Molte sono le ragioni per cui il concepimento non va a buon fine, che possono dipendere sia dall’uomo che dalla donna, ma che non portano al raggiungimento della gravidanza. Per questo motivo o per altre scelte di vita è possibile ricorrere alla procreazione medicalmente assistita. SIAMS, Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità, fornisce un quadro completo di tutte quelle che sono le varie tecniche di procreazione assistita. In particolare le tecniche sono suddivise in vari livelli:
- al 1° livello troviamo la IUI, una tecnica che non prevede il prelievo di ovociti, ma l’immissione del liquido seminale all’interno della cavità uterina o, nella variante ICI, nella cervice;
- al 2° e 3° livello invece troviamo FIVET e ICSI poiché si effettuano entrambe con prelievo ovocitario e fertilizzazione in vitro. Le tecniche sono poi definite di terzo livello se prevedono un intervento chirurgico in laparoscopia con anestesia.
Da un report, datato 2013, dell’Istituto Superiore di Sanità si evince come, con la tecnica FIVET, su 54.523 coppie trattate, si siano ottenute ben 12.775 gravidanze. Dal portale di IVI Italia, clinica PMA con sede a Roma, Milano e Bari, il tasso di gravidanza con FIVET e ICSI è pari al 95%, un tasso calcolato su 3 tentativi con tutti gli embrioni freschi e congelati.
Cosa significa FIVET?
La sigla FIVET, o, ancor meglio, IVF-ET ( in Vitro Fertilization- Embryo Transfer), sta letteralmente per: fecondazione in vitro con trasferimento dell’embrione. Trattasi cioè di una delle tecniche della riproduzione assistita che prevede l’unione dell’ovocita (o cellula uovo nella donna) e degli spermatozoi, effettuata in vitro, con il successivo impianto dell’embrione prodotto nell’utero femminile al fine di ottenere una gravidanza. Questa tecnica fu elaborata da Robert Edwards e Patrick Steptoe, i padri della fecondazione in vitro, che la utilizzarono per “mettere al mondo” Luise Brown nel Luglio 1978. Pare che ad oggi, con la FIVET, siano nati oltre sette milioni di bambini in tutto il mondo. Non a caso, Robert Edwards è stato poi insignito del Nobel per la medicina nell’anno 2010, proprio per l’invenzione di questa tecnica.
FIVET: quando farla e per chi è indicata?
Questa tecnica può essere utile nei seguenti casi di infertilità femminile:
- impervietà tubarica: quando le tube risultano bloccate in parte o completamente, per cui gli spermatozoi non riescono a raggiungere gli ovuli;
- presenza di endometriosi, che causa spesso infertilità;
- riserva ovarica ridotta, che spesso si riduce con l’avanzamento dell’età. Per questo la FIVET è spesso pensata come prima linea di trattamento in coppie infertili in cui la donna ha più di 40 anni.
È inoltre consigliata nei casi di infertilità maschile di una certa gravità – poiché quando è lieve può essere solo sufficiente l’inseminazione – e nei casi di infertilità idiopatica, ovvero di cui non si conoscono o non si riescono ad indagare le cause. La FIVET è inoltre consigliata se la coppia ha già provato altre tecniche di fecondazione assistita che non hanno prodotto i risultati sperati. La FIVET è consigliata anche alle coppie portatrici di malattie genetiche: infatti, dopo che gli ovuli vengono fertilizzati in vitro, è possibile prima del reimpianto dell’embrione in utero verificare la presenza di malattie genetiche o alterazioni cromosomiche. Gli embrioni che non sono affetti da malattie genetiche possono essere quindi impiantati ottenendo una gravidanza libera dal rischio di quella specifica malattia.
FIVET, una tecnica indolore?
Sicuramente per la donna la FIVET non comporta dolori, proprio perché si tratta di una tecnica non invasiva e che non necessita di ricovero, ma la terapia farmacologica prescritta spesso ha fatto emergere vari tipi di rischi che potrebbero essere collegati ad essa:
- iperstimolazione ovarica;
- basso peso del bambino alla nascita;
- malformazioni congenite.
Non è tuttavia scientificamente provato che i farmaci prescritti siano la reale causa di tali rischi, bensì possono essere collegati alle condizioni di infertilità preesistenti che hanno portato la donna a ricorrere a tale tecnica.
FIVET: come funziona?
Ci sono ovviamente variazioni da centro a centro nella procedura della tecnica FIVET, ma sono comunque quattro i passaggi fondamentali:
- Stimolazione ovarica controllata: grazie alla somministrazione di gonadotropine, iniettate dalla donna stessa sottocute per 10-15 giorni, le ovaie vengono stimolate a produrre più follicoli contemporaneamente. Durante questo periodo ci si sottopone a controlli ecografici e ormonali per capire quanto i follicoli sono maturi. Quando almeno due o tre follicoli hanno raggiunto una dimensione di circa 16-20 mm di diametro se ne induce la maturazione finale con un’iniezione dell’ormone hCG ( da qui il rischio di iperstimolazione ovarica);
- Pick up e preparazione degli spermatozoi: dopo 34 ore dall’iniezione vengono prelevati gli ovociti per via vaginale, utilizzando un ago cavo per pungere il follicolo. È il cosiddetto Pick-up, un’operazione che avviene in sala operatoria con anestesia locale. Nel frattempo si raccoglie anche il seme del partner tramite semplice eiaculazione.
- Fecondazione in vitro: gli ovociti e gli spermatozoi vengono uniti insieme in una piastra in cui si crea il terreno di coltura adatto e si lascia che gli spermatozoi penetrino l’ovocita in modo naturale. Dopo circa 16-18 ore vengono osservati e gli ovociti che sono stati fecondati vengono trasferiti in un altro mezzo di coltura e riesaminati dopo altre 24-48 ore.
- Trasferimento: gli embrioni ottenuti vengono osservati e selezionati per individuare quelli con le caratteristiche morfologiche migliori. In seguito si procede al trasferimento di uno o due degli embrioni idonei per l’impianto. Il trasferimento avviene di solito dopo tre giorni dalla fecondazione. L’embrione viene trasferito nell’utero della donna con procedura ambulatoriale, senza bisogno di sedazione.
Solitamente se dopo il trasferimento restano embrioni di qualità vengono sottoposti a congelamento, per poterli riutilizzare, all’occorrenza, in cicli successivi di fecondazione assistita senza bisogno di ricominciare con la stimolazione ovarica.
Dove fare la FIVET?
In Italia esistono ben 369 strutture attive che effettuano PMA, solo 132 però sono in regime di convenzione con il sistema sanitario nazionale. Nonostante ciò, sono comunque le più attive, con un tasso del 66% di erogazione di tali prestazioni. Le regioni con più centri sono Friuli Venezia Giulia, Basilicata, Valle d’Aosta e Sardegna, mentre in fondo alla lista troviamo Lazio, Sicilia, Calabria e Molise. Quest’ultima, in special modo, non presenta strutture di questo tipo. Se guardiamo invece al dato complessivo, strutture pubbliche e private, la Lombardia detiene il primato con ben 20.500 mila interventi. Anche la Toscana è a buon punto, con il 95,6% di cicli eseguiti in centri di 2° e 3° livello a carico del SSN. Dal portale www.doveecomemicuro.it è possibile consultare e confrontare tutte le strutture sanitarie, pubbliche o private e accreditate con il Sistema Sanitario Nazionale, più vicine a te.
Normative in campo PMA
In Italia la procreazione medicalmente assistita è ancora oggetto di dibattiti di tipo etico e legislativo. Tuttora è regolamentata dalla Legge n.40/2004 redatta in Gazzetta Ufficiale. Nel corso degli anni ha subito vari cambiamenti che hanno permesso di surclassare precedenti divieti previsti dalla stessa legge: le coppie fertili portatrici di malattie genetiche, per esempio, non potevano accedere a tali trattamenti. Tuttavia permane ancora il divieto di donazione di embrioni, la sperimentazione su questi e l’impiego di tecniche di procreazione medicalmente assistita su coppie con partner dello stesso sesso e/o maternità surrogata.
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