Qual è la prima cosa che farai dopo il Covid?

Riflessioni, sogni e progetti in tempi di Covid: la parola a voi

Viaggiare dopo il coronavirus

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    Non serve certo una sfera magica per capire che la fine della pandemia è in cima alla lista dei desideri di tutti, grandi e piccini. Ed è inutile negare che lo spirito del Natale sia un po’ offuscato dalle norme restrittive del governo per contenere i contagi, dall’attesa del vaccino anti-covid e dalle preoccupazioni di una terza violenta ondata prevista per la fine di gennaio. Se il virus non ci darà tregua nemmeno per le feste di fine anno, possiamo almeno confidare nel sacrosanto diritto di immaginare cosa ci attende alla fine di questo lungo tunnel e meditare sui progetti che vorremmo concretizzare alla fine di questi mesi difficili.

    Incuriositi dai vostri sogni nel cassetto, abbiamo deciso di sondare il terreno con un’inchiesta che facesse emergere cosa vi è pesato di più, cosa avete potuto tagliar fuori senza grandi sacrifici e cosa avete in programma per quando arriveranno tempi migliori.

    Prologo: ringraziamenti

    Ci tengo subito a ringraziarvi. All’appello avete risposto in 77: avete dai 18 ai 79 anni (complimenti!) e abitate in ogni parte d’Italia, dal profondo nord fino all’estremo sud – alcuni nel Belpaese non ci abitano più, ma ce l’hanno sempre nel cuore. Leggere i vostri commenti mi ha fatto capire che, seppur lontani, desideriamo tutti cose molto simili e che la speranza, come dice l’aforisma, è davvero l’ultima a morire.

    Cosa vi è mancato di più

    Partiamo dalla nota dolente, le cose di cui avete sofferto la mancanza. Premetto che in 61 mi avete detto di abitare in compagnia, in 5 occasionalmente. Ecco perché, forse, 54 di voi hanno tanto agognato un bel viaggio, anche solo per cambiare aria, e solo 19 una riunione con i cari. Non dico che siate insensibili, anzi, ma il dato dimostra che chi ha avuto la fortuna di condividere questo periodo di privazioni con gli affetti più stretti, ha preferito fantasticare su nuove mete all’orizzonte, prima di pensare al prossimo cenone con i parenti. Un’opzione che pensavo venisse maggiormente condivisa – incontrare nuove persone, ha invece ricevuto soltanto 3 click (da parte di ventenni). Il posto di lavoro e i centri formativi, ahimé, li abbiamo tutti congedati senza rimanere con l’amaro in bocca.

    Diagramma che rappresenta cosa è mancato più agli italiani durante la quarantena

    Di cosa avete potuto fare a meno

    Qui analizziamo un punto, invece, che forse può dirci qualcosa sulla nostra scala dei valori e su come potremmo rivalutare il nostro stile di vita per concentrarci sulle cose di cui davvero abbiamo bisogno, dando meno peso a quelle senza le quali siete/siamo sopravvissuti benissimo. In vetta alla classifica delle attività reputate superflue ci sono cene, pranzi e colazioni fuori. Ora, è vero che dentro a ogni italiano si nasconde un cuoco in potenza, ma non credevo che ci fossimo tutti dimenticati delle serate a base di cin cin dall’aperitivo al dessert. È anche vero, però, che i nostri ristoratori di fiducia si sono ingegnati per proporre formule da asporto o con consegna a domicilio che ci hanno evitato tante sere a rischio latte e biscotti.

    Sul secondo scalino del podio sale la movida in città, accompagnata dalla discoteca. E questo non mi sorprende: come non vi ha troppo buttati giù la chiusura dei punti di ristoro, così non vi ha pianto il cuore per non aver dovuto spendere in drink e giri di shot. Al contrario, avete riscoperto il piacere di alzarvi alla buon ora e raccogliere tutto l’oro che la mattina ha in bocca. Il bronzo delle proibizioni meno sofferte se lo aggiudica lo shopping selvaggio. In tanti mi avete confessato la vostra sofferenza nel girare a vuoto per ore e ore trascinandosi da un negozio a un altro senza averne la reale necessità. Questo non significa certo che abbiate smesso di spendere (non tutti perlomeno), ma che lo avete fatto principalmente dai cataloghi online.

    Ci sono altri che, invece, mi hanno scritto di non aver sentito la mancanza delle occasioni per socializzare e frequentare gli amici, grazie alla possibilità di rimpiazzarle con rendez-vous digitali a cui partecipare, in pigiama, comodamente da casa. Un partecipante, addirittura, ha ammesso di aver provato un certo gusto nel sapere che le palestre avrebbero dovuto chiudere. Un altro ancora ha dato una risposta molto franca e realista che fa riflettere su come rinunciare per lungo tempo a ogni piccola abitudine sia in realtà costato molto.

    Gli insegnamenti della pandemia

    In relazione agli effetti psicologici della quarantena, vi ho anche chiesto se la pandemia vi ha fatto riflettere su quali sono le vostre priorità, i vostri valori e sulle cose che vi ha insegnato. Alcuni hanno imparato a dare il giusto valore alle cose importanti della vita, altri, invece, non hanno paura di affermare che non serviva certo questa tremenda annata per aprirci gli occhi su ciò che conta davvero.

    Fra gli insegnamenti del Covid c’è il buon vecchio carpe diem. Non aver colto prontamente tutte le occasioni che si erano presentate quando tutto era lecito ha spostato la nostra attenzione sul tempo e sulla sua fugacità. Del doman non v’è certezza, lo diceva Lorenzo (Il Magnifico) a fine Quattrocento, ma mai mantra fu più azzeccato durante un’emergenza sanitaria. E se per alcuni il tempo extra passato in solitudine è sembrato inutile, per altri, invece, si è rivelato prezioso per fare lunghe indagini introspettive. In questi mesi di limbo, infatti, molti hanno potuto mettere a fuoco i loro sogni e gettare le basi per progetti futuri.

    La stragrande maggioranza mi ha parlato anche di libertà. Della libertà di agire, di improvvisare e di sfuggire alla routine, anche solo per qualche ora. E poi, alcuni di voi si sono scoperti più forti di quanto pensassero, altri hanno avuto modo di rafforzare il legami più sinceri, altri ancora hanno apprezzato la possibilità di fuggire dalla metropoli per lavorare da remoto in contesti bucolici. Fra i trending topic delle vostre risposte c’è in effetti anche la riscoperta della natura, dei luoghi vicini, quelli familiari ma molto spesso accantonati tra i posti che ‘tanto posso vedere quando voglio’, e quindi trascurati.

    Infine, le priorità e i valori non sono cambiati, si sono anzi cristallizzati in pilastri inscalfibili. Salute, famiglia, condivisione, autonomia finanziaria e libertà sono parole ricorrenti nelle vostre riflessioni. E qualcuno sottolinea il triste fatto che prima, spesso e volentieri, si dava tutto per scontato, mentre adesso è evidente che niente lo è!

    Epilogo: la vostra wishlist

    A questo punto non mi resta che svelare ai nostri lettori quali sono le prime cose che farete quando il peggio sarà passato. Udite udite, come potevo aspettarmi dall’esito del primo quesito, il viaggio è il vostro chiodo fisso. C’è chi freme per incontrare amici e parenti che abitano in altre regioni, chi non vede l’ora di rimpatriare per ricongiungersi con la famiglia; c’è chi ha in mente di andare lontano con un aereo (e baciare anche il pilota) e chi, invece, ha imparato ad apprezzare lo slow tourism e partirà con lo zaino in spalla o a bordo di un camper. La Wanderlust è chiaramente un sentimento che ci appartiene, la compagnia, il fil rouge di ogni vostra prossima avventura. Non a caso, abbraccio è la seconda parola più frequente nelle vostre risposte.

    E ancora, c’è chi sogna un matrimonio in grande, chi non aspetta altro che gettare la mascherina, chi di riassaporare l’ordinaria frenesia della vita lavorativa. C’è poi chi vuole tornare a guadagnare qualcosa e chi vorrebbe, invece, spendere in concerti e cinema. E, per chiudere in bellezza, c’è anche un commentatore ironico che, lavorando in ospedale, cercherà un altro lavoro per scampare a un’eventuale prossima pandemia 🙂

    Anche se adesso questi progetti ci sembrano irrealizzabili, mi auguro che presto potremo incontrarci su un volo intercontinentale o sulla stessa carrozza del treno, vicini vicini e senza il timore di tossire in pubblico.

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