Disforia di genere transitoria: perché è riduttivo ed errato

La disforia di genere è disforia di genere: parlare di transitorietà è improprio

disforia genere transitoria

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    L’argomento sull’identità e sull’espressione di genere è delicato. Ci teniamo quindi a procedere con cautela, con calma e nel modo più chiaro possibile. Partiamo con ordine. Trangender. Qual è il suo significato? Quando usiamo il termine transgender dobbiamo essere consci che ci riferiamo a una persona che non si identifica con il sesso assegnato alla nascita, che non corrisponderà più, quindi, alla propria identità di genere.

    Alcune di queste persone possono sperimentare la disforia di genere, un disagio psicologico derivante da un’incongruenza tra il sesso assegnato e la propria identità di genere, che può causare forte ansia e depressione. Di solito inizia nell’infanzia, ma non è certo raro che si manifesti subito dopo la pubertà o in età adulta. L’aggettivo ‘transitoria’ è spesso correlato con una domanda che i genitori pongono ai pediatri. ‘’È una fase transitoria? Passerà?’’.

    Non è dato saperlo. Sappiamo che in quel momento il bambino sta passando attraverso una fase delicatissima. La disforia di genere, appunto.

    Una doverosa precisazione

    Lo abbiamo già spiegato parlando della fluidità di genere, ma ci teniamo a sottolinearlo nuovamente: l’identità di genere è diversa dall’espressione di genere. Con la prima si intende il senso di corrispondenza e appartenenza al sesso con cui si identifica. Il secondo è il modo con cui una persona decide di esprimere se stessa agli altri. Esempio: posso nascere femmina, identificarmi nel mio essere femmina ma esprimere me stessa vestendomi come un maschio. 

    Importante: diverse espressioni di genere, proprio come diverse identità di genere, NON sono indicazioni di un disturbo mentale. E altra cosa: NON stiamo parlando di orientamento sessuale. Le persone transgender hanno la stessa diversità di orientamento sessuale esattamente come i cisgender (persone che si identificano con il sesso assegnato alla nascita). 

    Fare questa ulteriore premessa era, credo, doveroso. È un argomento spinoso ed è facile fare demagogia spicciola.

    Disforia di genere: diagnosi

    Possiamo adesso concentrarci su quanto anticipato in precedenza: la disforia di genere, un disagio psicologico che purtroppo affligge molte persone transgender. Come riconoscerlo?

    Il The Diagnostic and Statistical Manual Of Mental Disorder (DSM-5), uno dei manuali più usati da psichiatri, psicologi e medici di tutto il mondo e redatto dalla American Psychiatric Association, offre una diagnosi globale di disforia di genere, con criteri specifici per bambini, adolescenti e adulti

    Adolescenti e adulti

    Secondo il DSM-5 la disforia di genere in adolescenti e adulti è la marcata incongruenza, della durata di almeno sei mesi, tra il proprio genere vissuto/espresso e quello assegnato. Di seguito gli elementi che aiutano a capire:

    • forte desiderio di liberarsi delle proprie caratteristiche sessuali primarie/secondarie (nei giovani adolescenti il desiderio riguarda l’impedire lo sviluppo delle caratteristiche secondarie)
    • ardente desiderio di possedere le caratteristiche dell’altro genere (o comunque di un genere diverso da quello assegnato)
    • forte desiderio di essere trattata/o come le persone dell’altro genere (o di un genere diverso da quello assegnato)
    • ardente desiderio di avere sentimenti e reazione tipiche dell’altro genere (o di un genere comunque diverso da quello assegnato)
    • marcata incongruenza tra il genere vissuto/espresso e le caratteristiche sessuali primarie/secondarie

    Per adempiere a tutti i criteri della diagnosi, questa delicata condizione deve anche essere associata a un disagio significativo o a una compromissione dell’aspetto sociale, lavorativo o di altre aree sensibili.

    Bambini

    La premessa che il DSM-5 scrive per i bambini è la stessa fatta per adolescenti e adulti: marcata incongruenza, della durata di almeno sei mesi, tra il proprio genere vissuto/espresso e quello assegnato. Alcuni elementi, invece, differiscono:

    • forte desiderio di essere del genere opposto o forte insistenza che l’altro sia quello giusto (o comunque di un genere alternativo a quello assegnato)
    • nei maschi (genere assegnato alla nascita), significativa preferenza per il travestimento o la simulazione di un abbigliamento femminile
    • nelle femmine (genere assegnato alla nascita), significativa preferenza per indossare abiti maschili e fare resistenza nell’indossare quelli femminili
    • desiderio ardente per scambi di ruoli di genere nei giochi di fantasia
    • marcata preferenza per giochi, giocattoli e attività stereotipicamente appartenenti a un genere diverso da quello assegnato
    • marcata preferenza per compagni di giochi del genere opposto
    • nei maschi: rifiuto di giochi tipicamente maschili, come quelli di lotta o violenti (idem per le femmine)
    • forte disagio per la propria anatomia sessuale
    • forte desiderio per le caratteristiche sessuali del genere opposto

    Come per adulti e adolescenti, per poter soddisfare tutti i criteri, il malessere psicologico deve essere associato a un forte disagio che vada a compromettere la normale routine di un bambino.

    Cosa fare

    Il supporto familiare, o di coppia, è sicuramente il primo passo. Il rifiuto delle persone che circondano un individuo transgender, o quello della sua rete sociale, può essere causa di forte stress psicofisico, acuendo così una situazione psicologicamente non facile. 

    In secondo luogo: la terapia. Magari anche con gruppi di sostegno, dove è possibile convalidare e condividere esperienze. Stessa consiglio anche per i genitori di un bambino/a o di una/un adolescente  transgender.

    Il supporto psicologico può favorire l’espressione aperta dei propri  sentimenti, della propria identità ed espressione di genere. 

    Appunto per genitori di un bambino transgender: come detto inizialmente, non è certo che un bambino che prova certe cose non smetta di provarle anche dopo la pubertà (la famosa transitorietà di cui parlavamo prima); gli esperti consigliano di ascoltare quello che il bambino o la bambina esprimono, farsi guidare da ciò che sentono e da come si vivono. Stando agli ultimi studi, risulta che un bimbo, o bimba, che continua a sentire di appartenere all’altro genere dopo la pubertà, lo farà per sempre.

    Suggeriamo di diffidare da medici o terapeuti che praticano la ‘’terapia di conversazione’’ per forzare un individuo a essere cisgender. Non è etico.

    Infine ci sono una serie di azioni che possono giovare al benessere psicologico e fisico di una persona transgender come, ad esempio, un’affermazione sociale, riferendosi a se stesso/a con aggettivi e pronomi appartenenti al genere prescelto. Oppure un’affermazione legale, cambiando il proprio nome nelle sedi opportune. E ancora: un’affermazione medica, e quindi testosterone, estrogeni, soppressione puberale o interventi chirurgici. Questi ultimi non sono raccomandati per bambini in età pre puberale. In ogni caso è quanto mai opportuno parlarne con uno specialista.

    Ci tengo infine a dire alle persone che soffrono per una situazione che in tanti fanno fatica ad accettare che non siete soli. L’amore vince su tutto. Sempre. 

    Fonti

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