L’Italia è da decenni in vetta alla classifica dei paesi più longevi del mondo, superata solo dal Giappone. Lo scorso anno ha però scavalcato anche il precedente record personale: il numero di ultracentenari in Italia ha sfiorato la soglia delle 22mila unità al 1º gennaio 2023, oltre 2 mila in più rispetto all’anno precedente.
Quali sono le motivazioni di questa crescita? Quali le prospettive future? Scopriamo qualche curiosità in più su questa fascia di popolazione.
Chi sono gli ultracentenari?
Innanzitutto, un po’ di chiarezza. Cosa intendiamo con ultracentenari?
Usando la definizione in vigore negli studi dell’Istat, consideriamo semi-ultracentenari (o semi-supercentenari) gli individui che hanno raggiunto e superato i 105 anni di età, e ultracentenari (o supercentenari) gli individui che hanno raggiunto e superato i 110 anni di età.
Questa distinzione è necessaria perché ad un’età così avanzata nell’arco di soli cinque anni i numeri delle persone ancora in vita calana di centinaia (ma potremmo tranquillamente dire di un migliaio) di unità.
Qual è il tasso di crescita degli ultracentenari in Italia?
Basta dare un’occhiata ai dati per capire che il tasso di persone che hanno raggiunto o superato i 105 e poi i 110 anni di età è stato nell’ultimo periodo in costante crescita.
Si pensi che il 1º gennaio 2019 i centenari erano 14.456, dei quali 1.112 hanno superato la soglia dei 105 anni di età e 21 quella dei 110 – raddoppiati rispetto ai 10 del 2009.
Due anni dopo, i numeri si sono ulteriormente alzati: il 1º gennaio 2021 sono state registrate 17.177 persone oltre i 100 anni residenti in Italia; quelle di 105 anni e oltre sono aumentate del +136% rispetto al 2009, passando da 472 a 1.111, mentre in 17 hanno superato i 110 anni. Tutto ciò, considerando anche il superamento della pandemia da Covid-19.
Ultracentenari in Italia: più donne, più longeve, più a Nord
In realtà, dovremmo parlare di più di ultracentenarie: infatti, le persone che superano la soglia del 105-110 anni sono per la maggior parte donne, con percentuali costantemente superiori all’80% dal 2000 ad oggi.
Come confermato dai dati Istat le donne sono più longeve degli uomini. Nel 2021 l’Isitituto registrava 988 donne residenti in Italia che avevano superato i 105 anni di età, contro 123 uomini. Delle 17 persone ultracentenarie che hanno raggiunto i 110 anni, neppure un uomo.
La persona più anziana d’Italia nel 2021, deceduta nel mese di maggio 2022, aveva 112 anni ed era una donna residente in Lombardia.
Ciò non accade solo in Italia: in generale le donne vivono più a lungo degli uomini. Secondo le ricerche, ciò sembra dovuto principalmente a causa delle differenze di genere nella mortalità per malattie cardiovascolari. Infatti, la differenza di aspettativa di vita tra uomini e donne è più marcata nella fascia di età tra i 50 e i 70 anni, mentre dopo gli 80 anni tende a scomparire, per fattori biologici e genetici che rendono gli uomini più vulnerabili agli eventi cardiovascolari.
Per quanto riguarda invece la distribuzione geografica nella penisola, nel 2021 (ultimo anno di grande censimento Istat) la maggior parte dei centenari risiedeva nel Nord Italia: 284 residenti nel Nord-ovest e 243 nel Nord-est, al Sud 238 persone, al Centro 225 e nelle Isole 121. La regione con la più alta percentuale di semi-supercentenari (105 anni e oltre) era il Molise, 4,1 per 100 mila abitanti. In valore assoluto, il maggior numero di semi-supercentenari erano in Lombardia, con 161 semi-ultracentenari. La Sardegna rimane culla della longevità, tanto che i ricercatori di tutto il mondo approdano sull’isola per studiarne i segreti.
Perché ci sono molti ultracentenari in Italia?
La crescita del numero di ultracentenari sembra essere merito di molteplici fattori: in generale, è dovuta in parte al fatto che la popolazione invecchia bene e attiva, e in parte al fatto che la prospettiva di vita negli ultimi 50 anni è notevolmente aumentata e continua a crescere.
Più nel dettaglio, i ricercatori hanno individuato alcuni elementi di spicco:
- la longevità può essere ereditata attraverso la linea materna, con centenarie che spesso hanno avuto madri e nonne a loro volta longeve: questo suggerisce che ci siano componenti genetiche che favoriscono l’ultracentenarietà;
- lo stile di vita, in particolare una dieta sana che include alimenti locali, ortaggi a km 0, e un moderato consumo di carne e formaggi;
- l’attività fisica regolare, come dimostrato da molte centenarie che hanno vissuto in zone collinari o montane, che richiedono movimento quotidiano;
- l’ambiente in cui si vive, caratterizzato di norma da aria e acqua pulite, prive di contaminazioni;
- l’accesso a cure mediche moderne e di qualità, grazie a un sistema sanitario pubblico efficiente e a pensioni adeguate che permettono di accedere alle cure necessarie;
- il supporto familiare di figli più giovani come caregiver;
- alcuni fattori genetici aggiuntivi, come la fecondità tardiva delle madri dei centenari, un padre più giovane rispetto alla media e, in alcuni casi, la sopravvivenza alla malaria, che è stata associata a una maggiore longevità.
La recente crisi sanitaria ha avuto un forte impatto sulla vita delle persone, determinando la perdita, a volte anche solo momentanea, di alcuni miglioramenti che era stato possibile registrare fino alla vigilia della pandemia. Superata l’emergenza sanitaria si è visto un progressivo recupero, sebbene a oggi su molti aspetti ci si trovi ancora lontani dai livelli pre-pandemici.
Le iniziative per gli ultracentenari in Italia
Per migliorare la qualità della vita degli anziani, è importante promuovere lo stile di vita sano e attivo, come la pratica sportiva, la partecipazione volontaria, e la fruizione delle biblioteche. Per questo il Ministero della Salute ha investito in politiche di invecchiamento attivo: tra queste, possiamo citare
- il Programma Guadagnare Salute del 2007, il primo programma nazionale per implementare una strategia complessiva con l’obiettivo di ridurre, nel lungo periodo, il peso delle malattie croniche sul sistema sanitario e sulla società e, nel breve periodo, consentire ai cittadini di scegliere se essere, o tornare ad essere, liberi da dipendenze e fattori di rischio che li affliggerebbero per lunghi anni;
- il Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2018, che accompagna il cittadino in tutte le fasi della vita, nei luoghi di vita e di lavoro e promuovere un invecchiamento sano e attivo degli ultra 64enni, per aumentare gli anni di vita in buona salute la vita dei cittadini europei;
- il Programma nazionale PASSI d’Argento del 2017, un sistema di sorveglianza a rilevanza nazionale finalizzato a rilevare e indagare le condizioni di salute e la diffusione delle azioni di prevenzione nella popolazione over 65 anni.
Questi programmi sono orientati a favorire il mantenimento di un buono stato di salute lungo tutto il corso dell’esistenza, secondo un approccio “life-course”, basato sulla riduzione del carico di morbosità, sulla prevenzione e sulla promozione della salute e sulla riduzione dei fattori di rischio individuali, per poter arrivare ad essere ultracentenari sani e felici.
Le prospettive di crescita degli ultracentenari in Italia
Le prospettive future per il numero di ultracentenari in Italia sono di continuare a crescere. Ciò è dovuto, come già analizzato, in parte a causa della crescita dell’aspettativa di vita e in parte a causa del fatto che la popolazione invecchia.
Tuttavia, ci sono anche sfide da affrontare, come la capacità dell’Italia di fornire adeguate risorse e servizi per aiutare gli anziani a vivere in buona salute e indipendenti. Invecchiare non basta, bisogna anche vivere: perciò a queste preoccupazioni si aggiungono anche questioni sulla qualità della vita degli anziani, come la partecipazione sociale e culturale, il benessere soggettivo, e l’accesso a servizi come la cura di salute e l’assistenza sociale.
In generale, per la popolazione del Bel Paese gli scenari demografici prevedono un consistente aumento dei cosiddetti “grandi anziani” nel 2041: l’Istat prevede che la popolazione ultraottantenne aumenterà del 35,2% rispetto al 2021, superando i 6 milioni, e che la popolazione degli ultranovantenni arriverà a 1,4 milioni (+ 69,4% sul 2021).
Il problema maggiore si porrà nel minore ricambio generazionale in atto: nel primo quadrimestre del 2023 il calo delle nascite è stato dell’1,1% rispetto al 2022, con 117.857 nuovi nati a fronte dei 119.185 del primo quadrimestre dello scorso anno.
L’inverno demografico comporta un sempre maggiore squilibrio tra nuovi nati e deceduti dello stesso periodo (nei primi quattro mesi del 2023, 232mila), che provoca a cascata sul lungo periodo la diminuzione delle donne in età fertile a prescindere dalla scelta di maternità delle stesse e che è partita dalla seconda metà degli anni Novanta, quando si è passati dal baby boom del 1964 con oltre un milione di nascite alle 526 mila nascite del 1995.
I fattori già analizzati comporteranno di certo un aumento della popolazione dei grandi anziani, a discapito dei giovani, con tutte le difficoltà previdenziali e lavorative in parte in atto fin dal periodo attuale.
Ciò non toglie che una popolazione anziana è una popolazione che ha un alto tasso di aspettativa di vita e di qualità della stessa, che fa ben sperare per il nostro futuro.
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