Se hai sempre prestato attenzione alla provenienza del cibo che metti in tavola e per te la qualità va a braccetto con la sostenibilità, questa intervista ti piacerà.
A rispondere alle nostre domande è il dottor Luciano Pirovano, che ci parla di una piattaforma di tracciabilità realizzata da IBM per i prodotti Rio Mare che ti permette di scoprire in un attimo la storia del prodotto che hai acquistato, a partire dal luogo in cui è stato pescato il pesce che stai per gustare.
Partiamo dall’inizio: il dottor Pirovano è il Global Sustainable Development Director di Bolton Food, business unit principale del Bolton Group, che comprende brand molto noti come Rio Mare e Simmenthal ed è paladino di qualità, italianità e sostenibilità in Europa e oltreoceano.
Il dottor Pirovano ci ha raccontato che si è occupato personalmente di un percorso interamente votato alla sostenibilità ambientale che è cominciato nel 2003 e che ha raggiunto 3 tappe fondamentali:
- nel 2009 la fondazione dell’International Seafood Sustainability Foundation, una delle principali autorità riconosciute a livello globale nel settore ittico, che unisce i migliori scienziati e biologi marini per proteggere l’ecosistema
- nel 2011 il lancio del progetto Qualità Responsabile, che racconta l’impegno del gruppo a favore della salute degli oceani, della valorizzazione di tutte le persone che compongono la filiera e della riduzione dell’impatto ambientale delle fabbriche, passando anche dall’educazione nutrizionale incentrata sulla dieta mediterranea
- nel 2016 l’inizio di una partnership trasformativa con il WWF che ha l’obiettivo di rendere sempre più sostenibili gli approvvigionamenti di tonno del gruppo. Questa partnership ha come punti cardine la tracciabilità del pescato, il rispetto delle aree marine protette e l’offerta della massima qualità sia ai lavoratori che ai consumatori. In quest’ottica si inserisce anche il progetto “Insieme per gli oceani”.
Ma lasciamo la parola al dr. Pirovano ed entriamo nel vivo dell’intervista.
- Ci racconta della piattaforma di tracciabilità Rio Mare? Come funziona?
Noi siamo la prima azienda italiana a lavorare su queste tematiche e a ottenere la certificazione internazionale ISO2205 per la tracciabilità del nostro intero sistema produttivo: ci occupiamo di tonni tropicali e ne ricostruiamo l’intero viaggio fino alla tavola.
La piattaforma ricostruisce la storia di ogni confezione e non si limita quindi a fornire tutte le informazioni, ma lo fa con immediatezza e massima fruibilità per i consumatori: stiamo offrendo a chi acquista la carta di identità del proprio tonno, comprensiva di dettagli sul pesce, sulle tecniche di pesca e ovviamente sulla zona di provenienza.
Basta inserire il codice presente sulla confezione acquistata e la piattaforma restituisce tutte le informazioni. Uno sforzo imponente di raccolta e organizzazione dei dati, considerando che in un solo stabilimento vengono prodotti oltre 3 milioni di lattine ogni giorno e che la piattaforma è attiva in 21 paesi, ma che è giustificato dal suo obiettivo.
- A tal proposito, qual è l’obiettivo principale della piattaforma di tracciabilità?
Il mio motto è: non c’è sostenibilità senza tracciabilità.
Ecco perché questa attenzione a ogni dato è fondamentale. In primis è un modo per affrontare direttamente il tema della sicurezza alimentare e permetterci di intervenire immediatamente in caso di qualsiasi problematica, ma ci consente anche di gestire la sostenibilità monitorando il rispetto dei beni ambientali e sociali. In più ci rende in grado di combattere la pesca illegale, fronte sul quale siamo molto impegnati.
Realizzare una piattaforma che offre tutte queste informazioni ai consumatori in modo semplice ci permette di coinvolgere il pubblico, renderlo consapevole quanto merita di essere e valorizzare il prodotto.
- È piuttosto chiaro quanto siate impegnati sul fronte della sostenibilità ambientale, cosa sono chiamate a fare a riguardo le aziende secondo lei?
Le aziende non possono più procrastinare, non c’è più scelta. Le evidenze ci obbligano ad agire. L’impegno per la sostenibilità non è e non può essere un nice to have, deve essere il fulcro della propria strategia aziendale. Non c’è più da discutere: per stare sul mercato devi essere sostenibile. Per sopravvivere non basta massimizzare solo il profitto, bisogna massimizzare la soddisfazione degli stakeholder.
Le sfide sono enormi e le partnership sono vitali, sono la nuova leadership – noi ad esempio abbiamo un dialogo serrato con Greenpeace e loro, naturalmente, richiedono tutti i dati relativi alla tracciabilità.
La piattaforma racconta TUTTO, in ogni dettaglio, e ci riesce proprio grazie al lavoro portato avanti con i nostri partner.
- Secondo lei i consumatori hanno sviluppato una maggiore sensibilità a queste tematiche o sono semplicemente migliorati gli strumenti per l’ascolto delle loro esigenze?
Il consumatore acquisisce ogni giorno più consapevolezza e in particolar modo i giovani sono molto attenti al tema della sostenibilità. Sono tanti i fattori che portano a questo maggiore interesse: i movimenti ambientalisti, il global warming, i social e i mezzi per l’informazione immediata, persino la pandemia che ci mostra quanto sia tutto interconnesso. Gli strumenti digitali ci aiutano a rispondere a queste esigenze e a instaurare un dialogo.
- Sono previsti nuovi sviluppi per la piattaforma di tracciabilità Rio Mare o è un prodotto finito?
Non si finisce mai: è un percorso di miglioramento continuo, anche perché i nativi digitali pretendono contenuti sempre più fruibili, godibili e approfonditi.
Vogliamo aggiungere un’area dedicata interamente alla nutrizione e l’obiettivo è trasformare la piattaforma in un luogo di condivisione capace di abbracciare anche l’aspetto sociale. È un esercizio di trasparenza. Al momento abbiamo creato un sistema valido e ricco di informazioni, ma un progetto votato alla sostenibilità non può mai fermarsi.
- Cosa pensa del ruolo del digital nel futuro prossimo dell’impegno per la sostenibilità ambientale?
Il ruolo del digital è sempre più centrale per la sostenibilità: è necessario comunicare queste tematiche e per essere vicini ai consumatori è un touchpoint fondamentale.
I brand devono avere un obiettivo che li spinge a fare attivismo, il digital permette loro di raccontare questo impegno e diffondere consapevolezza.
Inoltre è una questione generazionale: il dialogo non è più one way e il prodotto per i millennial è sostanzialmente dato per scontato, sono i valori che ci sono dietro a non esserlo!
Ruota tutto attorno al digital e, soprattutto, a chi lo utilizza.
- Ha già ricevuto qualche feedback sulla piattaforma?
L’abbiamo lanciata da pochissimo quindi è presto per fare bilanci, ma finora i feedback sono molto positivi e ci spingono a continuare in questa direzione.
Crediamo davvero tanto in quello che stiamo facendo.
Quando sono entrato nel Bolton Group un collega mi ha detto: “il tonno nasce in lattina”. Sostanzialmente intendeva che non se ne sa niente a parte ciò che ci si trova davanti. Posso dire che non è più così, ma dobbiamo continuare a impegnarci e a raccontare.
La filiera ha tante cose da dire, tante piccole scelte di qualità da condividere. Io ci credo davvero e ci metto tutta la passione che ho.
Quando abbiamo iniziato la nostra intervista pensavamo che avremmo parlato di tonno, invece abbiamo scoperto un universo valoriale che, comunque la si pensi, non può lasciare indifferenti.
Dal canto nostro, possiamo dire che assaporeremo il prossimo pasto in lattina con molto più gusto.
Se siete curiosi: ecco la piattaforma.
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