Massimiliano Mattei, il campione di adaptive surf che sfida le onde e le difficoltà

Un incidente lo costringe in sedia a rotelle, poi però riparte dall'acqua e apre la propria scuola di surf per tutti

Massimiliano Mattei campione italiano di adaptive surf

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    A volte il destino sa infilarsi spietato nei momenti della vita più perfetti: sei all’apice del successo, tutto sta andando per il meglio, credi di essere ormai sulla tua strada, ogni cosa pare girare nel modo giusto e poi, in una manciata di secondi, ti sembra di non avere più niente tra le mani, se non una serie di sfide da affrontare, dolorose e intrise di fatica.

    A Massimiliano Mattei, campione europeo di adaptive surf, è andata più o meno così: la sua sfida più grande, quella con la vita, l’ha vinta, ma continua a sfidare il mare con la sua tavola e da qualche tempo aiuta gli altri a superare le difficoltà, grazie a una scuola di surf inclusivo che ha aperto sul litorale pisano, in Toscana.

    Massimiliano Mattei, appassionato anche di pallacanestro e pugilato, è uno sportivo da sempre. Nato a Livorno, però, conosce il mare da bambino e non può non innamorarsene. Inizia quindi in Toscana a cavalcare le onde, ma poi, durante una vacanza nelle Filippine, ha l’occasione di incontrare l’oceano. “Sono partito la prima volta quando avevo 17 anni, fare surf lì era da pionieri, trovavi australiani, giapponesi, ma pochi italiani”. Quando gli chiedo di più su questo sport mi spiega: “il surfista un tempo aveva molto più di ora una sua personalità, ma anche adesso ha delle caratteristiche sue, è uno spirito libero, perché tra lui e il mare c’è solo una tavola, è un contatto con la natura al 100%, che sa di libertà”.

    La ricerca delle spiagge e delle onde con la gente del posto affascina talmente tanto Massimiliano che dopo la vacanza decide di tornare nelle Filippine e di rimanerci. Inizia a lavorare come cuoco e il suo operato è molto apprezzato, la sua vita si fa sempre più rosa e insegue il successo con la sua nuova moto. E lo fa anche al termine di un incontro di pugilato, pagando però un prezzo amarissimo: “si parla di 13 anni fa, ormai: ho fatto questo incontro e l’ho vinto. Ero andato a festeggiare, sono venuto via dalla palestra e sono salito in moto per tornare a Manila; sono stato sfortunato, in un attimo ho perso il controllo e sono andato giù da un cavalcavia, un volo di 7 metri”.

    “Tranne per i primi momenti, sono stato cosciente tutto il tempo e ho visto tutto: avevo arrotolato un asciugamano attorno al collo per il sudore, mi ha fatto spessore e in qualche modo mi ha salvato. Pensare che ero al pieno, poi sono passato tra ospedali, voli aerei e mi sono ritrovato a Firenze… Ci sono voluti 6 mesi di riabilitazione per riscoprire la libertà, ma ho dovuto riadattarmi alla vita qui”. La vita qui e senza l’uso delle gambe.

    Gli chiedo come sono stati i primi tempi dopo l’incidente e da cosa è riuscito a ripartire. “I primi 3, 4 anni sono stati duri, poi sono ripartito dall’acqua. Sono rientrato a Manila, mi sono immerso in una piscina con onde artificiali ed è scattata la scintilla”. Mi faccio dire che cosa ha provato quando ha ritoccato di nuovo l’acqua. “Ho sentito di aver perso del tempo”, mi rivela Massimiliano, “sono stati anni in cui ho fatto altro, quando forse dovevo fare questo molto prima. Guarda cosa mi sono perso, mi sono detto”.

    Il mare è talmente vasto da sembrare infinito, apparentemente indomabile, per questo domando a Massimiliano come si faccia a non avere paura di qualcosa di così grande e imprevedibile, in particolare nelle sue condizioni. “Il mio primo bagno dopo l’incidente l’ho fatto dopo 5 anni, era un’idea molto lontana da me, ma poi ho ripreso confidenza con il  mio corpo, prima nuotando, poi con la tavola. Adesso ho anche un altro modo di stare in mare, perché sulla tavola sto sdraiato e le percezioni sono diverse, da sdraiati è come abbracciare il mare, sento proprio il senso di gravità, mi sento immerso in quell’elemento che è l’acqua”.

    Surfare con la disabilità, però, non è la stessa cosa, le difficoltà non mancano. “L’accesso ai posti non è semplice, ho sempre bisogno di amici, che qualcuno che conosce la mia situazione sia con me. A volte vorrei entrare in delle condizioni d’onda che non posso raggiungere e questo è un limite, il non poter avere il controllo del mio corpo per arrivare dove nasce l’onda e passare sotto le schiume, perché serve un canale di rientro”.

    Massimiliano, però, capisce ben presto che la sua esperienza può essere utile ad altri e che c’è un modo per mettere a disposizione di tutti ciò che ha imparato. È così che decide di dare il via a Surf 4 All, una delle prime realtà italiane di adaptive surf, una scuola inclusiva che porta in mare tutti indistintamente, normodotati e non. “Surf 4 All è ormai al quinto anno di attività, è uno spazio che dà l’opportunità di condividere, un porto di situazioni belle, estati fatte di persone, è una scuola per tutti, con una particolare attenzione alle disabilità fisiche, come il caso dei non vedenti. Per creare la nostra scuola e capire cosa e come fare abbiamo dovuto guardare oltre l’Italia. Tante idee le ho prese dagli Stati Uniti, dall’organizzazione Life Rolls On, in California, della quale ho conosciuto anche il fondatore, Jesse Billauer, che mi ha dato spunti e coraggio”.

    Da buon livornese, per Massimiliano il mare è tanto, se non tutto. E non nega di avere il carattere che contraddistingue chi abita questa città di porto: “il livornese è tenace, è un bello scoglio duro”, mi conferma. Tant’è, che nel frattempo, dopo il terzo posto ai mondiali di San Diego del 2018, lo scorso anno, Massimiliano Mattei è diventato campione europeo di adaptive surf, disputando la gara in Portogallo. “Prima dell’incidente non avrei mai pensato di gareggiare, fare surf era solo un modo per scoprire nuovi posti. Anche adesso è ancora una passione, non sento agonismo: nonostante la competizione sia importante per dare dei messaggi, per me la sfida più bella è sempre quella con il mare”.

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