La ministra Azzolina ha ufficialmente dichiarato: il 14 settembre riapriranno le scuole, il comitato tecnico-scientifico della Protezione Civile ha diffuso il documento tecnico dove sono indicate “poche semplici regole, soluzioni realizzabili che ci permetteranno di tornare tra i banchi in sicurezza”. Tecnicamente ad aprire le porte in questa data saranno le regioni Lombardia, Lazio, Sicilia, Liguria, Basilicata, Umbria, Abruzzo, Trentino, Piemonte, Valle d’Aosta, Emilia Romagna e Campania mentre l’Alto Adige lo farà già il 7 settembre, Toscana e Marche il 15 settembre e la Puglia, in ultimo, il 24 settembre.
Tornare a scuola è sempre un segnale di speranza, oltre che necessario per tutte le famiglie, e il fatto che la paura di una nuova ondata di contagi non abbia fermato i lavori istituzionali in ottica di “ripartenza” è altrettanto positivo. Tutto, come già sottolineato, si dovrà svolgere secondo le modalità elaborate dagli esperti e riportate nel documento scaricabile dal sito del Miur (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca).
La maggior parte della responsabilità sarà sulle spalle dell’istituzione scolastica, nelle persone dei dirigenti, degli insegnanti e di tutto il personale specializzato, che dovrà rispettare in prima persona le regole e controllare, per quanto possibile, che bambini e bambine non adottino comportamenti tali da favorire la diffusione del Coronavirus in misura maggiore di quanto non sia già statisticamente probabile – inutile fingere che il problema non esista, dobbiamo affrontare in sicurezza il prossimo autunno e preparare i più piccoli alla nuova realtà che li aspetta.
Dubbi e perplessità attraverseranno le menti dei genitori e di chiunque si dovrà occupare dei ragazzi, soprattutto di bambini e bambine che frequentano asili e scuole elementari: per l’età che hanno li vorremmo vedere liberi di muoversi e imparare stando in compagnia dei loro coetanei, un fattore di crescita psicologico e pedagogico molto importante. Il tempo che viviamo, invece, impone misure di contenimento di natura quasi opposta ed è nostro compito conoscerle e sfruttarle consapevolmente, non dureranno per sempre e forse potrebbero dare il via a qualche cambiamento positivo.
Organizzazione, prevenzione e protezione
All’insegna di queste tre parole d’ordine, ogni direttore scolastico dovrà procedere con la valutazione degli spazi di cui è responsabile, così da trovare le soluzioni pratiche migliori per rispettare la misura preventiva per eccellenza, il distanziamento sociale. Ci sono delle direttive generali cui fare riferimento:
- entrata e uscita dall’edificio secondo fasce orarie, così come le ricreazioni e le pause pranzo con possibilità di lunch box personali in quest’ultimo caso;
- rimodulazione delle ore di lezione a seconda del numero di classi e di studenti;
- riorganizzazione di classi e altri locali (aula magna, laboratori ecc.) e i rispettivi arredi per garantire la distanza di almeno un metro tra le persone;
- spazi comuni, aree di ricreazione e corridoi con percorsi segnalati che limitino gli assembramenti;
- promuovere lo svolgimento di attività all’aperto, compatibilmente con le variabili strutturali e metereologiche, cercando di privilegiare un metodo di apprendimento più dinamico e meno improntato alla lezione frontale;
- nel primo periodo, per quanto riguarda l’attività fisica, dovranno essere privilegiati gli sport individuali che permettano un distanziamento interpersonale di almeno 2 metri.
Il dibattito sulla DAD, la didattica a distanza, non tocca i bambini di scuola elementare, grandi abbastanza per portare la mascherina ma ancora evidentemente troppo piccoli per adattarsi a questo genere di insegnamento.
Passiamo al problema della salute individuale, di piccoli e adulti. Non ci sarà la rilevazione della temperatura all’ingresso, i genitori o comunque coloro che si occupano dei piccoli dovranno stare attenti a notare sintomi sospetti su se stessi e sui bambini. Tre regole fondamentali però saranno valide per chiunque sarà presente a scuola, pena eventuali provvedimenti e sanzioni:
- non avere una temperatura corporea superiore a 37.5°C;
- non essere stati in quarantena o isolamento domiciliare negli ultimi 14 giorni;
- non essere stati a contatto con persone positive al Covid-19, per quanto di propria conoscenza, negli ultimi 14 giorni.
La scuola garantirà la pulizia e la sanificazione degli spazi secondo i protocolli prestabiliti e renderà disponibili igienizzanti per le mani mentre personale e studenti dovranno sempre indossare la mascherina chirurgica, salvo situazioni come le ore di ginnastica o la pausa pranzo. Un occhio di riguardo sarà posto nei confronti di bambini e bambine con disabilità, o meglio nei confronti di chi lavora con loro: a seconda della tipologia di disabilità, che potrebbe richiedere il contatto ravvicinato, insegnanti di sostegno e tutori dovranno avere a disposizione anche guanti e dispositivi di protezione del viso.
Per quanto riguarda gli asili?
Innanzitutto, una certezza: bambini e bambini al di sotto dei 6 anni non dovranno portare le mascherine. Il percorso alla scuola dell’infanzia è cruciale per i più piccoli e forzare la situazione nell’ottica del distanziamento sarebbe controproducente sotto ogni punto di vista: la soluzione sarà dividere le classi in piccoli gruppi, seguiti ognuno da un educatore, che interagiranno tra loro il meno possibile.
Si ripartirà già in ritardo?
Da questa panoramica, che si concentra volutamente su questioni tecnico-sanitarie, si può intuire che il nuovo anno scolastico, il primo post pandemia, pone molte sfide logistiche ad un sistema dell’istruzione messo sotto stress già da tempo.
Ci sarà personale sufficiente per gestire i nuovi protocolli di sicurezza?
I locali delle scuole saranno abbastanza grandi per garantire il distanziamento?
I bambini vivranno bene la loro nuova quotidianità?
Come faranno i genitori o chi per loro a ripensare la giornata lavorativa in base ai nuovi orari dei più piccoli?
Sono solo alcune delle domande che possono scaturire da questa situazione, il problema sta nel fatto che l’organizzazione pratica è stata rimandata alle singole realtà e il rischio di disparità di trattamento tra gli istituti esiste. Un’altra notizia correlata: è stato prorogato lo stato di emergenza sanitaria fino al 15 ottobre e, tra le specifiche del caso, ci sarà la possibilità di gestire più agilmente gli appalti per le forniture di mascherine, guanti ecc. da parte della Scuola; si spera avvenga tutto con correttezza e lungimiranza.
La prospettiva che ci troviamo davanti è quella di un laboratorio in evoluzione: non potendo prevedere con certezza cosa accadrà in autunno con il Coronavirus, le scuole adotteranno delle misure che potranno essere cambiate in corso d’opera. Alcuni, come il gruppo Priorità alla scuola, hanno fatto presente che se certe comunicazioni fossero state date già in primavera si sarebbe arrivati all’inizio del nuovo anno scolastico con meno dubbi e più soluzioni concrete in mano, mentre così facendo gli istituti rischiano di doversi adattare come possono in poco tempo.
Il punto sostanziale è che non possiamo cambiare i primi mesi del 2020, il Covid-19 è arrivato come uno tsunami sulle strutture fondamentali delle nostre società e la risposta che saprà dare il mondo della scuola, chi ci lavora, chi ci opera e chi la frequenta, a partire dagli asili e dalle elementari, sarà d’esempio per tutti.
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