Qual è stato il ruolo dei farmacisti durante la pandemia Covid19?

Il report annuale del Gruppo Farmaceutico dell’Unione Europea si concentra sull'attività dei farmacisti durante l'emergenza coronavirus

report PGEU sul ruolo dei farmacisti durante l'emergenza coronavirus

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    Questo anno di pandemia ha visto i farmacisti ricoprire un ruolo tutt’altro che marginale nella lotta contro il virus, garantendo ai pazienti un accesso continuo alle cure, ma non solo.

    Questo è quanto emerge dal report annuale di PGEU (Gruppo Farmaceutico dell’Unione Europea), organizzazione che rappresenta tutti i farmacisti della nostra comunità e che mira a far riconoscere questi professionisti come figure sanitarie chiave, per le comunità e per i sistemi sanitari.

    Per poter supportare i suoi membri, il PGEU ha provveduto a fornire ai farmacisti tutti gli strumenti e l’aiuto di cui necessitano per affrontare l’emergenza Covid sul campo: dagli aggiornamenti, alle informazioni sui provvedimenti e sulle procedure messe in campo dai Paesi nella lotta contro il coronavirus, fino alla creazione di un hub per la raccolta delle informazioni Covid, che fornisce una panoramica di risorse per i farmacisti UE.

    Ma qual è stato il ruolo che il farmacista ha dovuto ricoprire durante l’emergenza e quali sono state le difficoltà che questi professionisti della sanità hanno dovuto affrontare?

    Il ruolo dei farmacisti durante la pandemia secondo il report PGEU

    Fin dall’inizio della crisi pandemica, le farmacie europee hanno avuto un ruolo fondamentale per il sostegno delle comunità locali.

    Grazie al loro contributo, infatti, i pazienti hanno continuato ad avere accesso alle cure e i servizi sanitari hanno proseguito nonostante l’emergenza: in tutti gli Stati dell’UE, le farmacie sono state un vero e proprio punto di contatto tra i pazienti e i sistemi sanitari, svolgendo anche un ruolo chiave nell’identificazione e nella gestione di sospetti casi Covid.

    Il ruolo di rilievo ottenuto grazie al lavoro svolto durante la pandemia ha portato anche numerose sfide. Le farmacie hanno infatti subìto e dovuto affrontare:

    • aumento di richieste da parte dei pazienti
    • richieste di servizio domiciliare
    • malattia del personale
    • aumento dei costi
    • modifiche strutturali per il contenimento dei contagi
    • modifiche nelle procedure

    Le prime settimane di emergenza sono state le più impegnative, poiché, oltre alla gestione del panico e della ressa dei cittadini per l’approvvigionamento di farmaci da banco, i farmacisti hanno dovuto affrontare anche le scarse risorse di dispositivi di protezione individuale, problematica che non ha rallentato il flusso di lavoro, né l’impegno, ma ha sicuramente messo a rischio pazienti e professionisti.

    Servizi offerti dalle farmacie durante il Covid

    Con l’aumento delle richieste, durante l’ultimo anno di pandemia anche i servizi offerti dalle farmacie sono aumentati, sotto sollecito di organizzazioni come OCSE e OMS.

    Molti paesi hanno infatti introdotto dei cambiamenti a livello legislativo che permettessero di ampliare il ruolo dei farmacisti, alleggerendo così la pressione sui sistemi sanitari.

    Tra le azioni più frequenti messe in atto dalle farmacie durante l’emergenza ci sono:

    Interventi che sono andati ben oltre ai tradizionali servizi dispensati dalle farmacie e che hanno consentito accesso e supporto soprattutto ai pazienti più vulnerabili.

    Garanzia per l’accesso continuo a cure e trattamenti

    Fin dall’inizio della pandemia, diversi Paesi europei hanno lavorato per poter assicurare ai pazienti con malattie croniche la continuità nei trattamenti e allo stesso tempo ridurre al minimo le visite non essenziali.

    Questo è potuto accadere perché è stato permesso di:

    • rinnovare le prescrizioni ripetute per i pazienti cronici e consentendo il trasferimento elettronico delle prescrizioni alle farmacie (provvedimento avvenuto in 5 Paesi)
    • estendere le mansioni del farmacista nel proporre soluzioni alternative dovute alla carenza di farmaci (provvedimento preso da 6 Paesi)
    • dispensare farmaci fino ad ora accessibili solamente tramite ospedale (provvedimento messo in atto da 4 Paesi)

    In prima fila per consiglio, trattamento e rinvio

    Consiglio, trattamento e rinvio sono state le parole che più di tutte hanno rappresentato la figura del farmacista durante la pandemia, e che hanno consentito a questi professionisti di instaurare con i loro pazienti una relazione basata su un’assistenza sanitaria e umana personalizzata.

    Conoscere le esigenze dei pazienti più da vicino ha consentito a diversi Paesi europei di:

    • estendere i servizi di consegna a domicilio per i pazienti vulnerabili (in 5 Paesi le istituzioni hanno deciso di remunerare le farmacie per questo servizio)
    • attuazione in 8 Paesi di protocolli di supporto per le vittime di violenza domestica grazie all’attivazione di un numero verde e del protocollo “maschera 19”

    Aumento della copertura vaccinale

    Con l’arrivo dei vaccini anti-Covid, la campagna per la somministrazione è diventata una priorità per i Paesi. Per poter velocizzare le procedure, 7 Paesi europei hanno esteso anche ai farmacisti – previa formazione – la possibilità di dispensare i vaccini (com’è avvenuto di recente in Italia, con il provvedimento che ha introdotto la figura del farmacista vaccinatore).

    Da quanto riportato nel report PGEU, durante la crisi pandemica le farmacie hanno dimostrato il proprio valore, sia nei confronti dei pazienti che nei confronti delle istituzioni e dei sistemi sanitari. Alla luce di questo risultato, secondo il Gruppo Farmaceutico dell’Unione Europea la categoria è pronta a fare ulteriori passi in avanti.

    Prossimi passi

    Secondo il PGEU, la pandemia ha posto l’accento su una falla che gravava sui nostri sistemi sanitari: l’assistenza deve avere al suo centro il paziente, cercando di agevolare gli accessi alle cure e rendendole più vicine grazie al contributo dei farmacisti.

    In questo modo, non solo potremo dare un’assistenza più personalizzata e garantita al paziente, ma il sistema sanitario, una volta che l’emergenza sarà terminata, avrà più respiro e non rischierà l’abituale sovraccarico che lo contraddistingue.

    Fonti

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