La sifilide: cos’è e come curarla

È sempre bene proteggersi durante i rapporti sessuali, soprattutto per evitare malattie come la sifilide.

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    È inutile girarci troppo intorno: usare il preservativo durante il sesso è importante. Non solo perché è un ottimo contraccettivo, ma anche perché può evitare una serie di malattie sessualmente trasmissibili che possono rendere la vita abbastanza complicata. Una delle infezioni che spaventa ancora oggi è sicuramente la sifilide. Una malattia complessa e un tabù di cui si parla molto poco. Facciamo un po’ di chiarezza al riguardo.

    Cos’è la sifilide?

    Insieme a malattie come la gonorrea e la clamidia, anche la sifilide ha un passato abbastanza “illustre”: fin dai tempi più antichi si è fatta conoscere come la malattia delle prostitute, da sempre additate come i principali veicoli del contagio. In realtà si tratta di un’infezione provocata da un batterio, la spirocheta pallida (Treponema pallidum), che si infiltra nel corpo tramite mucose o cute, raggiunge i linfonodi e si diffonde in tutto l’organismo.

    Per manifestarsi la sifilide ha bisogno del suo tempo. Si presenta infatti in tre fasi che segnano il lento decorso della malattia:

    • Fase primaria: è questo il momento cruciale dell’infezione. Prima che insorgano i sintomi, possono passare dai 10 ai 90 giorni, un lasso di tempo molto importante per scovarla e capire come comportarsi. Questa prima fase è caratterizzata dalla comparsa di un’ulcera di colore rosso scuro; essa sparisce di solito dopo 3-6 settimane, ma questo non significa che la malattia si sia fermata.
    • Fase secondaria: dopo 2-8 settimane, ecco che si entra nella seconda fase della malattia, caratterizzata dalla comparsa sulla pelle di macchie rosate di diverse forme. Le possiamo trovare sul tronco o sugli arti, ma mai sul volto. Come se non bastasse, queste chiazze sono accompagnate dalla comparsa di febbre, mal di gola, disturbi gastrointestinali e dolori alle ossa. In questa fase siamo ancora in tempo per trattare la malattia, prima che arrivi al suo stadio finale.
    • Fase terziaria: in quest’ultima fase l’infezione è asintomatica, ma il malato resta tale. Può presentarsi dopo meno di un anno o in forma tardiva, dopo molti anni (spesso anche 10 o 30) dall’avvenuto contagio. Se la malattia non è stata finora trattata, può compromettere l’apparato cardiovascolare e il sistema nervoso, dando una serie di disturbi motori e portando alla demenza.

    Inoltre chi ha la sifilide ha anche maggiori possibilità di essere contagiato dal virus dell’HIV: non è una sorpresa che sifilide e HIV siano spesso trasmessi insieme.

    Il contagio per sifilide può avvenire anche tra madre e figlio e, a seconda del periodo di insorgenza, si possono distinguere nel neonato due tipi di sifilide: quella congenita precoce, che compare entro i primi due anni di vita, e quella congenita tardiva, che appare dopo il secondo anno di vita. Nel caso di insorgenza della malattia nei neonati, questa può provocare un rallentamento della crescita e compromettere il sistema nervoso centrale, portando spesso alla morte.

    I principali sintomi della sifilide

    Come abbiamo già detto, il problema della sifilide è che gran parte dei sintomi possono essere confusi con altre patologie. Per questo è sempre importante fare dei test adeguati, soprattutto nel caso di un rapporto non protetto. Tra i vari sintomi possiamo riconoscere:

    • Comparsa di un’ulcera indolente sui genitali, sull’ano, in bocca o in gola
    • Ingrossamento dei linfonodi
    • Macchie rosse sul corpo
    • Eruzione cutanea
    • Caduta di peli e unghie
    • Febbre
    • Mal di gola
    • Paralisi motoria
    • Demenza

    Altre manifestazioni dell’infezione sono quelle oculari e acustiche, che possono manifestarsi in qualsiasi fase della malattia.

    Le cause e il contagio della sifilide

    Sappiamo che la sifilide è causata da un batterio che penetra nel corpo attraverso una serie di canali. Infatti le sue porte di ingresso ideali sono le mucose dei genitali e la bocca, dove prolifera più facilmente e si espande nel resto del corpo, con un tempo di incubazione dalle 2 alle 12 settimane. Una volta che ha stabilito la sua casa, questo batterio viene riscontrato durante gli esami in tutti i liquidi corporei, come lo sperma e le secrezioni vaginali.

    In effetti la sifilide viene trasmessa tramite contatti orali e rapporto sessuale non protetto, ma non si ferma solo a questo: può infatti essere trasmessa attraverso il contatto con la pelle o le ferite, ma anche per via transplacentare, ovvero con la trasmissione tra madre e figlio. Spesso può avvenire anche per via del tutto accidentale, ad esempio utilizzando siringhe o rasoi appartenenti a persone infette.

    Sfatiamo subito un grande mito della sifilide che, come la sua compagna HIV, ha sempre spaventato: il contagio non può avvenire tramite contatto con oggetti appartenenti al malato. Questo perché il batterio resiste poco fuori dal corpo ospite e morirebbe subito a contatto con l’ambiente esterno.

    Una diagnosi fatta al momento giusto

    Se sai di aver avuto un rapporto non protetto o sospetti di avere qualche sintomo legato alla sifilide, la prima cosa da fare è agire per tempo e rivolgersi al proprio medico o a un centro sierologico per le malattie infettive.

    I test sono distinti in due modi: treponemici e non treponemici. I primi puntano a individuare gli anticorpi diretti contro gli antigeni del batterio per analizzarli; i secondi cercano gli anticorpi prodotti contro le sostanze liberate dai tessuti infetti per capire l’evoluzione della malattia e quali cure utilizzare.

    Se i risultati ai test sono positivi (sono molto rare le false positività), devi avvisare tutte le persone con cui hai avuto rapporti sessuali negli ultimi 6 mesi.

    È possibile guarire dalla sifilide?

    Sì e no. Non allarmiamoci, con i giusti trattamenti farmacologici e le cure adeguate la sifilide non è più una condanna a morte. Ma una volta guariti non si acquisisce l’immunità al virus: si può essere contagiati di nuovo altre volte. Dopo la guarigione rimangono gli anticorpi (che però non danno protezione) per moltissimi anni e ciò viene chiamata cicatrice sierologica.

    Una volta fatti i test sierologici necessari e aver capito in qualche fase della malattia ci si trova, bisogna capire che tipo di cura portare avanti. La penicillina è la soluzione ideale per qualunque stadio della sifilide, anche durante la gravidanza. Essa viene somministrata per via parenterale e il dosaggio e la durata vengono stabiliti soltanto sulla base dello stadio dell’infezione. Il trattamento è però più efficace nelle prime fasi della malattia. Se la terapia viene fatta nel modo corretto, si guarisce completamente dalla sifilide.

    Il fatto che non si muore più per la sifilide (a meno che non si ignorino i segnali della malattia e non ci si sottoponga a cure adeguate) non è certo un incentivo a praticare rapporti sessuali senza alcuna protezione. Il modo migliore per prevenire queste malattie infettive è usare il preservativo, qualunque sia il tipo di rapporto che stiamo per avere. Anche fare test periodicamente è molto utile, soprattutto se si hanno dei rapporti occasionali con più persone.

    Pensateci: è più sicuro per entrambi i partner e garantisce la fiducia reciproca. Su certe cose è sempre bene non scherzare e mettere dei paletti.

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