Gli acufeni colpiscono il 10% della popolazione con una maggiore incidenza negli adulti tra i 50 e i 60 anni; da sempre considerati una maledizione da chi ne soffre, adesso la ricerca scientifica sembra aver fatto un po’ più luce sulle cause e gli eventuali rimedi da porre.
Cosa sono gli acufeni?
L’acufene è la percezione continua di un suono non corrispondente ad alcuna fonte sonora esterna; viene descritto come un rumore insistente, spesso come uno squillo, ma può anche assumere i tratti di un ‘’clic’’, un ronzio, un sibilo o un ruggito, ed è spesso accompagnato da una perdita dell’udito. Può essere percepito all’interno di un orecchio o da entrambe oppure localizzato ‘’all’interno del cranio’’.
L’acufene colpisce intorno ai 6 milioni di soggetti in Italia con un’incidenza maggiore per gli over 55.
Questa condizione non è considerata una malattia in senso stretto ma può persistere come un disturbo tanto fastidioso da compromettere il normale svolgersi delle attività quotidiane andando a ledere soprattutto l’attenzione e il ciclo del sonno.
Cause degli acufeni
Le cause biologiche dell’acufene non sono ancora esattamente note ma si conoscono alcune condizioni che portano alla sua manifestazione; tra le più importanti possiamo ricordare:
- Esposizione a forti rumori
- Danneggiamenti ai nervi e alle cellule uditive dovuto a trattamenti farmacologici
- Accumulo di cerume
- Infezioni dell’orecchio medio
- Invecchiamento
- Malattia di Meniere, una patologia che compromette l’organo dell’equilibrio, situato all’interno dell’orecchio
La ricerca medica è incentrata sull’esplorazione delle cause dell’acufene all’interno del processo di ricezione dello stimolo sonoro.
Come mai si verificano gli acufeni
I nostri organi di senso non sono altro che dei sensori che misurano costantemente l’ambiente attorno a noi al fine di raccogliere dati da inviare al cervello, che li rielabora per costruire una consapevolezza dello spazio in cui ci troviamo; per inviare le informazioni al sistema nervoso è necessario che le cellule degli organi sensoriali siano interfacciate con delle terminazioni nervose attraverso delle particolari giunzioni chiamate sinapsi all’interno delle quali vengono liberati sostanze chimiche chiamate neurotrasmettitori che permettono l’insorgenza dell’impulso nervoso destinato al cervello.
Quello che noi chiamiamo comunemente orecchio, in realtà si chiama padiglione auricolare ed è solo una parte dell’orecchio anatomicamente detto; questa porzione esterna ha il compito di raccogliere le frequenze acustiche e convogliarle nelle porzioni interne dell’orecchio tramite il canale uditivo.
Il suono all’interno dell’orecchio fa vibrare tre minuscole ossa articolate tra loro che si chiamano martello incudine e staffa, le quali trasferiscono le vibrazioni all’interno di una cavità a forma di chiocciola inserita nel cranio che prende il nome di coclea: l’interno di questa struttura è rivestito da bizzarre cellule con finissime protuberanze che vibrano al risuonare dell’onda sonora e fanno partire una scarica elettrica che viene convogliata al nervo acustico tramite la liberazione di un amminoacido chiamato glutammato, che in questa sede ha il ruolo di neurotrasmettitore.
Secondo i ricercatori è abbastanza verosimile che alla base dell’insorgenza dell’acufene vi sia un’interferenza di qualche tipo durante la trasmissione del segnale acustico dall’orecchio interno al sistema nervoso.
Negli ultimi anni alcune ricerche suggeriscono che alla base dell’insorgenza di questo disturbo vi possano essere dinamiche legate allo stress ossidativo; per stress ossidativo si intende una condizione di accumulo di sostanze contenenti ossigeno caratterizzate da una notevole reattività ed azione logorante nei confronti delle molecole che compongono le cellule: sembra che l’esposizione delle cellule capellute ad alti livelli di stress ossidativo possa mandare in tilt il loro meccanismo di trasmissione del segnale acustico al cervello e quindi predisporre l’insorgenza dell’acufene.
Un’ulteriore evidenza riguarda il ruolo del glutammato all’interno della trasmissione dell’impulso: una concentrazione troppo elevata di glutammato all’interno delle cellule capellute può determinare una segnalazione di scariche elettriche che vengono percepite dal sistema nervoso come un suono indipendentemente dalla presenza di una fonte acustica, determinando l’acufene.
Proprio per questo tipo di meccanismo sembra essere efficace il Magnesio.
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