Paura del cibo o cibofobia

Poco conosciuta e spesso confusa con altri disturbi, la cibofobia è la paura del cibo e spesso è causata da un trauma. Vediamo di cosa si tratta

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    Cibofobia, citofobia e sitofobia sono termini che indicano lo stesso disturbo psicologico, ovvero una paura irrazionale del cibo. Se avere delle fissazioni riguardo agli alimenti è comune e normale, in questo caso si tratta di un evitamento, assoluto o quasi, che ha conseguenze nelle relazioni sociali e per la salute, come carenze nutrizionali e malnutrizione. Escluse le cause organiche (come alcune patologie) e disturbi del comportamento alimentare (come l’anoressia), la paura del cibo può essere superata grazie a specialisti in nutrizione e attraverso una terapia cognitivo-comportamentale.

    Cos’è la cibofobia

    Cibofobia è uno dei termini impiegati per indicare la paura del cibo, un disturbo psicologico che causa disagio nei soggetti che ne soffrono e che può avere serie ripercussioni sulla salute.

    Sintomi che presentano le persone che soffrono di cibofobia, oltre al rifiuto di mangiare, sono:

    • perdita di peso
    • problemi nelle attività sociali
    • carenze nutrizionali
    • nei bambini, rallentamento della crescita

    Quella verso il cibo è una paura irrazionale e che quindi non può essere gestita da chi la prova. Le persone cibofobiche tendono quindi a rifiutare il cibo, con conseguente perdita di peso ed evitamento di tutte quelle occasioni, anche sociali, che implicano mangiare insieme.

    Molto spesso la cibofobia deriva da un trauma legato al cibo stesso, come:

    • intossicazione
    • reazione allergica
    • incidenti, come un boccone che va di traverso rischiando di soffocarci

    Altre cause del disturbo evitante-restrittivo dell’assunzione del cibo (altro nome della cibofobia) possono derivare da fattori genetici, come disturbi dello sviluppo, o da fattori psicologici, come la depressione.

    Se inizialmente la reazione di paura verso un cibo che ha causato una reazione avversa è funzionale e protettiva nei nostri confronti, se perdura e si estende all’alimentazione in generale può diventare problematica, sia perché induce uno stato di ansia, sia perché si possono verificare delle carenze, fino alla denutrizione e in alcuni casi è necessario ricorrere alla sonda esofagea per nutrire chi soffre di questa fobia.

    Secondo i dati del 2020 l’età media di insorgenza della cibofobia è 12,9 anni: interessa quindi molto spesso i bambini e in questo caso una delle conseguenze di una dieta povera (perché molti cibi vengono esclusi o il bambino addirittura si rifiuta di mangiare) è anche un rallentamento nella crescita.

    Anche in questo caso si tratta di un disturbo vero e proprio, molto diverso dalla selettività che alcuni bambini hanno e che di solito tende a risolversi negli anni; in più, appunto, per un organismo in crescita come quello dei più piccoli, è fondamentale che non manchino mai tutti i nutrienti e per questo le conseguenze della cibofobia possono essere anche più gravi.

    La paura del cibo è tipica inoltre di psicosi schizofreniche e depressioni gravi, per la paura di essere avvelenati o di entrare in contatto con germi attraverso il cibo. Infine, nelle persone con demenza senile il rifiuto del cibo può essere legato alla paura di doverlo poi pagare.

    La cibofobia, però, è diversa dai disturbi del comportamento alimentare, anche dall’anoressia con la quale spesso viene confusa. In cosa differiscono queste patologie?

    Cibofobia e disturbi del comportamento alimentare

    I disturbi del comportamento alimentare più diffusi, come anoressia e bulimia, si distinguono dalla cibofobia perché implicano un controllo della propria immagine corporea e una percezione distorta di questa.

    L’anoressia fra gli adolescenti è molto diffusa e questo può portare a confonderla con la cibofobia, che però si “limita” alla paura del cibo perché ripugnante o ritenuto pericoloso e che, come abbiamo visto, può insorgere anche durante l’infanzia.

    La cibofobia e i DCA (disturbi del comportamento alimentare) non vanno confusi con l’essere schizzinosi, tipico di molti bambini e non solo; quando il rapporto col il cibo è problematico a livello patologico, interferisce con lo svolgersi della vita di tutti i giorni e ha ricadute sulla salute. Nel caso della cibofobia siamo di fronte a una paura irrazionale, spesso di origine traumatica, che può essere temporanea ma che tende a patologizzarsi se non si interviene.

    Come superare la paura del cibo

    La paura del cibo si presenta come rifiuto di mangiare e la diagnosi è legata sia ai sintomi (come perdita di peso), sia all’esclusione di altre patologie, come:

    Spesso sono proprio anoressia e citofobia ad essere confuse, come abbiamo visto, ma nella prima il rifiuto del cibo è dovuto piuttosto a una percezione distorta della propria immagine corporea e a un atteggiamento controllante anche in altri ambiti della vita.

    Cibofobia e disturbi del comportamento alimentare sono patologie serie, che possono avere ripercussioni gravi sullo stato di salute fisica e mentale del paziente. Per questo il trattamento dovrebbe essere tempestivo e prevedere un team multidisciplinare di specialisti.

    La strategia, oltre all’integrazione dei nutrienti carenti, è quella della desensibilizzazione, ovvero, attraverso un percorso di terapia cognitivo-comportamentale, viene insegnato come gestire la paura di fronte al cibo, disattivando gradualmente la percezione di questo come di un pericolo.

    Se negli ultimi anni si è iniziato a parlare più spesso di disturbi del comportamento alimentare, è perché il fenomeno si sta diffondendo sempre di più, e gli anni di pandemia non hanno fatto altro che contribuire a questo quadro.

    È importante infine ribadire quanto sia necessario un trattamento specialistico: non è un disturbo che scompare da solo, anzi, porta a un progressivo isolamento e deperimento.

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