Che cos’è lo sharenting e quali sono i rischi

Condividere video dei figli può avere effetti devastanti sulla vita dei minori

Sommario
    Tempo di lettura Tempo di lettura terminato
    0
    Time

    L’intelligenza artificiale può fare grandi cose: si sono visti i suoi sviluppi nell’ambito medico e ingegneristico, nell’ambito della consulenza psicologica… Se usata nel modo corretto, può fare la differenza. Soprattutto quando si tratta di campagne di informazione.

    L’associazione Deutsche Telekom ha avviato la campagna “ShareWithCare” sul fenomeno dello sharenting, ovvero una pratica di condivisione in rete da parte dei genitori di contenuti foto o video sui propri figli. Il video, di circa 2 minuti, presenta un finto spot pubblicitario realizzato da un’intelligenza artificiale che ha ricostruito il volto di una bambina di nome Ella da adulta, facendole esporre un messaggio rivolto ai suoi genitori che condividono foto e video suoi online. Il video è di forte impatto, soprattutto perché va a toccare tematiche molto vicine alle paure di un genitore: identità dei propri figli rubata, estorsione finanziaria e pedopornografia.

    La campagna di informazione è andata colpire direttamente una pratica di condivisione social che riguarda tantissimi genitori, che inconsapevolmente rendono disponibili informazioni sui propri figli. Ma che cos’è lo sharenting nello specifico? E quali sono i suoi rischi maggiori?

    Che cos’è lo sharenting?

    “Cosa c’è di male a condividere la foto di mio figlio? Voglio solo far vedere al mondo quanto è bello”.

    Si tratta di un pensiero molto comune nella mente di tanti genitori: “cosa c’è di male, questa foto la vedranno soltanto i miei amici”, “voglio solo condividere un bel ricordo della mia famiglia”: è a partire da questo che si scatena il fenomeno dello sharenting, ovvero, per l’appunto, la pratica di condivisione online costante da parte dei genitori di contenuti visuali dei loro figli (foto, video o persino ecografie). La motivazione dietro questa pratica all’apparenza innocua è semplice: voler condividere la gioia e la bellezza del proprio figlio. Nessun genitore assennato vorrebbe mai condividere questi contenuti se sapesse che potrebbe fare del male al proprio bambino in futuro. Infatti, il punto pericoloso dello sharenting è proprio questo: l’inconsapevolezza sulla pericolosità della condivisione di dati personali sul web.

    Questo lo mostra molto bene “Ella adulta”, la protagonista della campagna pubblicitaria di Deutsche Telekom, che parla ai propri genitori attraverso una propria versione digitale cresciuta ed espone loro i rischi dello sharenting. Il video ha fatto il giro del mondo e ha iniziato a sollevare un problema di cui si era già sentito parlare in precedenza attraverso dei casi più o meno noti in Italia e nel mondo.

    Si conosce molto bene il caso di Leone, il figlio di Chiara Ferragni e di Fedez, un bambino di cui il web conosce tutta quanta la vita (dalle prime ecografie fino a oggi) grazie ai contenuti condivisi da parte dei genitori. Così come si è venuti a sapere della vicenda di Apple Martin, figlia di Gwyneth Paltrow e del cantante dei Coldplay, Chris Martin. La ragazza, infatti, ha criticato pubblicamente la madre per aver postato su Instagram un’immagine che le ritraevano insieme senza il suo permesso. Si tratta di notizie che riportano a galla il tema della privacy dei minori.

    Cosa dice il Garante della Protezione dei Dati Personali sullo sharenting?

    Il Garante per la Protezione dei Dati Personali si è esposto per tutelare questa pratica di condivisione e proteggere i minori da ciò che il web potrebbe fare con la loro immagine. Postare foto e video della vita dei minori, accompagnati da informazioni come il nome, l’età o il luogo, contribuisce a definire l’immagine e la reputazione online. Ciò che viene pubblicato online o condiviso nelle chat di messaggistica rischia di sfuggire al controllo, soprattutto quando si parla di minori. Qualunque cosa che gira online può essere riutilizzata da chiunque per scopi impropri o per attività illecite con il solo scopo di danneggiare i bambini o i genitori. Ma non solo: una foto può contenere dati essenziali come la geolocalizzazione.

    I rischi dello sharenting

    Con il fenomeno dello sharenting i bambini in futuro potrebbero non essere contenti di ritrovare le proprie foto a disposizione di tutti, o non essere d’accordo con l’immagine di loro che è stata costruita dai genitori. Condividere un’innocua foto o un video può fare molti danni in futuro. Può influenzare la personalità del figlio o impedirgli di vivere una vita normale, ma può anche portare a degli effetti ancora più gravi.

    Lo sharenting promuove il furto d’identità

    Ogni persona, compresi i bambini, ha il diritto di prendere decisioni sulla propria identità digitale. Ma secondo alcuni studi proposti dal The New Yorker, è stato dimostrato che all’età di cinque anni un bambino medio ha 1500 foto di sé online, caricate senza il suo consenso dai genitori. È previsto che entro il 2030 due terzi dei casi di furto d’identità saranno dovuti alla condivisione di foto e video. Esponendo in modo ingenuo le immagini dei bambini online, i genitori rischiano di esporli involontariamente all’hacking, al riconoscimento facciale e ad altre minacce alla privacy e alla sicurezza.

    Lo sharenting promuove il cyberbullismo

    Quanti meme di bambini abbiamo visto a giro su Internet? O su TikTok video di bambini che cadono, piangono, giocano o fanno espressioni molto buffe? Ci strappano una risata e probabilmente è quello l’intento anche dei genitori: non pensano certo che questi contenuti espongono i propri figli. Questi contenuti vengono repostati continuamente, rendendo così riconoscibili i volti dei bambini ed esponendoli alla derisione del web. Gli effetti psicologici del cyberbullismo hanno un impatto devastante sulla vita dei minori, portandoli a chiudersi in loro stessi o addirittura a conseguenze più gravi.

    Lo sharenting promuove la pedopornografia

    Si tratta di un tasto molto dolente, ma purtroppo veritiero: la condivisione di foto e video sul web, attraverso social e applicazioni di messaggistica, promuove atti di pornografia infantile. Questi contenuti vengono filtrati su canali appositi, modificati e resi disponibili a un pubblico ampio, che li può scaricare e condividere a loro volta senza fermarsi. L’impatto psicologico e legale è devastante sulla vita di minori, che potrebbero rischiare in futuro di ritrovare delle proprie foto pornografiche a giro per Internet.

    Cosa fare per evitare lo sharenting

    Così come viene praticato il parental control, perché non fare più attenzione anche ai dati personali? Tutti sono coinvolti su Internet e non è giusto impedire a chiunque di postare dei propri contenuti, purché venga fatto in modo sicuro e a difesa dell’identità digitale dei minori. È importante promuovere l’informazione e la buona abitudine a stare su Internet, soprattutto per quanto riguarda le famiglie. Ciò include la gestione di foto, informazioni e dati sui social media. Per aiutare i genitori a proteggere la privacy dei propri figli e a ridurre al minimo i rischi digitali, il Garante della Privacy propone le seguenti soluzioni:

    • rendere irriconoscibile il viso del minore utilizzando programmi di grafica per “pixellare” i volti o coprendoli con un’emoticon;
    • rendere visibili le immagini dei propri figli minori sui social network solo alle persone che si conoscono o che sono affidabili e non condividono senza consenso questi contenuti;
    • evitare la creazione di un account social dedicato al minore;
    • leggere con attenzione le informative sulla privacy dei social network su cui vengono caricati i contenuti.

    Fonti

    Lascia il tuo commento

    Non verrà mostrata nei commenti
    A Good Magazine - Newsletter
    è il contenuto che ti fa bene! Resta aggiornato sulle malattie digitali

    Ho letto e accetto le condizioni di privacy