Hic! Hic! Hic! Come faccio a farmelo passare?
Il singhiozzo è uno di misteri della vita che non ci spieghiamo nemmeno una volta raggiunta una certa età. Eppure, ci sarà un motivo fisiologico per cui in certi momenti iniziamo a singhiozzare e smettiamo soltanto dopo un po’? Quello che possiamo fare è risalire alle origini del problema per investigare cosa si cela dietro a questo spasmo involontario.
Cos’è il singhiozzo?
Con prevalente incidenza maschile, il singhiozzo si origina da una serie improvvisa di spasmi involontari del diaframma, seguita da una serie di rapide e sonore chiusure della glottide (hic, hic, hic!). Come forse (non) sappiamo, il diaframma è il muscolo che permette il corretto svolgimento della respirazione, contraendosi durante l’inspirazione ed distendendosi durante l’espirazione. La glottide, invece, è la valvola posta tra le corde vocali che divide l’apparato respiratorio da quello digerente e che si chiude tutte le volte che deve mettere in pausa il flusso d’aria proveniente dai polmoni per impedire il passaggio del cibo nella trachea e nei bronchi.
Le cause del singhiozzo
Prima di arrivare al dunque e capire il processo fisiologico che mette in moto il singhiozzo, è necessario soffermarci sulle sue cause scatenanti. Sono molto varie, ma si possono così riassumere:
- Momenti stress, emozione intensa, disagio che ci portano a introdurre aria in eccesso
- Ingestione di cibo troppo caldo e irritante e/o abuso di alcool, con conseguente infiammazione della mucosa dello stomaco e del diaframma
- Sbalzi di temperatura repentini
- Meteorismo (o gonfiore addominale)
- Iperventilazione, che provoca un abbassamento dei livelli di anidride carbonica nel sangue
Come si scatena il singhiozzo?
Adesso conosciamo le possibili cause del singhiozzo, ma qual è, nel dettaglio, il suo meccanismo fisiologico? Il nervo frenico, responsabile delle contrazioni del diaframma, ne è il protagonista. Quello che succede quando singhiozziamo, nel concreto, può essere schematizzato in questo modo:
- Irritazione della parte del nervo frenico che si trova nel diaframma
- Coinvolgimento dell’ipotalamo, posto tra i due emisferi del cervello, e dei centri del controllo della respirazione, anch’essi parte del sistema nervoso centrale
- Contrazioni ripetute e involontarie di uno o di entrambi gli emidiaframmi e dei muscoli inspiratori intercostali
- Inizio di un atto inspiratorio che viene bruscamente arrestato entro 35 msec per la chiusura improvvisa della glottide
- Arresto del flusso aereo
- Produzione ritmica dell’inconfondibile suono ‘hic’ e di un leggero fastidio nel petto
Può essere curioso notare che, generalmente, si singhiozza sempre in compagnia. Quando il concertino inizia, ci si trova spesso in contesti sociali, tra chiacchiere, risate, sorsi e bocconi. Sono queste, infatti, le situazioni che interferiscono maggiormente con l’ingresso di anidride carbonica nell’organismo.
Come farsi passare il singhiozzo
Gli episodi di singhiozzo brevi sono molto comuni, tanto che ognuno di noi sicuramente ha il suo trucco preferito per smettere di singhiozzare. Magari in alcuni universi paralleli esisteranno altri rimedi per placare il singhiozzo a cui non abbiamo mai ricorso, ma, al momento, quelli più conosciuti a livello internazionale sono mirati a stimolare il nervo vago o ad aumentare i livelli di anidride carbonica:
- Fare un bel respiro e trattenerlo per 10-25 secondi per facilitare il rilassamento del diaframma
- Respirare profondamente in un sacchetto di carta per aumentare l’afflusso di anidride carbonica nei polmoni
- Ingerire un cucchiaino di limone, zucchero, pane secco, frammenti di ghiaccio o aceto
- Bere acqua velocemente, possibilmente tappandosi il naso
- Bere una bevanda gassata per favorire la digestione
- Tirare delicatamente la lingua con la punta delle dita
- Stropicciare le palpebre senza fare troppa pressione
Questi metodi, spesso molto efficaci nell’arrestare il singhiozzo temporaneo, in genere non riescono a risolvere il singhiozzo persistente, ma data la loro innocuità, possono essere sfruttati prima di ricorrere a farmaci.
Singhiozzo persistente: quando rivolgersi al medico
Se il singhiozzo si protrae per più di un giorno si parla di singhiozzo persistente o protratto ed è necessario rivolgersi al medico per avviare una serie di accertamenti che verifichino la presenza di alcune malattie. I singhiozzi irrisolti nel giro di 24 ore possono essere molto problematici e produrre una serie effetti aggravanti come disidratazione, stanchezza, perdita di peso, infezioni e deiscenze postoperatorie della ferite.
Malattie che provocano il singhiozzo
Fra le patologie più note per la capacità di innescare forme di singhiozzo patologico ci sono la gastrite, il reflusso gastro-esofageo e la pericardite. Tuttavia, per generalizzare, a monte dei singhiozzi persistenti ci sono malattie a carico dei polmoni, del sistema nervoso centrale (malattie infiammatorie, proliferative e angiogeniche) e del sistema nervoso periferico, in particolare del nervo frenico e del nervo vago (enterite, pancreatite, meningite, patologie gastrointestinali). In questi casi, molto spesso la via da percorrere è quella farmacologica, supportata da medicinali anti-spasmo per incoraggiare il rilassamento del diaframma.
In altre circostanze ancora, le cause scatenanti di questi episodi prolungati di singhiozzo sono, invece, lesioni e interventi chirurgici al torace e malattie cardiache come l’infarto al miocardio. Infine, da non dimenticare tra i responsabili del singhiozzo intrattabile menzioniamo alcuni tipi di farmaci come desametasone, neurolettici, sulfamidici, diazepam, metildopa e barbiturici.
N.B. La scelta di un farmaco per la cura del singhiozzo persistente da parte del medico sarà tendenzialmente empirica perché purtroppo non è possibile prevedere la risposta del paziente: a volte, il farmaco funzionante viene individuato dopo vari tentativi con altri farmaci risultati inefficaci. Se il trattamento prescelto risulta efficace, invece, ma il singhiozzo ricompare ugualmente, il medico potrebbe suggerire di rivedere la posologia e, solo in seguito, tentare un’altra strada con un altro medicinale.
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