’esame ogni 2 anni (nelle persone con età dai 50 ai 69 anni), poiché potrebbe accadere che, al momento dell’esame, sia presente un polipo che non mostra sanguinamento. Per evitare complicanze, è bene quindi attuare lo screening con periodicità. 

    Rettosigmoidoscopia

    Un altro esame di screening è la rettosigmoidoscopia: un esame endoscopico che, attraverso una sottile sonda flessibile dotata di telecamera, permette di visualizzare la parte finale dell’intestino, ossia sigma e retto.

    La rettosigmoidoscopia ha il notevole vantaggio di efficacia, in quanto riduce la mortalità per cancro al colon del 45%. Questo perché l’esame analizza la parte finale dell’intestino, punto cruciale che ospita, infatti, lo sviluppo del 70% circa dei tumori del colon-retto. Oltre a ciò, l’esame viene effettuato una sola volta nella vita, tra i 58 e i 60 anni e, in caso di esito negativo, non deve essere ripetuto.

    Diverso è in caso di esito positivo, poiché l’esame non consente l’individuazione dei polipi che insorgono nella parte più alta del colon-retto. Per questo motivo, in caso di esito positivo con polipi che presentano caratteristiche particolari, viene consigliato un esame di approfondimento: la colonscopia, vediamola brevemente.

    L’esame di approfondimento: la colonscopia

    Come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, in caso di positività all’esame del sangue occulto nelle feci o alla rettosigmoidoscopia, i programmi di screening prevedono lo svolgimento di un esame di approfondimento: la colonscopia.

    La colonscopia è un esame endoscopico analogo alla rettosigmoidoscopia ma, a differenza di quest’ultima, permette la visualizzazione dell’intero colon retto

    Oltre a rilevare quasi la totalità dei polipi presenti, la colonscopia consente anche di rimuoverli. Infatti, nel caso in cui venissero rilevati la polipi, è possibile rimuoverli sul momento, durante la seduta in corso. Una volta rimossi, questi verranno analizzati e, in base alle loro caratteristiche, saranno poi individuati percorsi terapeutici.

    I vantaggi sono evidenti: oltre alla visualizzazione della zona interessata e alla possibilità di rimozione di polipi, questo esame può essere effettuato una sola volta nella vita. E allora perché non optare fin da subito per questa pratica?

    La risposta è semplice: invasività e costo. La colonscopia è un esame altamente invasivo, sia in termini di preparazione del paziente, che di modalità di esecuzione. A questo va aggiunto il costo elevato della pratica, sia per il paziente che per il servizio sanitario.

    Per questi motivi, la colonscopia rimane un ottimo esame di approfondimento, da svolgere in seguito all’esito positivo di esami meno onerosi e impegnativi.

    Per concludere

    Il tumore del colon retto interessa fortemente la popolazione mondiale e, solo in Italia, determina più di 21 mila decessi ogni anno. Come fare per ridurre le morti causate da questa malattia?

    La soluzione è la prevenzione: esistono, infatti, esami di screening in grado di ridurre la mortalità per cancro al colon, anche del 45%. In particolare, oltre a condurre uno stile di vita sano, il Ministero della salute consiglia due test per lo screening del tumore del colon-retto: la ricerca di sangue occulto nelle feci (da sostenere ogni 2 anni dai 50 ai 69 anni) e la rettosigmoidoscopia (da sostenere una sola volta nella vita, tra i 58 e i 60 anni)

    Se questi dovessero registrare esiti positivi, è previsto poi un ulteriore esame (la colonscopia), in grado di individuare quasi la totalità dei polipi e di rimuoverli durante la seduta.

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