Cosa significa “farmaco etico”?

Il nome dei cosiddetti farmaci “etici” non deve niente all’omonimo concetto filosofico. Ma allora, a cosa si riferisce e che tipo di farmaci indica?

Farmaco etico

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    I farmaci non sono tutti uguali: per alcuni è obbligatoria la ricetta medica, altri possono essere venduti direttamente dal farmacista, altri ancora possono essere acquistati in parafarmacia o addirittura in alcuni supermercati. Anche le modalità d’acquisto possono variare: a volte è il Sistema Sanitario Nazionale a rimborsarli, altre la spesa per comprarli può essere almeno in parte detratta al momento della dichiarazione dei redditi. Soprattutto gli utenti più anziani o quelli meno abituati ad assumere farmaci, possono sentirsi smarriti di fronte a tutte queste classificazioni e regole. Oggi andiamo ad approfondire cosa sono i farmaci etici e in cosa si differenziano da tutti gli altri.

    Cosa sono i farmaci etici

    L’espressione “farmaci etici” si riferisce a quei principi attivi che hanno obbligatoriamente bisogno della ricetta medica per essere acquistati in farmacia. L’aggettivo “etici” non allude quindi al concetto filosofico-morale, ma piuttosto al senso deontologico, ovvero professionale.

    Fanno parte di questa categoria tutti quei farmaci essenziali e impiegati nella cura di molte condizioni croniche, come:

    Tutt’altro significato ha lo stesso aggettivo se ci si riferisce a prodotti etici, ovvero realizzati in modo sostenibile nei confronti delle risorse naturali, animali e umane impiegate. Esempi di prodotti etici sono quelli cosmetici non sperimentati sugli animali e che contengono materie prime biologiche e vegane, ovvero non di origine animale.

    Farmaci etici, farmaci generici e farmaci OTC

    Abbiamo visto che i farmaci etici sono quelli per i quali è necessaria la ricetta medica; questa deve riportare la tipologia, la quantità e la qualità del farmaco, oltre al codice fiscale del destinatario. Che differenza c’è però fra la dicitura farmaco etico e farmaco OTC? E fra farmaco OTC e SOP?

    Iniziamo dicendo che ogni farmaco è composto da:

    • un principio attivo, ovvero una sostanza con un effetto farmacologico (ad esempio il paracetamolo o l’ibuprofene)
    • degli eccipienti, ovvero sostanze inerti, senza un’azione terapeutica, ma necessarie per veicolare il principio attivo. Questo non significa che siano prive di effetti: bisogna prestarvi attenzione perché potrebbero essere dannose in presenza di particolari condizioni di salute; ad esempio, il saccarosio è un eccipiente da evitare se si ha il diabete, così come il lattosio se si è intolleranti

    I farmaci che comunemente usiamo, acquistandoli in farmacia in seguito al consiglio del proprio medico o del farmacista stesso, sono detti OTC, che letteralmente significa “Over The Counter” e che in italiano si traduce con “farmaci da banco”. Sono quelli che i clienti della farmacia possono prendere da soli dagli espositori.

    Diversamente, i farmaci SOP – Senza Obbligo di Prescrizione – non hanno bisogno della ricetta medica ma è necessario un consulto con il personale della farmacia, che potrà, in base ai sintomi, consigliare quello più adatto. È una categoria che troviamo solo in Italia, per la quale non è consentito fare pubblicità al pubblico ma solo rivolta agli operatori sanitari (così come per i farmaci con obbligo di prescrizione). Dei contenuti promozionali legati a queste categorie di farmaci è responsabile l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco).

    I farmaci OTC possono essere invece oggetto di pubblicità (pensiamo ad esempio ai numerosi spot di sciroppi per la tosse in autunno e inverno), regolamentata e approvata in questo caso dal Ministero della Salute.

    Indipendentemente dalle modalità di prescrizione e acquisto, dal 1995 è poi possibile trovare in commercio i cosiddetti farmaci generici – dal 2005 chiamati farmaci equivalenti, anche per superare lo scetticismo che questo nome apparentemente poco affidabile aveva generato. Cosa sono?

    Farmaci generici

    I farmaci generici o equivalenti sono venduti solo con il nome del principio attivo che contengono e non con il nome commerciale con il quale sono di solito conosciuti.

    Questo è possibile quando il brevetto – ovvero una sorta di patente di esclusività che in Italia ha la durata di venti anni – è scaduto. I farmaci equivalenti sono quindi uguali a quelli venduti con il nome commerciale, ma costano meno: in Italia per legge il loro prezzo deve essere almeno del 20% inferiore.

    Nonostante il nome “generici” abbia, soprattutto inizialmente, creato un po’ di diffidenza, questi farmaci sono in tutto equivalenti alle loro controparti “di marca”: devono avere la stessa concentrazione, la stessa forma farmacologica e la stessa via di somministrazione (compresse, sciroppo, crema…).

    Il costo inferiore è dovuto proprio al fatto che sono “copie” di medicinali già in commercio e quindi già testati e studiati, perciò le ricerche per metterli a punto sono meno dispendiose a livello economico e di tempo, anche per le aziende.

    L’unica cosa in cui possono differire dai farmaci di marca sono gli eccipienti, che però devono essere comunque bioequivalenti, ovvero avere le stesse modalità di rilascio, frequenza e concentrazione delle specialità medicinali corrispondenti.

    I farmaci etici sono detraibili?

    In Italia i cittadini possono detrarre almeno in parte le spese mediche sostenute; fra queste rientrano non solo quelle per le visite specialistiche, ma anche le spese per i farmaci. In particolare, la maggior parte dei farmaci etici (circa l’80%) sono farmaci di classe A, ovvero a carico del Sistema Sanitario Nazionale e perciò completamente gratuiti per i pazienti.

    Alcuni farmaci etici e gran parte dei medicinali OTC e SOP rientrano invece nella fascia C: ciò significa che sono a carico del cittadino, ma in parte detraibili se si presenta l’apposita fattura o scontrino fiscale al momento della dichiarazione dei redditi.

    Fonti

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