All’interno delle pagine della nostra rivista online abbiamo già affrontato il tema dei disturbi alimentari, come la bulimia e l’anoressia nervosa.
Stavolta allarghiamo il discorso sull’argomento attraverso l’intervista a Sebastiano Ruzza, dal 31 dicembre 2021 Presidente dell’Associazione “Mi Nutro di Vita”, succedendo al fondatore Stefano Tavilla, papà di Giulia morta a 17 anni per bulimia.
Lo abbiamo raggiunto telefonicamente in occasione dell’XI Giornata del Fiocchetto Lilla, riconosciuta istituzionalmente dalla Presidenza del Consiglio come giornata nazionale contro i Disturbi dell’Alimentazione, con cui l’Associazione vuole portare avanti i messaggi di lotta, aggregazione, rispetto e speranza, oltre al ricordo di chi non ce l’ha fatta.
Presidente Ruzza, il 15 marzo è la data della tragica morte di Giulia Tavilla, la cui scomparsa ha poi messo le basi per la nascita dell’associazione Mi Nutro di Vita. Le va di ripercorrere le principali tappe che hanno segnato, in questi anni, il percorso dell’associazione?
Si, l’Associazione è nata proprio in ricordo di Giulia Tavilla per volontà di suo papà Stefano che è stato il fondatore ed è stato Presidente fino dicembre 2021. Stefano ha deciso di creare l’associazione per far sì che tutte le persone che stanno male o stanno attraversando il dramma della malattia possano non vivere quello che è accaduto a lui e alla sua famiglia. Come sottolinea, come sottolineiamo spesso, Giulia e così molte persone che muoiono ogni anno a causa di queste malattie non sono mancate tanto a causa della malattia quanto piuttosto a causa della mancanza di cure. Giulia era in attesa di un ricovero che non le è stato concesso e a un certo punto il fisico non ha retto più; da lì Stefano ha creato l’Associazione ed ha spinto fin da subito affinché venisse istituita una giornata nazionale che ricorre nel giorno in cui è venuta a mancare Giulia, il 15 di marzo.
Ogni anno il 15 di marzo, in tutta Italia, vengono organizzati eventi, conferenze, anche solo dei momenti come le panchine colorate di lilla, dei messaggi di sensibilizzazione su questa malattia. Il Fiocchetto Lilla porta con sé diversi significati che distinguono l’andare sempre avanti e l’Associazione negli anni si è mossa su più piani: a livello politico è riuscita ad ottenere, pian piano insieme a diverse altre associazioni, dei riconoscimenti e giusto quest’anno gli studi mentali sono stati scorporati dai DCA e, questi ultimi, sono state inserite come malattie a se stanti, scorporandole dalle altre malattie psichiatriche; questo vuol dire che avranno un fondo a parte.
L’Associazione comunque si è data molto da fare, in questi anni, anche a livello di sensibilizzazione con eventi, molti dei quali nelle scuole, e poi anche nel supporto diretto. nel senso che abbiamo degli sportelli di ascolto, anche in via telematica, con cui cerchiamo di dare conforto a tutte le persone che ne hanno bisogno.
Sul vostro sito si parla anche di Thinspiration, il fenomeno social in cui gli utenti vengono spinti alla magrezza “a tutti i costi”. Cosa state facendo per contrastare questo fenomeno?
Premettiamo che noi pensiamo e sappiamo che non sono i social a portare una persona ad ammalarsi e non sono malattie che hanno a che fare esclusivamente con il corpo e quindi non sono solo i modelli social a portare questo, anzi i social possono avere anche un’ottima potenzialità, però è vero che nel mondo dei social c’è spesso una comunicazione che può essere dannosa e può avere una forte influenza su chi poi si ammala. Non dimentichiamoci che oggi anche i bambini hanno spesso accesso ai social e quindi non hanno la possibilità di discernere cose giuste e cose sbagliate. Quello che noi proponiamo è soprattutto un modello diverso e quindi da sempre cerchiamo di comunicare queste malattie innanzitutto chiamandole malattie e non disturbi e poi facendo vedere quello che queste malattie sono veramente.
Noi cerchiamo di discostarci spesso ad esempio da tutti quei “prima e dopo” che vengono pubblicati. Il 15 marzo è pieno di ragazze e ragazzi che pubblicano il prima e il dopo e nei giornali spesso viene chiesto, sotto questo aspetto, di portare delle foto del prima e del dopo. Noi pensiamo che dobbiamo distaccarci da un tipo di comunicazione che va a guardare più al fisico, facendo capire che sono malattie dell’animo, malattie che vengono dall’interno della persona e che prendono tutto il quotidiano.
Ad esempio, nell’ultimo anno, assieme a un fotografo, Stefano Scherma stiamo portando avanti un progetto fotografico sulle malattie del comportamento alimentare declinato al maschile e a differenza di altri modi di comunicare qui non si parla di corpi ma si parla di quotidiano. Il fotografo passa il tempo con i soggetti delle sue foto, con le persone da fotografare, e racconta quella che è la quotidianità. Noi cerchiamo di comunicare facendolo in modo diverso, non parlando più di corpi, o corpi provati, troppo magri o troppo grassi, ma parlando del disagio in modo diverso, differente.
Un fenomeno, quello della Thinspiration, assimilabile a quello giudicato altrettanto pericoloso degli healthy blog. A che punto siamo nel campo della conoscenza e della consapevolezza rispetto proprio alla pericolosità nell’affidarsi ciecamente a questi blog?
Siamo un po’ indietro. Su molti dei social principali, TikTok, Facebook, Instagram, sono nate molte figure di santoni, coach motivazionali, che non hanno nessuna competenza per parlare di queste malattie, per curare queste malattie, e che chiedono spesso dei soldi a chi si rivolge a loro. Di questi ce ne sono tantissimi e purtroppo questi non vengono fermati nel senso che non c’è una regolamentazione che impedisce di aprire delle pagine, non c’è una regolamentazione che impedisce di chiedere dei soldi alle persone.
Purtroppo ci sono tantissime ragazze e ragazzi, anche adulti, che tendono ad affidarsi a loro e sono persone che vendono una possibilità di benessere ma non hanno nessuna competenza. Noi collaboriamo spesso con dei professionisti e sappiamo per certo che un professionista non si mette a cercarti su un social per venderti una soluzione.
Il 15 marzo 2022 è stata appunto l’XI Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla dedicata alla lotta contro le malattie del comportamento alimentare. Come Associazione con che spirito ci siete arrivati? Cosa avete programmato?
Quest’anno abbiamo uno spirito nuovo. La nostra idea è che siamo un’associazione come tante e possiamo cambiare solo unendoci e ragionando insieme a tutte le altre associazioni. Quest’anno è nato un movimento che si chiama Movimento Lilla che unisce tante associazioni e questo 15 marzo siamo stati chiamati alla Camera dei Deputati, un bel riconoscimento, perché essere chiamati a parlare di queste tematiche alla Camera è un riconoscimento grande.
Il 19 marzo c’è stato invece un evento a Genova, portato avanti come Movimento Lilla. L’idea è stata quella di iniziare quest’anno con Genova, perchè qua e in Liguria è nato un po’ il movimento Fiocchetto Lilla, con tanti ospiti (da professionisti sanitari a Valentina Dallari che si è resa disponibile a venire a parlare del suo libro e della sua esperienza), concentrati in una giornata; poi ogni anno l’intenzione è quella spostarci nelle città che vedono la presenza delle varie associazioni.
È vero, infine, che in questa settimana in particolare ci sono eventi ma per noi il 15 marzo è tutto l’anno, questo spirito ci accompagna sempre.
Fra le vostre principali iniziative c’è quella nelle scuole in cui organizzate incontri di prevenzione e sensibilizzazione e siete uno spazio di ascolto. Per il futuro cosa avete in programma?
Attualmente siamo nell’attività interscuole, soprattutto a livello di scuole superiori, licei e ogni tanto anche scuole medie. Per il futuro noi come Associazione cercheremo di fare fronte sempre di più alla fasce più basse, questo anche in collaborazione con la dottoressa Colson e tutta l’equipe di FoodNet che è una realtà che si occupa di arrivare ai più piccoli, ai bambini, a capire come le emozioni vadano ad influire sulla loro alimentazione.
Inoltre, a livello più grande, noi vorremmo che a livello politico, a livello nazionale, venisse programmato un vero e proprio schema, un programma per portare nelle scuole questa tematica, perché fino ad oggi siamo stati contattati da insegnanti “illuminati” o direttamente dai ragazzi e dalle ragazze che ci hanno scoperti e ci hanno voluto portare nelle scuole. Però penso che considerati i numeri di morti, sia di presenza di questa malattia, in italia, sarebbe importante che le scuole iniziassero a programmare. Un programma che può essere portato in tutte le scuole e non soltanto da singole associazione e per la volontà dei singoli.
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