Grandi e piccoli sperimentano da sempre, più o meno frequentemente, il singhiozzo. E se da adulti questo evento è vissuto come piuttosto fastidioso, bisogna considerare che non sempre è così per i neonati.
In generale, benché sul singhiozzo non sia stata fatta ancora completa chiarezza, possiamo notare che segue alcuni particolari comportamenti, spesso accomunati da un’ingestione eccessiva di aria, come dopo le poppate nel caso dei neonati. Sarebbe infatti un meccanismo piuttosto complesso che, attraverso una contrazione involontaria del diaframma, elimina l’aria in eccesso nello stomaco. Per quanto la sua utilità fisiologica non sia ancora del tutto chiarita, è certo che è un riflesso del tutto normale e onnipresente, che si riscontra in tutti i cuccioli dei mammiferi lattanti: non solo nei piccoli umani, quindi, ma anche in altri animali.
Il singhiozzo: un fenomeno che ci accompagna da prima della nascita
Il singhiozzo è un fenomeno a tal punto normale che si sviluppa ben prima della nascita, all’incirca fra il secondo e terzo trimestre della gravidanza, con un accentuarsi della frequenza negli ultimi tre mesi. La gestante si accorge del singhiozzo del feto percependolo come una serie di calcetti ritmici e più leggeri di quelli dovuti ai movimenti. Quando il bambino è ancora nella pancia, il singhiozzo è un segnale da interpretare in modo positivo, come una conferma che il feto sta iniziando a diventare autonomo. Si origina infatti perché l’apparato respiratorio del piccolo sta ultimando il suo sviluppo e lo sta facendo bene: diventando sempre più autonomo dal corpo della madre, il feto inizia a respirare da solo e così facendo può capitare che inspiri il liquido amniotico. Alla fine dell’Ottocento si ipotizzò che la funzione del singhiozzo fetale fosse proprio quella di rafforzare il sistema respiratorio del piccolo in previsione della nascita; questa ipotesi è stata poi riproposta dagli studi di Kahrilas e Shi alla fine del secolo scorso.
Le cause del singhiozzo nei neonati
Come abbiamo già ricordato, il singhiozzo si origina da una contrazione involontaria del diaframma, dovuta ai più svariati motivi, fra cui i più comuni sono:
- esagerare con il cibo
- mangiare con troppa voracità, ingerendo così troppa aria
- vivere situazioni in cui si è troppo agitati o eccitati
Secondo alcuni studiosi potrebbe essere un meccanismo utile per spostare boli e residui di cibo dall’esofago. La problematicità di questa ipotesi è che la dinamica del singhiozzo (cioè la contrazione involontaria del diaframma) allontanerebbe i boli di cibo dallo stomaco respingendoli in alto e non sarebbe perciò funzionale ad aiutarne la digestione. Un’ulteriore ipotesi è quella filogenetica, proposta da Straus e altri studiosi, ovvero che sia un residuo dell’evoluzione da anfibi a mammiferi.
Nel caso specifico dei neonati il singhiozzo spesso viene dopo la poppata, a causa dell’ingestione troppo veloce del latte, accompagnata da troppa aria; o ancora dopo il pianto (sempre per l’ingestione di troppa aria). In altri casi, come durante il sonno o prima della poppata, la causa potrebbe essere uno sbalzo termico.
Per quanto sia fondamentale ricordare che il singhiozzo è qualcosa di normale, vale la anche la pena aggiungere i casi in cui è invece causato da patologie più importanti. Di solito è un singhiozzo che dura ben più a lungo del normale, almeno 48 ore, e in questi casi è senz’altro necessario consultare il proprio pediatra. Vista anche la durata più consistente, spesso si associa ad altri disturbi, come apnee, letargia e convulsioni, possibili sintomi di lesioni del sistema nervoso centrale, malattie metaboliche o irritazioni del nervo frenico.
Come far passare il singhiozzo ai neonati?
Nella maggior parte dei casi non è necessario fare niente per far passare il singhiozzo ai neonati, perché è un fenomeno del tutto naturale e probabilmente anche meno fastidioso di quello che possiamo pensare noi adulti. Così come si è manifestato, scomparirà da solo nel giro di poco.
Se però vogliamo provare a farlo passare, esistono dei piccoli accorgimenti da prendere. Se insorge durante la poppata è il caso di fare una pausa, mentre se viene dopo si può tenere il bambino in posizione semiseduta o appoggiato alla spalla per aiutarlo a fare il ruttino. Così facendo si stimola l’espulsione dei gas intestinali, fra i possibili responsabili della contrazione del diaframma. Altro rimedio è quello di dare al bambino il ciuccio, in quanto distenderebbe il diaframma favorendo la scomparsa del singhiozzo.
È ovviamente sconsigliato e non praticabile sui neonati, perché pericoloso, l’antico rimedio fatto risalire a Ippocrate di trattenere l’aria per 10-15 secondi.
Sono invece un po’ controversi i rimedi più “naturali”. Fra questi gli infusi, come la camomilla, lenitiva, o anice, malva e finocchio, che hanno una funzione digestiva e di regolarizzazione della motilità gastro-intestinale; sconsigliati sono anche i “metodi della nonna”, come somministrare qualche goccia di limone o il banale far paura. Per quanto non siano di fatto dannosi, non è nemmeno necessario utilizzarli per far passare il singhiozzo ai neonati, visto che è una manifestazione assolutamente benigna se occorre di tanto in tanto.
Come evitare il singhiozzo nei neonati
Per far sì che ai neonati il singhiozzo proprio non venga, prevenendolo, le strategie sono strettamente collegate alle cause, sulle quali si andrà ad agire:
- evitare che il bambino arrivi troppo affamato alla poppata: piangerà e ingerirà troppa aria o si nutrirà troppo voracemente
- far sì che il neonato si attacchi bene al seno o usare una tettarella specifica
- mantenere la temperatura della stanza costante, se si sospetta che il singhiozzo sia causato da un cambio repentino di temperatura
Vale la pena concludere dicendo che, per quanto un genitore possa empatizzare con il fastidio provato dal suo bambino mentre singhiozza, e per quanto questo lo spinga a cercare una soluzione o a evitare il suo insorgere, nella maggior parte dei casi è un fenomeno normale che scompare da solo in poco tempo. Quindi non c’è bisogno di angosciarsi troppo, restando però sempre vigili e rivolgendosi al pediatra in quei casi in cui la durata e la frequenza del singhiozzo potrebbero essere preoccupanti.
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