Terapia Forestale. Cos’è e dove praticarla

La Terapia Forestale è un mix di natura e benessere. Scopriamo i benefici di questa pratica che arriva dal Giappone

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    Quando chiamo Francesco Becheri, responsabile scientifico della stazione di Terapia Foresta di Pian dei Termini nel Comune di San Marcello Piteglio (la prima in Toscana), siamo a metà mattinata di un caldo giorno di fine Maggio. Siamo anche quasi alla fine di un periodo di isolamento forzato dall’emergenza sanitaria del Covid-19 e l’idea di parlare di “foreste che curano” mi risveglia un sano entusiasmo da ripartenza. Prossimamente, prometto a Francesco, li passerò a trovare, magari per fare un diario di una giornata nel loro centro; per il momento concordiamo che è meglio sentirsi a distanza. 

    Cos’è la terapia forestale? 

    ‘Si tratta’, mi inizia a spiegare Francesco, ‘di una medicina preventiva che nasce sulla spinta del governo giapponese, dato che il contatto con la natura è poco presente, soprattutto nelle grandi metropoli del Giappone.’

    La cosa cambia quando parliamo delle periferie di questi grandi agglomerati urbani.

    ‘Lì ci sono molte foreste che diventano un luogo per scappare dal fenomeno detto “tsukin jikogu”, ovvero “l’inferno del pendolare”’; quello che è scandito dalle ore di punta nella metropolitana del Paese del Sol Levante, in cui undici milioni di passeggeri si danno appuntamento per essere letteralmente stipati all’interno dei vagoni dagli “oshiya” (gli “spingitori” in guanti bianchi). 

    Sviluppata a partire dagli ‘80, ora la Terapia Forestale è una pratica che si è diffusa a livello mondiale e consiste in un mix di camminata e contemplazione, immersi in foreste scientificamente selezionate in base a dei criteri precisi. 

    Visto l’interesse che abbiamo riscontrato verso questa tematica abbiamo dedicato anche un’inchiesta alla medicina forestale per approfondire meglio l’argomento. 

    Come la si pratica

    ‘Si tratta’, continua a spiegarmi Francesco, ‘di un’immersione pratica con personale sanitario. L’obiettivo è quello di stimolare la consapevolezza dei cinque sensi e questo avviene attraverso pratiche meditative di contemplazione e brevi camminate.’

    ‘Si tratta di una terapia accessibile a tutti, i sentieri che vengono scelti sono facilmente percorribili e si coprono distanze di 3 chilometri al massimo.’ 

    È differente, come è facile intuire, da una comunque raccomandabile passeggiata nella natura, perché la si fa sotto la guida di un professionista e in ambienti certificati.

    Con ricadute positive sulla salute comprovate dalla scienza

    I benefici della terapia forestale

    Gli aspetti positivi di questa terapia più evidenti sono ‘l’abbassamento del livello di stress  e di rabbia ma evidenze dimostrano il miglioramento della pressione arteriosa e della qualità del sonno.’

    La Terapia Forestale opera sia dal punto di vista psicologico che da quello fisiologico. Grazie ai terpeni, gli oli essenziali rilasciati da piante e alberi, il cortisolo crolla e con lui lo stress. Ma non solo.

    ‘Grazie alla Terapia Forestale’, sottolinea Francesco, ‘aumenta la produzione dei “natural killer”’, ossia i linfociti che combattono le cellule tumorali, i virus e in batteri; in pratica una manna dal cielo per il nostro sistema immunitario. ‘Il Professore Qing Li (immunologo della Nippon Medical School e Presidente della Società giapponese di Medicina Forestale, ndr), afferma che un mese in montagna garantisce una “copertura” di un anno.’ 

    Ok. Ma dove praticarla?

    Dove praticarla?

    ‘In Giappone ci sono molte foreste fuori città che hanno sviluppato questa terapia. Non tutte le foreste, però, sono uguali’, mi premette Francesco quando gli faccio questa domanda. 

    A Pian dei Termini vogliono fare le cose per bene e ‘al momento siamo in una fase di collaudo, che si suddivide in tre parti: l’analisi chimico-fisica dell’ambiente forestale, la certificazione degli effetti sulla salute psicologica e quella sul livello fisiologico, ovvero gli aspetti che riguardano la produzione del cortisolo e dei “natural killer”.’

    Intanto, mentre a San Marcello si preparano a dare alla luce la prima Stazione di Terapia Forestale toscana (grazie anche alla sinergia di più realtà, dall’Istituto di Bioeconomia del Cnr fino al Polo universitario pistoiese Uniser), in Italia il punto di riferimento è la Stazione di Terapia Forestale Valli del Natisone in Friuli Venezia Giulia che pone le sue basi su un progetto di Ricerca e Sviluppo del 2002, finanziato dalla Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia e affidato all’Università degli Studi di Udine. 

    Con Francesco ci salutiamo ma è un arrivederci. La curiosità di fare un bagno di consapevolezza nella natura, ormai, ce l’ho addosso. 

     

    Fonti

     

     

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