Le Benzodiazepine sono una classe di psicofarmaci usati per il trattamento degli stati d’ansia, ma agiscono anche come induttori del sonno e miorilassanti.
Commercialmente sono note coi nomi di xanax, tavor, lexotan, minias, valium: il consumo mondiale di questi farmaci è tra i più elevati, basti pensare che in Italia nel 2019 si stimavano circa 4,4 milioni di consumatori; nel 2020 verosimilmente questo dato è destinato ad aumentare visti gli effetti psicologici dell’attuale pandemia da Sars-Cov2 sulla nostra salute mentale.
L’ utilità delle benzodiazepine nella terapia di molti disordini riguardanti il sistema nervoso centrale è indubbia, ma se abusate o assunte per troppo tempo possono creare stati di severa dipendenza.
A cosa servono le Benzodiazepine?
La molecola di base della benzodiazepina è formata da tre anelli esagonali che vanno a legarsi a un particolare recettore presente nelle cellule nervose che si attiva grazie all’interazione di un messaggero chimico chiamato GABA.
Il sistema nervoso è una complessa rete attraversata da impulsi elettrici che viaggiano tra le cellule; per fare in modo che avvenga il trasferimento dell’impulso elettrico da una cellula e l’altra è necessario che le due cellule comunichino tra loro grazie a dei messaggeri chimici, chiamati neurotrasmettitori: il GABA è un neurotrasmettitore che, legandosi al suo recettore sulle cellule neuronali, libera impulsi elettrici negativi che diminuiscono il fluire della corrente nervosa attraverso il SNC.
Le benzodiazepine vanno a legarsi al recettore del GABA, attivandolo senza che esso vi interagisca, aumentando il numero di impulsi elettrici negativi liberati dalle cellule e quindi una sorta di diminuzione della comunicazione elettrica in tutto il sistema nervoso.
Le benzodiazepine quindi sono usate sia come tranquillante e sedativo ma anche anti-convulsivante.
La mancanza di segnalazioni neuronali si traduce in uno stato di intorpidimento psichico e motorio che in un soggetto ansioso può giovare nel ristabilire una condizione di comfort, mentre in un individuo tranquillo induce un effetto di forte rilassatezza e quindi utile a curare disturbi del sonno.
L’azione di questi farmaci giunge anche sulle terminazioni nervose che collegano il sistema nervoso centrale alla muscolatura del corpo, diminuendo gli impulsi elettrici che contraggono la muscolatura: questo effetto è usato per arrestare le contrazioni muscolari incontrollate che avvengono durante le convulsioni.
Questi farmaci sono da considerare uno strumento molto valido ed efficace se usati in un periodo ristretto, ossia dalle 2 alle 4 settimane: sottoporsi alla somministrazione di benzodiazepine per un tempo superiore è molto pericoloso in quanto può generare severi fenomeni di dipendenza.
Come si diventa dipendenti da Benzodiazepine?
Com’è stato descritto precedentemente, il meccanismo d’azione di queste sostanze prevede che esse vadano a sostituirsi alla segnalazione chimica di un certo neurotrasmettitore chiamato GABA: i sistemi biologici sono sistemi che ragionano con una logica economica, ossia se c’è già una sostanza somministrata dall’esterno che sostituisce l’effetto di un neurotrasmettitore, il nostro corpo farà a meno di produrlo per investire l’energia della sua produzione in qualcosa di secondo lui più necessario; nel caso delle benzodiazepine, un’esposizione molto prolungata a questo tipo di farmaco andrà inevitabilmente a deprimere la segnalazione di GABA e quindi una diminuzione della sua segnalazione.
Questo meccanismo adattativo del nostro corpo è la base dell’insorgenza della dipendenza: se una persona è abituata a prendere il farmaco per molto tempo e in dosi elevate e ne sospende l’uso bruscamente, può andare incontro a un inasprimento dei sintomi psico fisici che avevano richiesto l’intervento delle benzodiazepine.
Un’altra considerazione molto importante su questo tipo di farmaco è che combatte i sintomi ma non risolve la causa dei disturbi, per questo motivo un soggetto in preda a forti stati di stress psichico potrebbe convincersi che l’assunzione delle benzodiazepine sia uno strumento per risolvere i suoi conflitti interiori, abituandosi così a una sua costante assunzione che si trasforma nel giro di poco tempo in una dipendenza.
I soggetti assuefatti dall’uso delle benzodiazepine si intrappolano in un meccanismo di “auto dosaggio” del farmaco infrangendo le quantità imposte dal piano terapeutico del proprio medico: si sviluppa un ciclo psicologico in cui l’ansia cresce dopo alcune ore dall’ultima assunzione fino a che, somministrandosi la dose successiva, il sintomo decade ridando via al ciclo che nel tempo va a allinearsi col ritmo della quotidianità.
Sintomi della dipendenza da Benzodiazepine
L’assuefazione e dipendenza dalle benzodiazepine possono determinare, nel caso si sospenda l’assunzione, alla comparsa di una sorta di sindrome caratterizzata dal ritorno dei sintomi precedenti al trattamento ma notevolmente più accentuati:
- forti stati d’ansia
- deliri psicotici
- allucinazioni
- disorientamento
- Per la somministrazione in soggetti epilettici, il quadro clinico da riacutizzazione dei sintomi può anche essere letale.
Nel caso in cui l’individuo si sforzi con delle sospensioni ricorrenti si instaura una sintomatologia tipica caratterizzata da:
- alternanza di torpore e nervosismo/agitazione
- aggressività
- stato di allarme
- accentuazione della percezione sensoriale con effetto sgradevole (luci accecanti, colori troppo vivi o “liquidi”, necessità di indossare occhiali da sole, suoni troppo violenti, ipersensibilità al tatto, intolleranza al dolore).
Cosa fare se si sviluppa dipendenza da Benzodiazepine
Nel caso tu stessi pensando di essere preda di una dipendenza da dipendenza da benzodiazepine la cosa più giusta da fare è confrontarsi subito con un medico e uno psicoterapeuta in modo da farsi seguire nel percorso di emancipazione dall’abuso del farmaco: se pensi di aver bisogno di un professionista, sappi che puoi avvalerti anche di uno psicologo online.
Solitamente le strategie per dissuadere dalla dipendenza consistono nel diminuire di piccoli quantitativi la dose di farmaco giornaliera, in modo da abituare il sistema nervoso all’assenza progressiva delle benzodiazepine.
Per fare un esempio pratico, se un soggetto è abituato a prendere 20 gocce di benzodiazepine al giorno, è necessario che di giorno in giorno diminuisca il quantitativo non più di una goccia alla volta; in certi casi l’assunzione compulsiva di benzodiazepine è associata con stati di depressione e quindi il piano di dissuasione dalla dipendenza deve essere accompagnato dalla somministrazione di farmaci antidepressivi.
Una strategia che viene scelta dal medico per fronteggiare l’abuso da benzodiazepine può essere anche la somministrazione di un farmaco apposito: il clonazepam.
Il clonazepam non è altro che una benzodiazepina esso stesso con la particolarità di rimanere in circolo molto più tempo all’interno del corpo senza generare però effetti collaterali: questo fa in modo che il soggetto non senta il ciclico bisogno della somministrazione del farmaco e possa così emanciparsi dal giogo psicologico dell’assunzione a intervalli regolari del farmaco.
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