In sintesi
- allo stato attuale delle conoscenze, fare il bagno dopo mangiato non fa male
- il rischio vero è dato dall’idrocuzione, o shock termico, causato dal contatto improvviso della pelle con l’acqua molto fredda
Ogni estate, quando ero bambino, si consumava un dramma. Durante il mese di agosto andavo spesso al mare con i miei genitori e passavamo intere intere giornate sulla spiaggia. Di solito si partiva la mattina, si pranzava sul posto (immancabile l’anguria messa al fresco in acqua) e nel tardo pomeriggio si tornava alla base. In queste lunghe giornate, la mia unica fissa era stare in acqua. Il problema principale per i miei genitori era farmici uscire, e quando ero uscito non farmici rientrare. Come ad esempio accadeva dopo pranzo, quando io volevo buttarmi in acqua ma mia madre me lo impediva, urlandomi “devi aspettare almeno 3 ore dopo mangiato o rischi di affogare, disgraziato”. Questo significava dover passare almeno 3 ore sotto l’ombrellone, 3 ore nelle ore più calde della giornata, 3 ore in cui i miei si mettevano a dormire e io restavo ad annoiarmi fino alle 5.
In quelle ore di noia mi chiedevo e mi richiedevo perché mai non potessi fare il bagno dopo mangiato. In fondo cos’era mai un po’ d’acqua? Come avrebbe potuto farmi male? Secondo mia madre rischiavo di morire sul colpo al minimo contatto con l’acqua. Ma io non ne ero tanto convinto. Oggi, a qualche decennio di distanza, ho deciso di saperne di più e ho provato a rispondere alla domanda: si può fare il bagno dopo mangiato?
I rischi di farsi il bagno a stomaco pieno
La cara saggezza popolare, dice che niente affatto, nemmeno per sogno. Bagnarsi con la digestione in corso è molto pericoloso perché può causare una congestione intestinale, cioè un blocco della digestione, con conseguenze tragiche: si rischia l’annegamento. Almeno, così si dice.
Ma cosa dicono invece i medici? In due articoli sono stati passati in rassegna tutti gli studi incentrati sulle conseguenze del farsi il bagno a stomaco pieno. Il primo articolo è del 2011 ed è stato redatto dal Comitato Scientifico Consultivo della Croce Rossa Americana; il secondo articolo è del 2014, è stato realizzato dall’International Life Saving Federation, l’organizzazione internazionale per la sicurezza in acqua, ed è un position statement, cioè un documento in cui un’organizzazione prende ufficialmente posizione su un argomento dibattuto, sulla base delle conoscenze scientifiche esistenti.
Ebbene, una volta analizzata la letteratura sull’argomento, i due studi giungono alle stesse conclusioni: allo stato attuale delle conoscenze nulla fa pensare che farsi il bagno con la digestione in corso possa avere delle conseguenze serie. Ecco come conclude lo studio della Croce Rossa:
Non ci sono evidenze che mangiare prima di nuotare aumenti il rischio di annegamento. Anche se mangiare è stato associato a nausea, vomito e dolore addominale, la relazione causale tra questi fenomeni e il rischio di annegamento non è stata riportata o studiata in maniera approfondita. Dunque, le raccomandazioni sulla quantità, la durata, il tipo di cibo, in relazione al mangiare prima di nuotare o di fare attività acquatiche non possono basarsi sull’evidenza scientifica.
In pratica, fino a ora non è stato accertato con metodi scientifici che qualcuno sia annegato per essersi fatto una nuotatina dopo aver mangiato un piatto di lasagne.
Congestione intestinale, un disturbo nazionale
Questione chiusa quindi? Non proprio. Nonostante gli studi che abbiano citato, quella di non farsi il bagno dopo mangiato sembra essere diventata una precauzione standard. Il Ministero della Salute ad esempio ha pubblicato una serie di raccomandazioni per non rischiare di affogare in piscina, e la prima è “non nuotare mai a stomaco pieno, attendere dopo un pasto almeno 3 ore”. Proprio come diceva mia madre.
L’Istituto Superiore di Sanità dal canto suo dedica una pagina alla “congestione intestinale”, cioè il fatto che il contatto del corpo con l’acqua fredda fa defluire il sangue dall’apparato digerente per portarlo alle estremità, causando un blocco della digestione, che ci farebbe svenire in acqua con il rischio di annegare.
Se ci avete fatto caso per scrivere “congestione intestinale” uso le virgolette. Si, perché per i medici la congestione intestinale non esiste. Con congestione in medicina si intende un accumulo di sangue in una parte del corpo. Non ci credete? Guardate la definizione di congestione sul dizionario medico Treccani:
congestione Aumento della quantità di sangue in un organo o in una parte del corpo: può derivare sia da maggiore afflusso di sangue arterioso (iperemia attiva) in seguito a vasodilatazione, sia da minore deflusso di sangue venoso (iperemia passiva) in seguito a stasi. In condizioni normali, durante la maggiore attività di un organo o di un apparato, si può avere una sua moderata c. (così la c. del tubo digerente durante la digestione, quella dell’utero in fase premestruale).
In pratica, la congestione è esattamente il contrario di quello che si dice che sia: non un deflusso di sangue verso le estremità, ma un accumulo di sangue in una parte del corpo. Esattamente il contrario.
E c’è un’altra cosa molto strana. Questa storia della congestione intestinale sembra esistere solo in Italia. LE fonti straniere che ho consultato non fanno menzione di questo disturbo, e nemmeno parlano di un blocco della digestione causato dalla temperatura dell’acqua. La stessa pagina dell’Istituto Superiore di Sanità che abbiano citato più sopra riporta tra le sue fonti proprio i due articoli che abbiamo citato prima, quello della Croce Rossa Americana e quello dell’International Life Saving Federation, nei quali, come abbiamo visto, si dice esplicitamente che quella di aspettare prima di farsi il bagno è una raccomandazione senza alcun fondamento medico.
E visto che parliamo di organizzazioni sanitarie internazionali, l’Organizzazione Mondiale della Sanità nella sua pagina dedicata all’annegamento, non menziona fra i rischi quello di avere la digestione in corso, mentre menziona il farsi il bagno sotto l’effetto di alcolici e quello di non sorvegliare i bambini quando sono in acqua.
Delle due quindi l’una: o il resto del mondo è immune alla congestione intestinale, oppure in Italia chi scrive le raccomandazioni non legge bene le fonti internazionali e si fida ciecamente di quello che si dice.
L’acqua che ti sciocca
Ora, questo non vuol dire che sia tutto rose e fiori. Perché se è vero che il rischio di congestione intestinale sembra non avere alcun reale fondamento medico, è anche vero che con l’acqua non si scherza. Facendo le ricerche per questo articolo ho scoperto che l’annegamento è al terzo posto tra le cause di morte accidentale. Non bisogna mai sottovalutare i rischi che si corrono quando abbiamo a che fare con specchi d’acqua di ogni tipo, che sia l’Oceano Atlantico o una piscina gonfiabile sul terrazzo. I rischi che si corrono sono tanti.
Uno di questi è l’idrocuzione, o shock termico causato dal contatto della pelle con l’acqua eccessivamente fredda. Se la differenza di temperatura tra il nostro corpo e l’ambiente circostante è troppo elevato si innescano una serie di reazioni fisiologiche che possono andare da un infarto a una sincope, cioè uno svenimento. Il rischio di idrocuzione è molto concreto, molto più della congestione intestinale.
Per ridurre i rischi però basta poco. Prima di tuffarci in acqua dobbiamo fare acclimatare il nostro corpo, prepararlo alla temperatura più fredda dell’acqua. Se avete mai visto le Olimpiadi saprete di cosa sto parlando. Prima di tuffarsi, gli atleti delle gare di tuffi e i nuotatori si bagnano il petto e la nuca per abituare gradualmente il corpo alla temperatura dell’acqua. Ecco, voi dovete fare la stesso: se fa molto caldo, se siete accaldati o se l’acqua è molto fredda, bagnatevi il torace e la nuca prima di entrare in acqua. In questo modo eliminerete ogni rischio e potrete farvi una nuotata in tutta tranquillità e passare un’estate senza imprevisti.
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