Da quando, nella prima mattinata del 24 febbraio 2022, il Presidente russo Vladimir Putin ha annunciato un’operazione militare nel Donbass, iniziando l’invasione dell’Ucraina, è cominciata un’escalation che ha portato, oltre al coinvolgimento diretto del Paese ex Urss, anche alla discesa in campo delle nazioni europee e più in generale di tutte quelle appartenenti alla NATO, l’organizzazione internazionale per la difesa che conta, attualmente, 30 membri, compresa l’Italia.
Mentre continuano i bombardamenti da parte dell’esercito russo e milioni di ucraini sono in fuga dal Paese, una delle più costanti paure da parte dei Governanti della varie nazioni della NATO e delle rispettive popolazioni è la minaccia nucleare perpetrata da Putin e dal suo entourage politico, ulteriormente alimentata dal coinvolgimento nel conflitto della centrale nucleare di Zaporizhzhia.
Il timore di un imminente attacco nucleare ha portato moltissime persone comuni, sia nel nostro Paese che in Europa, alla corsa all’acquisto di compresse di ioduro di potassio – più comunemente conosciute come “compresse di iodio” – come forma di protezione dalle radiazioni nucleari.
Ne abbiamo parlato con il fisico Luca Romano, laureato in Fisica Teorica a Torino e con un master in Giornalismo Scientifico conseguito a Ferrara, noto sui social come “L’avvocato dell’atomo”, pagina di divulgazione scientifica sull’energia nucleare. Oltre agli aspetti più “scientifici”, abbiamo affrontato anche il tema della paura italiana per questo tipo di energia.
Buonasera, Luca, vorrei partire chiedendole di spiegare a chi ci legge in cosa consistono le compresse di ioduro di potassio, di cui tanto si parla, e quali sono i suoi effetti rispetto al nucleare
In caso di incidente nucleare o fall-out nucleare dovuto a un’esplosione atomica uno degli elementi più pericolosi è lo iodio-131, lo iodio radioattivo. Lo iodio radioattivo tende ad accumularsi nella ghiandola tiroide e, soprattutto se questa è ancora in fase di sviluppo, lo iodio, decadendo all’interno della ghiandola tiroide, può provocare la formazione di una massa tumorale, ovviamente a distanza di molto tempo: io ho un assorbimento di iodio radioattivo oggi e magari, tra vent’anni, sviluppo un tumore.
Di questo abbiamo avuto dimostrazione con l’incidente di Chernobyl, conseguentemente al quale si è registrato un significativo aumento di tumori alla tiroide in coloro che sono stati esposti allo iodio radioattivo quando erano giovani, perché una volta che la tiroide è sviluppata, e non deve più crescere, questo non succede.
Qual è quindi l’effetto delle pillole di iodio?
Le pillole di iodio vanno a saturare la tiroide con iodio stabile e quindi evitano che la tiroide capti lo iodio radioattivo se questo è presente nell’ambiente. Quindi, se io capto iodio radioattivo, anziché finire nella tiroide che è piena, lo espello, dopo qualche ora, attraverso l’urina e dalle feci. Quindi non ho danni.
Venendo alla stretta attualità, il 28 febbraio scorso solo in Belgio sono state comprate 32 mila scatole di ioduro di potassio e l’agenzia federale sta cercando di frenare l’acquisto. Al tempo stesso dei Centri statunitensi per la prevenzione e il controllo delle malattie, il CDC, sottolinea l’importanza di assumere lo ioduro di potassio solo dietro precise indicazioni. Quali sono i rischi per la salute in caso di assunzione errata e in questo momento, aggiungo io, anche inutile?
Prima di tutto, in questi casi, suggerisco sempre di rivolgersi a un medico. In generale lo ioduro di potassio, come la maggior parte dei farmaci, ha degli effetti collaterali. In particolare, dato che lo ioduro di potassio è un sale, se se ne assume troppo si rischia proprio di avere dei danni dovuti all’assunzione di troppi sali all’interno del proprio corpo. Non essendo un medico non ho, però, a questa domanda una risposta precisa: io so qual è l’effetto dello ioduro di potassio sulla prevenzione da un fall-out radioattivo e so che ora non c’è un pericolo concreto che porti alla necessità di assumere questo farmaco. In generale i farmaci non si dovrebbero mai assumere senza prescrizione medica, a parte quelli da banco come l’aspirina. In particolare, un farmaco studiato per un’emergenza estremamente specifica non dovrebbe essere preso a cuor leggero. Io spero che le farmacie in Belgio siano state assaltate per il solo acquisto, così la gente ha le pillole in casa, e che le persone non abbiano assunto quella roba.
Anche in Italia è partita una corsa a fare la scorta di queste compresse. Vogliamo ricordare il motivo, ai nostri lettori, di questa corsa?
Il motivo è che continuano ad arrivare voci di possibili danni nucleari, danni radiologici, dovuti alla guerra in Ucraina. A volte si parla del sito di Chernobyl, a volte si parla delle centrali nucleari attualmente attive sul territorio ucraino, qualcuno ventila anche l’ipotesi, decisamente improbabile, che Putin possa usare l’arma atomica. Ovviamente chi prende queste notizie sul serio e soprattutto chi crede all’eccessivo allarmismo di certi giornali si preoccupa e va a comprare quello che gli è stato detto potrebbe prevenire alcuni problemi dovuti a fall-out radioattivi. Ora, non c’è in realtà nessun pericolo, noi siamo a centinaia, migliaia, di chilometri dal territorio ucraino e da possibili conseguenze radiologiche, anche qualora ci fossero eventi radiologici. Noi non corriamo alcun rischio e persino quando c’è stato Chernobyl le misure precauzionali messe in atto in Italia furono assolutamente ridondanti, per cui non c’è assolutamente alcuna ragione. Poi purtroppo i giornali fanno molto allarmismo in questo senso, quindi è difficile tranquillizzare le persone. È un po’ la stessa cosa che è successa con il Covid, quando all’inizio la gente dava l’assalto ai supermercati, rubava le mascherine dagli ospedali…
Questo anticipa la domanda successiva che volevo farle. Questa frenesia all’acquisto mi ha ricordato molto quanto avvenuto all’inizio della pandemia con i gel, con i generali alimentari… Sono due situazioni estremamente diverse e per certi versi anche imparagonabili. Possiamo però secondo lei trovare dei punti in comune? Si sta creando disinformazione rispetto al pericolo reale?
In questo caso direi che la disinformazione rispetto al pericolo reale è totale. Nel caso del Covid il pericolo c’era, c’è, nel senso che si tratta di un virus rispetto al quale è giusto proteggersi, però, al di là di questo, evidentemente, in entrambi i casi, le persone non sono in grado di analizzare la situazione con razionalità e si fanno prendere dal panico, per cui, sì, c’è questa cosa in comune. I giornalisti, da questo punto di vista, non fanno molto onore al loro lavoro perché molto spesso si aggrappano a questa isteria popolare per vendere qualche copia in più invece di fare informazione seria e tranquillizzare le persone. Questo vale sia per la situazione presente sia per la situazione del Covid, come nel caso di quegli articoli un po’ terroristici sul vaccino Astrazeneca, per cui ci sono sicuramente delle similitudini per il modo con cui la notizia viene trattata dai media, sia al livello del fatto che le persone non riescono ad avere una percezione razionale del pericolo basata sui numeri. Anche durante il Covid ovviamente c’erano tutta una serie di problematiche, tutta una serie di pericoli concreti, ma proprio per questo la cosa più importante era non farsi prendere dal panico, non svuotare i supermercati, sicuramente non far sparire tutte le mascherine e tutti i gel, che magari servono alle categorie più fragili e al personale medico. Allo stesso modo, se oggi dovesse esserci un evento radiologico che coinvolge l’Italia bisognerebbe che le eventuali riserve di ioduro di potassio fossero usate in maniera prioritaria proprio sui bambini perché come ho detto la tiroide sviluppata non corre il pericolo di sviluppare un tumore in seguito all’assunzione di iodio radioattivo per cui, di nuovo, questa isteria potrebbe pregiudicare le categorie più fragili. Ovviamente, ripeto, in un caso si trattava di un’eventualità reale, in questo caso si tratta di un’eventualità assolutamente immaginaria, ma l’isteria è la stessa.
Arrivo, infine, alla vostra pagina di divulgazione scientifica, L’Avvocato dell’Atomo, attraverso la quale combattete continuamente contro la cattiva informazione sul nucleare che circola in Italia, dove, dopo l’incidente di Chernobyl, questo tipo di energia è diventato un tabù. Guardando oltre gli attuali scenari di guerra, secondo lei come e perché, parafrasando il titolo di un film di Stanley Kubrick, potremmo e dovremmo imparare a non preoccuparci e ad amare il nucleare?
Premesso che ho utilizzato la stessa citazione come un titolo di capitolo di un libro che ho in via di pubblicazione, quello che bisognerebbe imparare a fare relativamente al nucleare è dei confronti numerici. Ovviamente il nucleare ha causato degli incidenti ma non è l’unica fonte di energia ad averlo fatto. Se non si fanno i dovuti confronti, guardando quanti incidenti, quanti morti rispetto a quanti impianti, quanti anni di produzione, allora ovviamente si dà risalto solo a quelli nucleari e questo fa sembrare il nucleare una fonte di energia pericolosissima. In realtà, solo andando a vedere i disastri l’idroelettrico è peggio, se poi andiamo a vedere non solo gli eventi disastrosi ma anche le morti quotidiane allora i combustibili fossili che provocano malattie respiratorie attraverso l’inquinamento sono di gran lunga peggio rispetto a qualsiasi alternativa. Questo vale per gli incidenti come vale per la quantità di rifiuti prodotti. Si guarda alle scorie nucleari e si dice ‘Ah, il nucleare produce scorie’, come se tutto il resto non producesse scorie. Invece non è proprio così. Il nucleare produce scorie, così come il solare, l’eolico, l’idroelettrico e dei combustibili fossili non ne stiamo neanche a parlare. Allora di nuovo il confronto va fatto sui numeri, su quante sostanze pericolose produciamo, se sono liquide, solide o gassose (la cui difficoltà di gestione non è la stessa), quanto sono pericolose e quante ne produciamo a parità di energia.
Se facciamo un po’ di confronti, vediamo che il nucleare produce rifiuti come qualsiasi altra fonte di energia. Quelli nucleari sono più pericolosi di altri – anche se non di tutti – ma sono quantitativamente migliaia o centinaia di volte di meno e allora si può fare un confronto razionale e informato su questa tematica, altrimenti si parla per slogan, cosa molto comune, e non si va da nessuna parte.
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