Stitichezza: come fare una corretta diagnosi

Si può parlare di stitichezza solo se si presentano determinate condizioni. Scopriamo quali!

diagnosi della stitichezza

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    Diagnosticare una condizione di stitichezza può essere meno banale di quanto si immagini. Infatti, moltissime persone sono convinte di essere stitiche, ma la loro è solamente una convinzione non supportata da evidenze mediche.

    Esistono dei criteri specifici per diagnosticare una condizione di stipsi (o stitichezza, o costipazione che dir si voglia) e, se da un lato la stitichezza non è definibile come una malattia, può essere comunque il sintomo di un’altra problematica medica.

    Cosa si intende per stitichezza

    La stitichezza è un disturbo comune a tutte le età e popolazioni, sebbene alcune categorie possano risultare maggiormente a rischio, come ad esempio le persone:

    • anziane;
    • di sesso femminile, soprattutto durante e dopo la gravidanza;
    • di etnia non-caucasica;
    • che mangiano poche fibre (o non ne assumono affatto);
    • che assumono specifici medicinali o integratori alimentari;
    • con determinati problemi di salute, inclusi disturbi gastrointestinali.

    “Stitichezza” è un termine medico che si riferisce a una significativa riduzione del numero di movimenti intestinali ogni settimana, con la possibilità che vi sia associato dolore o difficoltà di evacuazione.

    Può essere di natura primaria o secondaria a seconda delle cause e, nel caso la condizione inizi a provocare problemi o disturbi importanti, è necessario informare il proprio medico della situazione per intervenire quanto prima.

    Cause e segnali

    La stitichezza può manifestarsi con sintomi differenti a seconda della tipologia del disturbo e le sue cause possono essere multifattoriali. L’approccio comune raggruppa la stitichezza in cause primarie e secondarie. Le cause primarie sono problemi intrinseci della funzione del colon o dell’area anorettale, mentre le cause secondarie sono legate a malattie organiche, a malattie sistemiche o all’utilizzo di farmaci.

    Stitichezza primaria

    Quando si parla di stitichezza primaria (detta anche  “funzionale” o “idiopatica”) non si può, nella maggior parte dei casi, individuare una causa scatenante chiara. Tuttavia è possibile delineare 3 tipologie differenti di costipazione primaria:

    1. Stitichezza da transito: rappresenta una condizione in cui la persona si percepisce come stitica, ma la consistenza delle feci è normale e l’attività digestiva sono regolari. Le persone con stitichezza da transito possono tuttavia manifestare disturbi come gonfiore addominale e dolore.
    2. Stitichezza da transito lento: chi ne soffre non sperimenta una normale stimolazione dell’intestino, chiamata peristalsi, dopo aver mangiato. Pertanto, il cibo si muove attraverso il tratto digestivo più lentamente del solito e le feci impiegano più tempo a passare attraverso il colon, provocando movimenti intestinali meno frequenti.
    3. Stitichezza da disordini della defecazione: si verifica a causa di un danno ai muscoli del pavimento pelvico, i quali supportano l’intestino e la vescica o per una  mancata coordinazione dei muscoli coinvolti nella defecazione. Alcuni possibili sintomi possono includere:
    • necessità di enormi sforzi per svuotare le viscere;
    • attitudine a ritardare la defecazione a causa del dolore;
    • bisogno di usare le mani per aiutare i movimenti intestinali.

    Stitichezza secondaria

    La stitichezza secondaria, invece, è quella forma di stipsi che si verifica a causa di fattori legati allo stile di vita, all’utilizzo di determinati farmaci o a una malattia sottostante.

    Le cause più comuni di stitichezza secondaria possono includere:

    • ipotiroidismo;
    • fecaloma;
    • malattie cerebrali;
    • fattori alimentari (come ad esempio una dieta povera di fibre e/o ipoglucidica);
    • abuso cronico di lassativi;
    • malattie cardiovascolari;
    • demenza;
    • depressione;
    • diabete
    • uso o abuso di alcuni farmaci (paracetamolo, FANS, acido acetilsalicilico, antiacidi, antispastici, diuretici, antidepressivi, antistaminici, antistaminici, antipsicotici, farmaci antiparkinsoniani, antispastici, anestetici, oppiacei);
    • sindrome dell’intestino irritabile (IBS).

    Mentre invece, tra le cause meno comuni di costipazione secondaria possiamo trovare:

    • carenze di vitamine e minerali;
    • ragadi anali;
    • lesioni del midollo spinale;
    • danno ai nervi;
    • morbo di Parkinson;
    • sclerosi multipla;
    • cancro al colon.

    In qualsiasi caso, è bene rivolgersi al proprio medico per qualsiasi dubbio o chiarimento, ma a maggior ragione se si riscontrano segnali come:

    • addome disteso, timpanico (teso e “suonante” come se fosse la pelle di un tamburo);
    • vomito;
    • sangue nelle feci;
    • perdita di peso apparentemente immotivata;
    • insorgenza o peggioramento grave della stipsi in pazienti anziani.

    Diagnosticare la stitichezza

    Innanzitutto: non andare in bagno da un paio di giorni, seppur molto fastidioso in alcune circostanze, non è sufficiente a delineare una condizione di stitichezza.

    I criteri necessari per fare diagnosi di stipsi (Criteri diagnostici di Roma per stipsi funzionale – versione III, 2006) devono evidenziare disturbi della durata di almeno 3 mesi nell’arco di un semestre, interessare almeno un quarto delle evacuazioni e devono avere la presenza contemporanea di 2 o più dei seguenti sintomi:

    • sforzo nella defecazione;
    • feci dure;
    • sensazione di evacuazione incompleta o addirittura di occlusione o blocco ano-rettale;
    • meno di 3 movimenti intestinali alla settimana;
    • criteri insufficienti a diagnosticare la sindrome dell’intestino irritabile;
    • necessità di manovre manuali per poter evacuare.

    Una diagnosi di stipsi può essere definita grazie al colloquio con il medico, a una visita medica completa o a indagini più approfondite come l’esplorazione rettale e l’anoscopia.

    Il medico generalmente pone domande sulla storia medica e clinico-familiare del paziente, sui sintomi e sulle abitudini. Potrebbe essere necessario monitorare i movimenti intestinali e l’aspetto delle feci per diversi giorni o settimane prima della visita, in maniera da poter annotare le informazioni da condividere con il medico.

    Oltre alle interviste, possono rendersi necessari degli esami fisici, come:

    • controllo della pressione sanguigna, della temperatura e della frequenza cardiaca;
    • controllo dello stato di disidratazione;
    • ascolto dei suoni nell’addome con l’ausilio di uno stetoscopio;
    • verificare la presenza di rigonfiamenti addominali;
    • cercare nell’area addominale zone morbide, dolorose, oppure masse o grumi;
    • eseguire un esame rettale.

    In alcuni casi, può essere necessaria una radiografia del retto durante la defecazione (defecografia), oppure ingerire del cibo attivato con il radiocarbonio, così che una telecamera speciale ne possa registrare i progressi (esame noto con il nome di scintigrafia). Così il medico potrà cercare i segnali di una disfunzione muscolare intestinale e osservare il modo in cui il cibo si muove attraverso il colon.

    Trattamenti contro la stitichezza

    Cambiare ciò che si mangia e si beve può rendere le feci più morbide e più facili da eliminare. Per aiutare ad alleviare i sintomi più lievi della costipazione potrebbe essere sufficiente mangiare più cibi ricchi di fibre e bere molta acqua.

    Anche praticare attività fisica quotidianamente e cercare di essere meno sedentari può contribuire a una corretta motilità intestinale, così come provare con “l’allenamento intestinale”: consiste nel provare ad avere un movimento intestinale alla stessa ora ogni giorno, così da allenare il corpo a diventare più regolare. Per farlo al meglio è preferibile tentare almeno un quarto d’ora dopo i pasti, assicurarsi di avere abbastanza tempo per defecare, usare il bagno non appena se ne senta il bisogno e cercare di rilassare i muscoli (anche appoggiando i piedi su uno sgabello per sentirsi più a proprio agio).

    Alcuni farmaci, come abbiamo visto precedentemente, possono causare stati di stitichezza. Se si pensa che alcune medicine causino la stipsi è possibile chiedere al proprio medico di interromperle o sostituirle, facendosi eventualmente consigliare un lassativo. L’importante è non prendere iniziative e rivolgersi sempre a un professionista!

    Medicinali da banco contro la stitichezza

    Non è raro che il medico possa consigliare l’assunzione di un lassativo per un breve periodo. Tra i vari tipi di lassativi da banco si possono trovare:

    • integratori di fibre;
    • lassativi osmotici (solitamente delicati e di rapida azione);
    • ammorbidenti per feci;
    • lubrificanti, come l’olio minerale;
    • stimolanti (solitamente indicati solo se la stitichezza è grave o se altri trattamenti non hanno funzionato).

    Assumere lassativi per molto tempo e smettere improvvisamente potrebbe causare stitichezza, motivo per cui è consigliabile chiedere al medico come smettere gradualmente senza effetti indesiderati. Tuttavia, di solito sono effetti momentanei e, nel tempo, il colon dovrebbe riprendere la sua attività regolarmente.

    Fonti

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