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Ibuprofene sì/ Ibuprofene no

I buoni motivi per cui amarlo e a cosa fare attenzione

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    Quando il mal di testa diventa un fastidio costante oppure se si soffre di dolori reumatici, ricorrere a farmaci a base di ibuprofene può essere un sollievo da non sottovalutare.

    Se hai la curiosità di conoscere gli aspetti positivi e quelli più fastidiosi del re dei farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), ecco qua un pratico e rapido riassunto.

    Ibuprofene, a cosa serve?

    L’ibuprofene è un derivato dell’acido propionico e rientra nella famiglia dei farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). Tale molecola è dotata di proprietà analgesica, antinfiammatoria e antipiretica e in particolare viene utilizzata per il trattamento dei sintomi dell’artrite reumatoide o artrite giovanile.

    L’ibuprofene, come anche altri farmaci antinfiammatori non steroidei, agisce inibendo l’enzima cicloossigenasi (COX) che converte l’acido arachidonico in prostaglandina H2 (PGH2); è un inibitore non selettivo della COX, perciò agisce inibendo entrambe le isoforme di cicloossigenasi la COX-1 e la COX-2.

    L’attività analgesica, antipiretica e antinfiammatoria di ibuprofene e di altri FANS opera principalmente attraverso l’inibizione della COX-2, mentre l’inibizione della COX-1 è la principale responsabile degli effetti indesiderati sul tratto gastrointestinale.

    L’ibuprofene, dopo somministrazione per via orale, viene ben assorbito dal tratto gastrointestinale e la concentrazione plasmatica massima (Cmax) si raggiunge circa 90 minuti dopo l’assunzione. In caso di assunzione dopo i pasti, l’assorbimento di ibuprofene e i picchi plasmatici vengono raggiunti in circa 3 ore. Dosi ripetute di farmaco non sembrano determinare fenomeni di accumulo.

    Detto ciò, sappiamo quanto sia versatile e utile per il trattamento di una grande varietà di fastidi, caratterizzati da infiammazione, dolore e/o febbre. Infatti alcuni dei suoi utilizzi più famosi sono per alleviare:

    • Mal di gola;
    • Dolori di origine reumatica alle articolazioni come artrite reumatoide, osteoartrosi e malattia di still;
    • Dolori ai muscoli, ai tendini e ai nervi;
    • Mal di testa (emicrania, cefalea) e dolori agli occhi;
    • Dolori dovuti a traumi sportivi o accidentali;
    • Mal di denti;
    • Dolori che si verificano dopo il parto e dopo operazioni chirurgiche;
    • Dolori mestruali.

    A cosa devo fare attenzione?

    L’utilizzo sporadico di ibuprofene può ritenersi statisticamente sicuro. Di fatto ha dimostrato scarsi effetti collaterali e quelli di più frequente osservazione sono di natura gastrointestinale, quali:

    • Anoressia;
    • Dispepsia;
    • Nausea;
    • Vomito.

    Un’assunzione cronica e con dosi elevate di ibuprofene, così come per altri farmaci della famiglia dei FANS, potrebbe comportare complicazioni ed essere associato ad un rischio aumentato di mortalità cardiovascolare. Talvolta si possono registrare innalzamenti dei valori delle transaminasi, epatite e ittero. Nonostante ciò, nella maggior parte dei casi, è sufficiente interrompere la somministrazione del trattamento farmacologico per riuscire a risolvere il disturbo. Oltretutto è importante sottolineare che l’ibuprofene non deve essere assunto da soggetti con una storia di asma scatenata dall’assunzione di FANS.

    Detto ciò, non c’è niente da temere: tutti i farmaci hanno effetti indesiderati, ma utilizzandoli consapevolmente e seguendo le indicazioni del proprio medico o farmacista, si potrà avere senz’altro un giovamento maggiore rispetto agli aspetti meno simpatici.

    Per completezza osserviamo anche gli effetti indesiderati rari (possono interessare fino a 1 su 1.000 persone):

    • Danno ai reni (necrosi papillare), aumento del livello di acido urico nel sangue;
    • Disturbi della vista, problemi ai nervi dell’occhio (neuropatia ottica tossica).

    e gli effetti indesiderati molto rari (possono interessare fino a 1 su 10.000 persone):

    • Ipersensibilità (gravi reazioni allergiche);
    • Gonfiore dovuto ad accumulo di liquidi in una parte del corpo (edema), in particolare in pazienti con ipertensione arteriosa o insufficienza renale;
    • Sindrome nefrotica, nefrite interstiziale che possono essere accompagnati da insufficienza renale acuta;
    • Infiammazione del pancreas (pancreatite);
    • Infiammazione dell’esofago (esofagite);
    • Formazione di restringimenti intestinali;
    • Riduzione del numero delle cellule del sangue (pancitopenia).

    L’ibuprofene è sicuro per i bambini?

    L’ibuprofene per i bambini viene prescritto nel trattamento del dolore acuto, della febbre e per l’artrite idiopatica giovanile.

    Inoltre, in età pediatrica, l’ibuprofene è utilizzato nel controllo del dolore derivante da leggeri traumi muscolo-scheletrici, da infiammazione dei tessuti molli e delle articolazioni, ma può essere utile anche nel dolore post-operatorio. 

    Per quanto riguarda le caratteristiche metaboliche dell’ibuprofene nei bambini, risultano simili a quelle negli adulti e la relazione tra dose ed effetto è lineare nell’intervallo quantitativo di utilizzo di 5-10 mg / kg. Studi clinici sull’ibuprofene hanno mostrato che la dose maggiormente efficace è di 7,5-10 mg/ kg.

    La massima riduzione della temperatura corporea, in caso di febbre, si verifica 3-4 ore dopo la somministrazione. Negli studi clinici comparativi, l’ibuprofene ha dimostrato di essere efficace quanto e più del paracetamolo come analgesico e antipiretico, oltre ad avere una durata d’azione più lunga. Risulta anche efficace al pari dell’aspirina.

    Tutti i trattamenti hanno dato una risposta fisica positiva. Non sono state rilevate anomalie cliniche o di laboratorio significative. In conclusione si può affermare che l’ibuprofene può essere un antipiretico sicuro ed efficace nei bambini.

    Ibuprofene e tè verde

    Un interessante esperimento ha valutato l’effetto del tè verde sulla necrosi tubulare prossimale indotta dall’ibuprofene nei reni del ratto adulto.

    Per l’esperimento, sono stati selezionati 30 esemplari e divisi in tre gruppi. Ogni gruppo era composto da 10 animali.

    Il gruppo A è servito da controllo, non ricevendo quindi alcuna somministrazione. Al gruppo B, invece, sono stati somministrati ibuprofene 120 mg/ kg al giorno. Il gruppo C ha ricevuto tè verde 1 ml ogni 100 mg di peso corporeo al giorno oltre all’ibuprofene 120 mg/ kg.

    La dose è stata somministrata una volta al giorno per un periodo di 8 settimane. 

    Risultati: nessuna necrosi tubulare prossimale è stata osservata nel gruppo di controllo A. Nel gruppo B, è stata osservata necrosi media in un campione (livello II), necrosi grave in sei campioni (livello III) e una necrosi estremamente grave in tre campioni (livello IV). In sette campioni del gruppo C, nessuna necrosi (livello 0) mentre tre hanno mostrato necrosi lieve (livello I).

    In conclusione, la somministrazione di tè verde ha impedito significativamente la necrosi nei tubuli prossimali renali indotta da ibuprofene. Al momento, non sono ancora dimostrabili effetti analoghi sull’essere umano, ma la ricerca fa ben sperare.

    Sovradosaggio, cosa fare e a cosa fare attenzione

    I farmaci sono dei potenti alleati, ma proprio a causa della loro natura efficace vanno presi con attenzione e consapevolezza.

    Nel caso se ne ingerisca troppi per sbaglio o ci si accorga dell’assunzione da parte di un bambino è necessario contattare sempre un medico o l’ospedale più vicino, allo scopo di ricevere un parere sul rischio e consigli in merito alle azioni da intraprendere. I sintomi possono comprendere:

    • Nausea;
    • Mal di stomaco;
    • Vomito (con eventuale presenza di tracce di sangue);
    • Mal di testa;
    • Ronzio nelle orecchie;
    • Confusione e movimenti incontrollati degli occhi (nistagmo).

    A dosaggi elevati, sono stati segnalati:

    • Sonnolenza;
    • Dolore al petto;
    • Palpitazioni;
    • Perdita di coscienza;
    • Convulsioni (soprattutto nei bambini);
    • Debolezza e vertigini;
    • Sangue nelle urine;
    • Sensazione di freddo al corpo e problemi respiratori.

    In maniera più rara, tra i sintomi si può presentare:

    • Aumento degli acidi nel sangue (acidosi metabolica);
    • Abbassamento della temperatura del corpo (ipotermia);
    • Effetti a carico del rene;
    • Sanguinamento dello stomaco e dell’intestino;
    • Profonda perdita di coscienza (coma);
    • Interruzione momentanea del respiro (apnea);
    • Diarrea;
    • Riduzione dell’attività del sistema nervoso (depressione del Sistema Nervoso Centrale) e dell’attività respiratoria (depressione del sistema respiratorio).

    Inoltre, si può manifestare anche:

    • Disorientamento;
    • Stato di eccitazione;
    • Svenimento;
    • Abbassamento della pressione del sangue (ipotensione);
    • Diminuzione o aumento dei battiti del cuore (bradicardia o tachicardia).
    • Gravi danni a carico dei reni e del fegato (se assunte dosi significativamente elevate di ibuprofene).

    I sintomi di un sovradosaggio possono manifestarsi entro 4 – 6 ore dall’assunzione di ibuprofene.

    Conclusioni

    Le applicazioni e i risvolti che possono offrire principi attivi come l’ibuprofene sono innumerevoli, tuttavia è una pessima idea quella di attuare medicazioni “fai da te”; al contrario, è buona norma fare del proprio medico o farmacista un punto di riferimento indispensabile, per muoversi e districarsi tra dubbi e incertezze. Con un simile approccio, coscienzioso e consapevole, ci si può ritenere al riparo dalla maggior parte degli inconvenienti, al fine di poter sfruttare al massimo ogni farmaco, ma senza rinunciare alla sicurezza.

    Fonti

    AIFA 25/12/2018 

    Tours University Hospital, Francia, 01 aprile 2003 , (135): 9-12 PMID: 12723740

    Kanabar, DJ Inflammopharmacol (2017) 25: 1. 

    Ped. Med. Chir. (Med. Surg. Ped.), 2013, 35: 205-211

    Gul, A., Qamar, . K. & Asad, . A. (2019) Effect of green tea on ibuprofen-induced proximal tubular necrosis in kidney of adult rat.

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