Chi avrebbe pensato, a gennaio di questo strano 2020, che saremmo entrati in autunno con il problema della disidratazione a causa dei gel disinfettati?
Guida alla scelta
Anzitutto, facciamo ammenda e chiariamo un disguido terminologico: quando ci riferiamo alle sostanze che bloccano la crescita di agenti patogeni sui tessuti viventi dovremmo utilizzare il termine antisettico e non disinfettante, essendo quest’ultimo più specifico per le superfici inanimate come quelle di casa, luoghi pubblici e oggetti. Per comodità possiamo riferirci agli ormai noti gel e liquidi per la persona con il termine igienizzanti che racchiude in sé entrambi gli scopi per cui questi prodotti vengono utilizzati, uccidere gli agenti patogeni e tenere pulite le zone del corpo dove potrebbero annidarsi e riprodursi prima di passare a qualcun altro.
Le due sostanze antisettiche più comuni da ricordare sono:
- la clorexidina, il cui ph ottimale per agire correttamente ha un valore compreso tra 5 e 7, lo stesso dei tessuti corporei, dato che unito ad una struttura molecolare affine a quella dell’epidermide umana la rende un ottimo antibatterico;
- l’alcool etilico, che ha la capacità di denaturare le proteine di un organismo, ovvero di cambiare la loro struttura e con essa causare la perdita della funzione originaria, cosa che lo rende un antagonista perfetto per le molecole dei virus.
Tra le due, la clorexidina risulta praticamente inutile contro un virus perché agisce sui batteri, organismi unicellulari capaci di sopravvivere con il loro metabolismo, differenti perciò dai virus che hanno bisogno di essere ospitati da altre cellule per vivere e riprodursi. Appurato tutto questo, capiamo che se l’obiettivo è disinfettare completamente le nostre mani – l’arto più esposto al rischio di ospitare agenti patogeni trasmissibili da persona a persona – nell’ottica della prevenzione da un contagio virale, la scelta deve essere sostanzialmente dettata dalla quantità di alcool etilico presente in esso.
Gel cosmetici o presidi medico-chirurgici: occhio alle componenti
Cosa li differenzia? Nei primi le funzioni principali sono quelle di mantenere la pelle in buono stato e quella di igienizzare, mentre i presidi, oltre a essere marcati dall’apposita etichetta, sono pensati primariamente, se non esclusivamente, per la protezione da agenti patogeni.
Di fatto, per l’uso personale, il discriminante rimane quello già detto: se si vuole ottenere una completa azione disinfettante, la quantità di alcool nel prodotto non deve essere inferiore al 60%.
Ricordate il momento in cui sembrava che tutti dovessimo fabbricarci da soli il disinfettante per le mani? Ne avevamo parlato in un articolo riguardante la prevenzione delle malattie infettive scoprendo, grazie alle indicazioni dell’OMS, la ricetta per l’igienizzante “fai da te”:
- 42 ml di acqua ossigenata (perossido di idrogeno) al 3%;
- 833 ml di alcol etilico al 96%;
- 15 ml di glicerolo al 98%;
- acqua distillata.
Oltre all’alcool etilico, che abbiamo capito essere l’ingrediente essenziale per uccidere il virus, ogni sostanza contenuta nella soluzione svolge una funzione specifica:
- l’acqua ossigenata elimina eventuali spore batteriche residue;
- il glicerolo dona viscosità al tutto, rendendo la soluzione facilmente spalmabile sulla cute;
- l’acqua distillata, cioè purificata, che infine amalgama tutte le componenti.
L’uso prolungato, esclusivo se non paranoico di prodotti come quello descritto, nonostante siano rispettate le proporzioni delle sostanze contenute, porta con sé gli effetti collaterali che molti di noi stanno sperimentando: una fastidiosa sensazione di unto (che d’altronde denota pulizia e della quale non possiamo lamentarci più di tanto), irritazione e disidratazione delle stesse mani che dovrebbero essere protette.
Dobbiamo quindi capire quali indicazioni seguire per continuare a proteggerci dalle infezioni senza incorrere in ulteriori problemi dermatologici.
Limitare l’uso del gel a determinate situazioni
Una prima linea da seguire è quella di limitarne l’utilizzo solo in determinate situazioni:
- dopo aver preso mezzi di trasporto;
- dopo essere stati in un bagno pubblico;
- dopo aver toccato l’animale di uno sconosciuto;
tutte circostanze per le quali ci troviamo fuori casa, o comunque lontano da un bagno in cui potersi lavare le mani normalmente.
Poche applicazioni ma mirate sono preferibili a tante applicazioni casuali, tant’è che nel secondo caso si rischia, oltre ai problemi alla pelle, di vanificare l’azione igienizzante. Inoltre, se è possibile scegliere, meglio lavarsi le mani con un semplice sapone poco aggressivo, vale a dire adatto a pelli sensibili grazie a un ph compatibile a quello della cute, o ancora nelle situazioni più rischiose, affrontare il dilemma alla radice e proteggere preventivamente le mani con dei guanti invece di limitarsi ad igienizzarle a posteriori.
Idratare le mani a fine giornata
La seconda indicazione da seguire è quella di compensare l’azione disidratante dei gel con prodotti che rigenerano la cute, e quindi una volta arrivati a fine giornata utilizzare:
- creme idratanti per rimpolpare la quantità di sebo sulla superficie delle mani;
- creme emollienti per ammorbidire e reidratare le mani;
- maschere per mani se l’irritazione alla cute è particolarmente pesante ed insistente.
In alternativa, è possibile scegliere un prodotto che risulti al contempo igienizzante e idratante.
Nella normale routine quotidiana di una persona è difficile evitare l’utilizzo di un gel idroalcolico igienizzante, con questi accorgimenti però possiamo bilanciare l’effetto delle ripetute applicazioni e prevenire eventuali conseguenze dermatologiche più gravi.
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