Tutti prima o poi lo proviamo: il dolore, infatti, rappresenta il mezzo con cui l’organismo ci segnala chiaramente un problema.
E’ la IASP (International Association for the Study of Pain – 1986) a definire il dolore come “un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associata a danno tissutale, in atto o potenziale, o descritta in termini di danno. E’ un’esperienza individuale e soggettiva, a cui convergono componenti puramente sensoriali (nocicezione) relative al trasferimento dello stimolo doloroso dalla periferia alle strutture centrali, e componenti esperenziali e affettive, che modulano in maniera importante quanto percepito”.
Il Ministero della Salute aggiunge poi che “a livello clinico, il dolore è un sintomo trasversale e frequente: spesso segnale importante per la diagnosi iniziale di malattia, fattore sensibile nell’indicarne evoluzioni positive o negative durante il decorso, innegabile presenza in corso di molteplici procedure diagnostiche e/o terapeutiche e costante riflesso di paura e ansia per tutto quello che la malattia comporta. E’ fra tutti il sintomo che più mina l’integrità fisica e psichica del paziente e più angoscia e preoccupa i suoi familiari, con un notevole impatto sulla qualità della vita”.
Classificazione del dolore: quali i più comuni?
Se risulta difficile darne una definizione esauriente, anche per il suo carattere soggettivo per cui, verrebbe da dire, che è dolore ciò che ciascuno di noi dice di essere dolore visto che non esistono strumenti concreti capaci di misurarlo, è altresì impossibile elencare tutti i diversi tipi dolore che si sperimentano nella vita. Di certo, sappiamo che ne esistono tre tipologie, classificate in base alle caratteristiche eziopatogenetiche, cliniche, di durata, e responsività terapeutica:
- Dolore acuto
- Dolore cronico
- Dolore procedurale
e che il dolore può essere
- Localizzato
- Irradiato
- Riferito
E se le terapie del dolore sono tutte molto diverse tra loro poiché hanno, di fondo, cause differenti, è stato scoperto – attraverso l’indagine Global Pain Index promossa nel 2019 da GSK Consumer Healthcare – che in Italia il dolore fisico affligge oltre il 90% della popolazione. Tradotto: 6 italiani su 10, ogni settimana lamentano un qualche dolore. E tra questi, la metà, si reca dal medico perché ha mal di testa, mal di schiena (dolore cervicale e lombare, dolore sciatico), dolore reumatico, mal di stomaco o dolori mestruali.
Per ogni male, la sua cura
Sono questi, in un’ipotetica classifica, i dolori più comuni di cui si può soffrire. E proprio nel caso in cui essi si presentino in forma lieve si può ricorrere in autonomia a farmaci analgesici o antinfiammatori. Ma quali? Lo abbiamo chiesto direttamente alla dottoressa Sabrina Sergio Gori, medico di medicina generale e coordinatore AFT 37* per Quarrata e Serravalle.
Emicrania
L’emicrania, ovvero la forma più comune di mal di testa, generalmente si presenta con un dolore acuto o pulsante che inizia nella parte anteriore o su un lato della testa. “In caso di emicrania – spiega la dottoressa Gori – non si usano i comuni antidolorifici ma ci sono, da tempo, molecole che hanno una loro specificità e funzionano solo sull’emicrania classica in quanto vasocostrittori. La categoria interessata è quella dei triptani, e non servono per la prevenzione ma solo assunti in caso di attacco”. Le controindicazioni possono essere ipertensione medio-grave e malattie delle coronarie”.
Se ti interessa conoscere le possibili controindicazioni degli antidolorifici contro il mal di testa, dai un’occhiata a questo articolo!
Mal di schiena e Cervicale
Cattiva postura, spina dorsale poco allenata e abitudine sbagliate sono le cause più frequenti dell’infiammazione della zona lombare, ovvero del temutissimo e, ahinoi, frequentissimo mal di schiena che si manifesta con un dolore localizzato nella parte posteriore del corpo. “In presenza di questo tipo di malessere – rassicura la dottoressa – si possono avere varie armi a disposizione, come ad esempio il Diclofenac, magari insieme ai miorilassanti. Questi farmaci si possono assumere sia per via orale che intramuscolare, a seconda della gravità del dolore. Possibili effetti collaterali possono verificarsi a livello di apparato digerente, dalla gastrite all’ulcera, con particolare attenzione al rene, che potrebbe funzionare meno. Si possono anche verificare episodi di allergia, a volte lieve a volte più grave. In caso di ernie discali, occorre curare la flogosi e la nevrite per cui non bastano gli antidolorifici ma occorre la terapia cortisonica, che non toglie il dolore ma ne cura la causa. In questi casi il medico saprà consigliare i propri pazienti ed è fondamentale evitare il fai da te. In caso di dolori lombari, infine, può essere utile la fisioterapia ed è importantissimo lo stile di vita: lo sport adatto aiuta tantissimo nella prevenzione”. E se si soffre di cervicale? “Dovrei ripetere ciò che ho detto per il mal di schiena – precisa – aggiungendo che quando è freddo è raccomandabile l’uso di un foulard. Inoltre, la cervicale si può prevenire con una buona ginnastica al collo”.
Dolori Mestruali
L’inizio del ciclo mestruale è spesso caratterizzato da dolore intenso e continuo, crampi e senso di gonfiore al basso ventre. Il termine medico per il dolore mestruale intenso è la dismenorrea ed è di frequente accompagnato da altri disturbi, quali ad esempio mal di testa, mal di schiena, dolore renali, nausea, stanchezza. “Le donne che soffrono di dolori mestruali – afferma Sabrina Gori – possono usare i FANS (acronimo di Farmaci Anti-infiammatori Non Steroidei che individua una classe di farmaci dall’effetto antinfiammatorio, analgesico e antipiretico, come ad esempio l’ibuprofene) o il Paracetamolo 1000, associando un farmaco tipo Scopolamina anche per uso orale”.
Otite
“Il dolore alle orecchie – precisa la dottoressa Gori – è di natura infiammatoria e spesso è causato da batteri. Per questo motivo è necessaria un’accurata visita per stabilire le cause e trattare il paziente con le dovute cautele. Molto spesso è necessaria una terapia con antibiotici e cortisonici, oltre all’uso di antidolorifici, che possono essere Paracetamolo o i FANS, dipendendo questo dalla specificità del paziente o dalla gravità della patologia che non è sempre uguale. In alcune situazioni, possono essere di aiuto le terapie topiche come gocce antidolorifiche per uso locale, composte spesso da anestetici e antinfiammatori oppure cortisonici e antibiotici”.
Mal di gola
Talvolta associato all’otite, il mal di gola è un’irritazione dolorosa che spesso si aggrava deglutendo. Causato principalmente dalle infezioni virali, può essere scatenato anche da infezioni batteriche, allergie, irritazioni chimiche, affaticamento dei muscoli della gola, reflusso gastroesofageo o, più semplicemente, l’aria secca. “In questo caso – suggerisce la dottoressa – si usano spesso alcune molecole (come il Ketoprofene o il Flurbiprofene) che hanno azione antiinfiammatoria e antidolorifica, con formulazioni orali (spray per mucosa orale, collutorio e pastiglie). Questi farmaci sono efficaci, ma possono essere gastrolesivi e provocare gastriti, da evitare in caso di insufficienza renale o ipertensione arteriosa grave. Possono creare eritemi cutanei e shock anafilattici (che mettono a rischio la vita del paziente) alle persone allergiche. In alternativa, si può usare il Paracetamolo, antidolorifico e antipiretico, adatto anche a bambini e in gravidanza. Fondamentale è però capire se il mal di gola ha necessità di terapie antibiotiche (in caso, ad esempio, di tonsilliti batteriche che alla base hanno come causa frequente gli streptococchi).”
Mal di denti
Carie, infiammazione, ascessi, ipersensibilità: tutte queste cause provocano quello che, genericamente, noi chiamiamo mal di denti. E’ uno dei disturbi più comuni ed è quasi sempre accompagnato da dolore, più o meno continuo o pulsante, e generalmente persistente. E’ spesso associato a mal di testa e mal di schiena. “Va premesso – precisa la dottoressa – che i nostri denti vanno seguiti bene, con una frequente igiene orale al fine di evitare la proliferazione dei batteri del cavo orale che tendono a creare situazioni di disturbo in bocca. Il dolore, infatti, a volte si risolve semplicemente così, con l’aiuto di una buona igiene. In caso di carie, occorre farsi curare direttamente dal dentista; se c’è un ascesso, invece, l’antibiotico è d’obbligo, accompagnato da paracetamolo oppure dai FANS, ma anche in questo caso è necessaria la consulenza del proprio medico per scegliere la terapia appropriata”.
*AFT è l’Associazione dei medici di famiglia con un bacino territoriale di circa 30.000 persone. I medici eleggono il loro coordinatore che sta in carica circa 3 anni. La dottoressa Gori, al suo secondo mandato, coordina e rappresenta Quarrata e Serravalle.
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