Il sonno dei neonati è quanto di più complesso da gestire per i genitori. I brutti sogni sono dietro l’angolo e saperli gestire è molto più complesso di quanto possa sembrare. Per questo il co-sleeping è una tecnica adottata dai genitori con i più piccoli. Ma in cosa consiste? Quali sono i pro e i contro?
Che cos’è il co-sleeping?
Dormire bene è sempre un tasto dolente. Lo è per gli adulti, figuriamoci per i bambini più piccoli. Abbiamo già conosciuto diverse tecniche per favorire il complesso sonno del neonato: integratori e sonniferi naturali, coach del sonno… Insomma, l’argomento della nanna del neonato è sempre molto delicato e complesso. Ogni genitore prova diversi metodi per far dormire i bambini e tra questi uno dei più conosciuti e utilizzati è il co-sleeping. Ma in cosa consiste?
Si tratta dell’abitudine di far dormire il neonato nello stesso letto dei genitori; è una pratica adottata soprattutto nelle prime settimane di vita del neonato, quando mamma e bambino dormono insieme per l’allattamento. La scelta del co-sleeping deriva dalla decisione di essere sempre a disposizione del bambino, così da rispondere in maniera immediata alle sue esigenze. Inoltre, la presenza del genitore è molto rilassante per il bambino, che si sente rassicurato e non avrà difficoltà a dormire.
Per essere ancora più precisi, si può fare questa distinzione:
- Si parla di room sharing quando si condivide la camera da letto con il bambino
- Si parla di co-bedding o bed sharing quando si condivide il letto con il bambino
- Si parla di side-bed quando si affianca una culla al letto dei genitori.
Ma quante volte si è sentito dire da amiche, nonne e zie che è meglio non abituare troppo il bambino a dormire sempre con mamma o papà? È veramente così sbagliato?
Cerchiamo di vederlo in modo più approfondito.
Perché fare co-sleeping?
Nelle prime settimane di vita del neonato, per il genitore è normale dormire al fianco del proprio bambino, così da essere pronto a qualsiasi bisogno. Inoltre, dormire insieme al bambino è molto rassicurante per la madre più ansiosa e crea una maggiore intesa con il bambino. Quest’ultimo, ovviamente, sarà più rilassato durante il sonno e non avrà alcuna difficoltà ad addormentarsi. La maggior parte delle mamme attente ai bisogni del bambino risponde in maniera costante e coerente alle richieste di vicinanza del figlio e, con il tempo, anche il bambino finirà per rassicurarsi e capirà che la mamma, anche se non è presente nel letto con lui, c’è e accorrerà da lui nel momento del bisogno.
Perciò dare al neonato la possibilità di dormire vicino alla madre quando ne ha bisogno aumenterà la sua capacità di restare da solo nel letto: questo perché è stato tranquillizzato con la presenza costante del genitore. Secondo alcuni studi, l’84% di bambini di 9 mesi si sveglia almeno una volta durante la notte, continuando a farlo fino ai 2-3 anni. Questa abitudine, tuttavia, si interrompe tra i 5 e i 10 anni, quando ormai i bambini hanno imparato a dormire da soli.
Dormire con i genitori non ostacola il normale sviluppo del bambino, anzi: il co-sleeping garantisce la sicurezza sia del figlio che del genitore e questo permetterà la successiva indipendenza con maggiore facilità. Inoltre può essere portato avanti anche il co-sleeping a richiesta, ovvero l’abitudine a dormire insieme al genitore quando il bambino ha paura, è malato o ansioso.
D’altronde il bambino piccolo fino ai 6-7 mesi mostra i propri disagi e bisogni piangendo, ma si acquieta subito con il contatto fisico del genitore, con il suono tranquillo della voce e con la visione di un volto umano. Se viene garantita questa vicinanza fin da subito durante la fase del sonno, sarà più facile in seguito per il bambino rendersi indipendente quando andrà a dormire da solo nella propria cameretta.
Quali sono le culle migliori per il co-sleeping?
Abbiamo visto come il co-sleeping sia vantaggioso per il bambino. Ma quali sono le culle migliori per farlo dormire meglio? Molti genitori preferiscono dormire con il bambino nel lettore, lasciandogli prendere posto al centro; tuttavia il bed sharing (ovvero dormire nello stesso letto) è considerata come una delle possibili cause di SIDS, ovvero della morte improvvisa del lattante. Inoltre, anche per abituare il bambino a dormire poi da solo, è bene scegliere la culla giusta per il co-sleeping.
La culla per il co-sleeping è dunque la miglior soluzione per condividere il sonno con il proprio figlio. Basta metterla di fianco al letto, così da favorire meglio anche l’allattamento al seno. Avere la culla di fianco permette un contatto continuo tra madre e figlio e garantisce a entrambi i genitori di vegliare sul sonno del piccolo. Inoltre non è certo da sottovalutare anche l’intimità della coppia che trarrà beneficio da questa suddivisione degli spazi.
La culla per il co-sleeping di norma ospita neonati fino a 6-8 mesi ed è priva di spondina sul lato lungo; questo permette di posizionarla vicino al letto e di agganciarla ad esso. Tuttavia la spondina non è del tutto assente: in molti modelli di culla c’è la possibilità di rialzarla e di ottenere così un comodo lettino. Il materiale della culla è in tessuto sfoderabile plastico e atossico, talvolta perfino in legno. Per chi vuole cercare una soluzione più duratura, ci sono le culle trasformabili, che diventano dei comodi lettini così da essere sfruttate fino ai 2 anni di età.
Co-sleeping sicuro: cosa fare
Quali sono le regole giuste da applicare per fare co-sleeping in sicurezza?
- Il neonato deve sempre dormire supino
- È meglio usare un materasso che sia abbastanza rigido; sono da evitare i materassi troppo morbidi, altrimenti il bambino rischia di affondare
- Via i cuscini e le coperte troppo pesanti: in questo modo verranno evitati rischi di soffocamento notturno. Lo stesso vale con la presenza di peluche intorno alla testa del bambino
- Se un genitore decide di far dormire il proprio bambino nel letto, è bene non metterlo mai al centro, dal lato della madre, mettendo un’opportuna spondina di sicurezza così da impedire che possa cadere
- È bene evitare qualunque spazio vuoto tra il materasso e la sponda del letto: in questo modo il bambino non resterà intrappolato.
Co-sleeping e SIDS
La sindrome della morte in culla è la paura di molti genitori. Non è un caso che sia collegata al co-sleeping. Secondo alcuni dati, sembra che la posizione dei neonati nella culla sia una delle cause principali di SIDS. Nonostante si tratti di una sindrome dalle cause ancora non molto chiare, è stata più volte trovata una correlazione con il co-sleeping nel lettone dei genitori. Far dormire il bambino al centro del lettore è una scelta sconsigliata perché il neonato rischia di girarsi e dormire su un fianco o prono: queste due posizioni sono molto pericolose perché gli impediscono di respirare adeguatamente.
Questo è il motivo per cui il bambino deve dormire sempre in posizione supina e all’interno di una culla. Il co-bedding è molto sconsigliato per il rischio di morte prematura e improvvisa del bambino. Utilizzando le giuste culle è possibile tenere vicino il proprio bambino all’interno della culla, così da tranquillizzare sia il genitore che il figlio.
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