Facciamo subito una premessa: il termine “emorroidi” viene usato comunemente per definire ciò che sarebbe la malattia emorroidaria. Infatti, il plesso emorroidario lo abbiamo tutti: si tratta di cuscinetti, situati nella parte terminale del retto e riccamente vascolarizzati, che gonfiandosi aiutano i muscoli sfinterici al mantenimento della continenza.
Ma in che modo i farmaci in commercio aiutano a prendercene cura?
La patologia in sintesi
La malattia emorroidaria è la patologia ano-rettale più frequente, tanto che si stima colpisca almeno una volta nella vita circa il 90% della popolazione.
L’eziologia è molto varia: può derivare da stipsi cronica, sforzo eccessivo, prolungata posizione eretta, sedentarietà, gravidanza. Non contando che fattori familiari genetici comportano una predisposizione.
In base al prolasso caratteristico, la patologia è suddivisa in quattro stadi, a gravità crescente. Per tutti gli stadi, la raccomandazione è modificare dieta e stile di vita: fare attività fisica, dieta ricca di fibre, alta idratazione e anche ricorrere a lassativi, per ammorbidire le feci. La terapia farmacologica, detta anche conservativa, può essere indicata fino al secondo stadio, per poi lasciare posto agli interventi chirurgici.
I sintomi, oltre al prolasso, variano in base alla gravità della situazione e possono essere:
- perdite di sangue (con o senza defecazione);
- prurito;
- dolore;
- sensazione di pesantezza locale;
- malessere.
Nei casi più gravi, si può giungere a trombosi emorroidaria, dove i vasi prolassati restano bloccati all’esterno dell’apertura anale diventando rigonfi, necrotici e dolenti.
Quali farmaci ci sono?
Anche qua è doveroso fare una precisazione: la terapia farmacologica non è risolutiva, bensì mira ad alleviare i sintomi, specialmente in fase acuta. Ci sono preparazioni per uso orale ma soprattutto topico e rettale, in base al meccanismo di azione ed effetto desiderato. Passandole in rassegna, si individuano più principi attivi in combinazione, ma si possono suddividere in categorie.
Anestetici locali
- Benzocaina;
- Lidocaina;
- Tetracaina;
- Ketocaina.
La loro funzione può sembrare ovvia, ma è alleviare la sensazione dolorosa in loco, poiché spesso è proprio questa che rende difficoltose le attività, anche motorie.
Antinfiammatori steroidei
- Idrocortisone;
- Fluocinolone;
- Fluocortolone;
- Desametasone.
Chiamati anche cortisonici, sono strutturalmente analoghi ai corticosteroidi endogeni. Possono essere di aiuto contro il prurito, il rossore e il rigonfiamento, anche se lo sono meno nel caso di sanguinamento (possono infatti peggiorarlo).
Flavonoidi
- Frazione flavonoica purificata micronizzata;
- Diosmina;
- Troxerutina.
Hanno, oltre all’azione antinfiammatoria, capacità di aumentare il tono vascolare, ridurre la capacità venosa e la permeabilità capillare, facilitare il drenaggio linfatico.
Altri
Ci sono anche ulteriori principi attivi che è più sensato menzionare singolarmente:
- Escina: saponina derivante dall’ippocastano, con azione vasoprotettrice;
- Eparina: anticoagulante;
- Nifedipina e nitrati: azione vasodilatatrice;
- Fenilefrina: vasocostrittore.
Si può notare come, in virtù dell’elevata vascolarizzazione dei plessi emorroidari, si miri a rafforzare i vasi sanguigni, giocando anche sul loro diametro in modo da ridurre il gonfiore o favorire il deflusso del sangue accumulato.
Molto spesso si applicano anche antibiotici o disinfettanti, perché vi possono essere ascessi e ragadi dovuti alle complicazioni, oppure scarso igiene per incuria o difficoltà del paziente.
Estratti naturali, come quelli di Aloe, Amamelide e Boswellia, hanno principalmente compito di lenire gli arrossamenti e svolgere azione emolliente e protettiva.
A ognuno il suo trattamento
Per tutto quello detto sinora, i dibattiti sulla reale efficacia dei trattamenti farmacologici sono in continuo svolgimento, con pareri e trials molto diversificati. Per contenere la sintomatologia se ne può fare sicuro affidamento, ma una visita specialistica è mandatoria: per scegliere la via di intervento più adeguata serve stabilire la gravità della condizione e fare una corretta diagnosi; si cerca di evitare o peggiorare la trombizzazione dei vasi, e inoltre di scongiurare altre patologie e complicazioni annesse, come noduli o cancro (dell’ano o del retto).
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