Osteoporosi, vera piaga sociale: parola alla dottoressa Brandi

Dieta e attività fisica per salvare l'osso, ma la prevenzione è fondamentale fin dai bambini: la partita si gioca prima dei 25 anni

Maria Luisa Brandi - Osteoporosi

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    Da anni è in prima fila nel campo della prevenzione e della cura delle malattie dello scheletro, non solo come medico e ricercatore di rilievo internazionale, ma anche come promotrice, attraverso la Fondazione Italiana Ricerca sulle Malattie dell’Osso (FIRMO), di cui è presidente, di una quotidiana campagna di prevenzione in tutela dell’osso.
    Maria Luisa Brandi, endocrinologa di fama internazionale e direttore dell’Unità Operativa di Malattie del Metabolismo Minerale ed Osseo all’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi, a Firenze, continua la sua serrata battaglia in difesa dell’apparato scheletrico. Ha creato il progetto “Mr Bone” al fine di mettere in guardia i bambini contro i rischi dell’osteoporosi perché, come spiega, “è da giovanissimi che ci si gioca il futuro delle ossa. E aumentare del 10% il picco di massa ossea — che si raggiunge intorno ai 25 anni ed è la maggior quantità di massa ossea possibile — vuol dire ridurre del 50% il rischio di fratture in età avanzata. E le ragazzine, di età compresa tra i 12 e i 14 anni, accumulano il materiale osseo che perderanno nei 30 successivi alla menopausa. Ecco perché, con la fondazione Firmo-Raffaella Becagli abbiamo è pensato di fare prevenzione davvero primaria rivolgendoci ai bambini”.

    Professoressa Brandi, appurato che bisogna prevenire sin da piccoli, l’osteoporosi è una patologia più femminile che maschile?

    Colpisce circa tre milioni di donne in Italia e sono un milione gli uomini affetti. Potremmo parlare certamente di una patologia prevalentemente femminile, ma non esclusivamente. E gli uomini sono i più ignari e vanno aiutati a capire che il problema della fragilità ossea li tocca, eccome.

    Ci sono lavori che possono influenzare l’avanzamento di questa malattia?

    Ci sono mestieri che possono evidenziare una fragilità ossea, perché sottopongono la persona a sforzi fisici, quali sollevamento di pesi importanti.

    E farmaci che possono indebolire l’osso?

    Tanti davvero, oggi. Ricordiamo i cortisonici, i farmaci antiormonali utilizzati nei tumori mammario e prostatico, gli anticonvulsivanti, l’eparina, gli antiblastici…

    Che impatto può avere questa malattia nella vita quotidiana, se non trattata adeguatamente?

    L’osteoporosi causa fratture da fragilità e sono queste che portano ad una riduzione della qualità di vita che può essere molto rilevante.

    Trattamento del paziente fratturato, per osteoporosi e osso fragile: ci sono cure e farmaci nuovi o sperimentali all’orizzonte?

    I farmaci anti fratturativi esistono e sono efficaci, prevenendo le fratture da fragilità sino al 70%. Abbiamo farmaci orali, iniettivi e terapie che possono aiutare molto! La scelta non manca davvero. Stiamo aspettando un nuovo farmaco che per la potenza di azione è stato definito bone builder! Questo farmaco previene le fratture già a sei mesi dal trattamento. È un anticorpo monoclonale umano che si chiama romosozumab.

    Mantenere l’osso sano: quando è giusto cominciare a prevenire e in che modo?

    La prevenzione primaria è fatta di attività fisica regolare, dell’introduzione delle quantità giuste di calcio ogni giorno ed di una esposizione alla luce solare. Regole che vanno seguite a tutte le età’! I bambini devono essere educati a ciò e possiamo farlo attraverso un programma che la Fondazione FIRMO, di cui sono presidente, ha lanciato da anni per la 4 e 5 elementare e che funziona davvero! Il progetto può essere cercato all’interno del website della Fondazione.

    Anche l’alimentazione può essere una buona alleata nella salvaguardia dell’osso? C’è una dieta tipo?

    Certo, è uno dei tre cardini della prevenzione primaria. Per saperne di più vi chiedo di consultate il sito della Fondazione FIRMO, dove troverete un vero e proprio Calcolatore di Calcio. E vari schemi di dieta da seguire.

    Quando è giusto rivolgersi a uno specialista?

    Quando abbiamo problemi di fratture da causa minore, per esempio cadere dalla stazione eretta e fratturarsi. Ma anche se abbiamo una familiarità per osteoporosi e se assumiamo farmaci che causano una perdita di contenuto minerale osseo. Il primo medico con cui parlare dovrebbe essere comunque il medico di famiglia, poi si passa alle fasi successive.

    Da 1 a 100 quanto stanno dando ricerca e medicina in questo settore?

    90, e noi esperti possiamo ritenerci soddisfatti, ma vogliamo andare più in alto.

    C’è interesse e partecipazione, anche in termini di ricerca, da parte delle Istuituzioni?

    Poco, in realtà, perché l’osteoporosi e purtroppo anche le sue conseguenze – fratture, fragilità – non vengono pesati come necessario. Eppure ci costano 10 miliardi di euro all’anno e spendiamo in prevenzione il 2% di questa enorme spesa. Conclusione: non stiamo facendo prevenzione!

    Come per altre patologie, il Covid ha rallentato le cure?

    Durante la prima ondata di Covid, nella primavera del 2020, molti pazienti che seguivano un percorso di cura per l’osteoporosi lo hanno momentaneamente interrotto. Un fatto preoccupante, al quale si aggiunge la quasi consapevolezza che che molte di queste persone non riprenderanno mai la terapia. Con gravi conseguenze per la loro salute. Per questo motivo, FIRMO, insieme all’Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare (APMARR) SeniorItalia ed Amgen si è dedicata al lancio di una campagna mirata a stimolare i pazienti a prendersi cura delle proprie ossa e a sottolineare l’importanza di tornare alla propria terapia.

    Consigli per chi soffre di male alle ossa?

    Parlarne subito con il medico di famiglia, consultare siti accreditati e se non si trovano risposte adeguate rivolgersi subito ad uno specialista dell’osso.

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