Il ciclo maschile esiste davvero?

«Hai le tue cose?» è sicuramente una delle domande più irritanti che ogni donna si trova prima o poi a ricevere. Ma possiamo rivolgerla anche agli uomini?

uomini con il ciclo

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    Ciclo mestruale e sindrome premestruale sono due argomenti spesso tabù, usati anche con una certa malignità per rinfacciare, nella maggior parte dei casi alle donne, un atteggiamento più irascibile del solito. Negli ultimi anni il concetto di “ciclo” è stato letto in senso sempre più ampio e inclusivo, ed è una lettura soprattutto culturale. Se però consideriamo i due estremi dello spettro dell’identità di genere, quello maschile e quello femminile, ci possiamo chiedere se esistono rispettivamente un ciclo maschile e uno femminile? Partiamo dal fatto che capita abbastanza spesso di rilevare, anche in coloro che sono assegnati maschi alla nascita, fluttuazioni dell’umore, spossatezza e un nervosismo più accentuato. Quindi anche gli uomini hanno il ciclo?

    Esiste veramente un ciclo maschile?

    Quello che viene comunemente e culturalmente definito “ciclo” si riferisce alle variazioni ormonali che interessano le donne e che sono strettamente collegate alla fertilità; spesso pecchiamo di esattezza lessicale quando diciamo che qualcuno “ha il ciclo”, essendo le mestruazioni solo una fase di un ciclo ormonale più ampio, con cadenza circa ogni quattro settimane. È chiaro che gli uomini, per ragioni biologiche, non possono avere lo stesso ciclo ormonale femminile, caratterizzato nella sua fase più evidente da perdite di sangue.
    È vero, però, che alcuni dei sintomi comuni nella fase premestruale e durante le mestruazioni possono essere accusati anche dagli uomini, e sono tutti causati dagli ormoni.

    Il ciclo ormonale negli uomini

    In senso stretto gli uomini non hanno quindi il ciclo, ma sono interessati da variazioni nei livelli degli ormoni, in particolare del testosterone. Se le donne hanno un ciclo ormonale di 28 giorni, negli uomini si rilevano cambiamenti ormonali più volte nello stesso giorno. In questo senso anche loro sono soggetti a un ciclo che ne influenza metabolismo, umore e attività sessuale, ed è esso stesso influenzato dall’attività fisica e sessuale e da eventuali malattie. Ma anche in corrispondenza di cambi stagionali si registra una variazione nel livello di questo ormone, soprattutto nei paesi interessati da un’alternanza luce/buio piuttosto lunga (come la Danimarca o la Norvegia): qui gli studiosi hanno notato un calo del testosterone in estate e un picco in autunno.
    Vediamo quindi se esiste un vero e proprio ciclo maschile e con che cadenza di tempo si verifica.

    Cos’è il testosterone e a cosa serve?

    Abbiamo intanto capito che se il ciclo maschile esiste, è sicuramente influenzato dal testosterone.
    In generale, il testosterone è un ormone secreto dalle cellule interstiziali dei testicoli nell’uomo e dalle ovaie e dalle ghiandole surrenali nella donna; nell’uomo è presente in quantità maggiori ed è responsabile dello sviluppo degli organi sessuali e dei caratteri sessuali secondari.

    Come già detto, nell’uomo il testosterone presenta variazioni circadiane, cioè nel corso di uno stesso giorno: in particolare è più alto al mattino (da qui la possibilità di svegliarsi con un’erezione) e nel tardo pomeriggio. Questi livelli di testosterone più alti influiscono sulla sessualità con un maggior desiderio, ma si può rilevare un livello più alto dell’ormone in seguito a stimoli esterni, ad esempio una breve sessione di allenamento, mentre un’attività fisica più prolungata ne causa un calo. Questi ultimi casi non sono ovviamente da considerare nell’ipotesi di un ciclo maschile, ma danno la misura di quanto gli ormoni (e questo tutti i tipi di ormone, sia negli uomini che nelle donne) abbiano un impatto nella nostra vita quotidiana.

    “The Irritable Male Syndrome”

    Se quindi esiste una variazione ormonale anche nell’uomo, si può dedurre che gli uomini hanno il ciclo? La risposta non è così semplice, né immediata. Possiamo partire dall’analisi dei sintomi, che sono fra gli altri spossatezza e nervosismo: da qui deriva il nome di questa ipotetica sindrome maschile, coniato da Jed Diamond, autore dell’omonimo libro The Irritable Male Syndrome. Ma ci sono anche studiosi che, a partire dall’inizio degli anni Duemila, hanno proposto ipotesi scientifiche al riguardo (come Peter Celec, endocrinologo dell’Università di Comenius).

    Su base più empirica, qualche anno fa il sito Vouchercloud ha chiesto ai suoi utenti se esistesse questo fantomatico ciclo o preciclo maschile. Su più di 2000 persone intervistate, un quinto degli uomini ha risposto affermativamente. La cosa che può apparire sorprendente è che anche una parte delle donne si è detta d’accordo. Che sia per empatia o perché effettivamente si sono trovate a fronteggiarne in prima persona i sintomi nel proprio partner, la mancanza di dati scientifici a questo punto sarebbe da imputarsi alla scarsità di studi in materia, o almeno così afferma Peter Schlegel, professore del Dipartimento di Urologia alla New York Presbyterian and Weill Cornell Medicine.  

    La parola alla scienza

    I pochi studi in materia hanno dato risultati spesso controversi e frammentati; senz’altro la loro scarsità non aiuta, unita alla necessità di prestare una doverosa attenzione alluguaglianza di genere; per questo spesso vengono coinvolti soggetti di entrambi i sessi. Ci sono però alcuni fattori, come la genetica, responsabili di specifiche reazioni cerebrali e fisiche: sicuramente gli ormoni determinano la maggior parte delle differenze fra individui di sesso maschile e femminile, se ci fermiamo al dato biologico e non consideriamo tutta la sfera di comportamenti culturalmente indotti.

    Uno dei primi e principali studi in tema di ciclo maschile risale al 2002 e prende in esame individui di entrambi i sessi. Peter Celec, insieme ad altri studiosi, aveva come obiettivo quello di descrivere le variazioni nei livelli di testosterone e le eventuali correlazioni con l’abilità visuo-spaziale, cioè la capacità di comprendere e ricordare le relazioni visive e spaziali fra gli oggetti in uno spazio. Ai soggetti coinvolti è stato somministrato un test salivare che rilevava il livello di testosterone. Lo studio ha confermato l’esistenza di una correlazione fra i livelli di questo ormone nel ciclo femminile, con un picco nella fase preovulatoria, e in un ipotetico ciclo maschile.

    Ciclo maschile: realtà o credenza popolare?

    I risultati dello studio citato confermerebbero l’esistenza di un ciclo maschile diverso da quello circadiano; sarebbe una variazione simile a quella femminile, anche se questa sindrome premestruale maschile non è ancora riconosciuta a livello scientifico. È però interessante sottolineare anche come un livello alto o basso di testosterone influisca diversamente negli uomini e nelle donne: se in queste ultime un picco di testosterone coincide con una migliore abilità visuo-spaziale, negli uomini il risultato è stato quello di una dipendenza negativa, di conseguenza un alto livello di testosterone negli uomini non ha le stesse conseguenze sulle donne. Le implicazioni di questo studio in particolare e della possibile esistenza di un ciclo maschile non sono ancora state studiate approfonditamente; quello di cui possiamo essere sicuri è che queste oscillazioni hanno un’influenza sulla vita quotidiana e anche a livello medico-clinico.

    Non sarebbe una credenza popolare, quindi, quella dell’esistenza di un ciclo maschile, ma resta un argomento nebuloso, le cui cause e conseguenze sono per la maggior parte ancora da scoprire. A livello culturale, invece, l’unico punto fermo è la necessità di continuare a lottare per una normalizzazione del ciclo, sia esso maschile o femminile.

    Fonti

    Classlifestyle
    Focus
    FormaeMentis
    GreenMe
    HuffingtonPost
    InformaPress
    TheDaiyBeast
    Today

    Cahill L., Equal not equal the same: sex differences in the human brain, Cerebrum 2014:5.

    Celec P., Ostatnikova D., Putz Z., Kudela M., The circalunar cycle of salivary testosterone and the visual-spatial performance, Bratisl Lek Listy. 2002;103(2):59-69.

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