Variante inglese del virus. Il vaccino Pfizer/Biontech basterà per proteggerci?

Dal Regno Unito è arrivata una modifica del Covid-19. Proviamo a fare chiarezza, tra i dubbi e le paure di una nuova ondata

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    Il prossimo 27 dicembre, come noto, è la data che da inizio pandemia stavamo aspettando, ovvero quella che segnerà simbolicamente l’inizio delle vaccinazioni anti-covid in tutta Europa, Italia ovviamente compresa. Una giornata che, però, rischia di essere oscurata dalla una variante del virus, proveniente dall’Inghilterra, che spaventa, sia perché rende meno efficaci le difese immunitarie nei pazienti immunodepressi, sia per la facilità  con cui si diffonde, CHE AUMENTA evidentemente il numero dei contagiati.

    Se, come dichiarato a ‘la Repubblica’ da Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di statistica medica ed epidemiologia molecolare del Campus Biomedico di Roma, ‘può darsi che sia più contagioso ma non più letale’ in quanto ‘l’evoluzione del virus, in genere, li porta a essere più rapidi nella diffusione ma meno pericolosi per l’ospite’, è altrettanto vero che i sistemi sanitari internazionali (a partire da quello britannico), già sotto pressione, non si possono permettere un incremento dei casi.

    A spaventare, però, è anche un dubbio che, dall’annuncio della scoperta di questa variante una settimana fa, serpeggia e spaventa: il vaccino, le cui prime dosi sono già  iniziate a circolare, nel Regno Unito e negli Stati Uniti d’America, sarà  efficace contro questa variante del Covid-19?

    Proviamo a fare un po’ di chiarezza su questa variazione del virus cercando di capire di cosa si tratta e se il tanto atteso vaccino sarà  comunque efficace.

    Perché questa variazione del virus (non) ci deve spaventare?

    Sempre più, purtroppo, ogni volta che un argomento entra al centro del dibattito pubblico, le posizioni di persone comuni, tanto quanto quelle di esperti in materia, si polarizzano e tutto deve essere o bianco o nero. Succede con qualsiasi argomento, figuriamoci se non accade con il Covid-19 che da quasi un anno monopolizza l’informazione; per questo è sempre più importante, soprattutto quando si parla di temi delicati, mettersi in quella posizione che permetta a chi legge di avere un quadro completo della situazione, il più possibile obiettivo.

    ‘In tv si sentono solo grida di allarme (‘la variante inglese è l’apocalisse!’) o false rassicurazioni (‘In nessun modo la nuova variante può rendere meno efficaci i vaccini già  pronti!’). – esordisce in un post su Facebook nella mattina di lunedì 21 dicembre, la divulgatrice scientifica Roberta Villa, che a inizio maggio avevamo intervistato proprio sul tema vaccino e che  ho contattato chiedendole se potevo condividere all’interno di questo articolo la sua visione sulla vicenda – ‘Per chi preferisce una seria valutazione dei fatti finora noti, delle questioni aperte e delle cose che ancora NON SAPPIAMO, ma sui cui, proprio per questo, occorre restare prudenti, ecco il ‘threat assessment brief’ del Centro Europeo per il controllo delle Malattie.

    Un documento ‘rapidamente prodotto ed emesso di domenica (20 dicembre, ndr)’, segno che ‘rappresenta un’ulteriore conferma (dopo il lockdown dichiarato ieri sera da Boris Johnson e il blocco dei voli deciso anche da altri Paesi europei, oltre all’Italia), che la minaccia è presa sul serio dagli esperti‘ ma che ‘non significa che il virus sia diventato “più letale”‘.

    ‘Attualmente – prosegue la dott.sa Villa – non sembra dare forme più gravi, (come peraltro sottolineato dal ministro della Sanità  britannica, Matt Hancock, nel suo discorso alla House of Commons il 14 dicembre, ndr) ma è l’aumento della sua trasmissibilità (stimata intorno al 70% in più) (non SETTE volte, come ho letto da qualche parte!) a preoccupare’.

    Una variante del virus per cui se ‘fosse perfino più contagiosa della variante finora prevalente’ difficilmente ‘i blocchi dei voli’ la potrebbero ‘fermare. […] Impedire gli arrivi è solo un tentativo di frenare un po’ l’ondata, che temo però, come a febbraio 2020, sarà  inevitabile’.

    Variazione del virus: in cosa consiste?

    Come spiegato dal Threat Assessment Brief, pubblicato il 20 dicembre dall’European Centre for Disease Prevention and Control, ‘questa nuova variante del virus SARS-CoV-2 […] indicata nel Regno Unito come SARS-CoV-2 VUI 202012/010′ è il risultato della somma di ’29 variazioni nucleotidiche dal ceppo originale di Wuhan’ che trovano, in parte, origine ben oltre i confini britannici (nel documento si parla di Danimarca e Australia) ma che, sempre come sottolineato da Roberta Villa nel suo post, per ‘la prima volta […] compaiono tutte insieme, e […] si sommano così rapidamente’.

    Una di queste variazioni riguardano la proteina spike, cioè quella protuberanza che vediamo sulla superficie del virus e che si aggancia al nostro sistema immunitario. Purtroppo, riprendendo ancora una volta le parole del dottor Ciccozzi, ‘queste mutazioni, che danno al virus un vantaggio nella sopravvivenza, sono quelle che tendono a diffondersi’.

    Forse nel Kent il paziente zero

    Se lo studio dell’European Centre of Disease Prevention and Control allarga la mappa del confini, per quanto riguarda la nascita di questa variante di SARS-CoV-2, in Europa l’attenzione è tutta sul carcere di Elmley, a 50 miglia a est di Londra nella contea del Kent, dove il 12 dicembre il 40 per cento dei detenuti, all’interno di un braccio della prigione, risultavano positivi. A insospettire, poi, è il fatto che l’area, dove si trova il centro di detenzione, risulta la più infetta d’Inghilterra e la tratta con Londra, estremamente trafficata, che non ha certamente aiutato a limitare i danni.

    Infine, secondo Tom Clarke, responsabile scientifico della rete nazionale Itv, è probabile che il paziente zero sia un malato cronico e/o terminale di cancro in cui il virus è rimasto a lungo, prendendosi il tempo necessario per variare.

    La variante è arrivata in Italia

    Tutti noi sicuramente ricorderemo il caso, dieci mesi fa (anche se sembra passata una vita!), del primo contagiato a Codogno, l’impressione che si potesse isolare e poi tutto quello che è successo in seguito che ci ha testimoniato che ormai i buoi erano scappati dal recinto.

    Siamo, forse, punto e a capo. ‘Con il flusso di persone che è tornato da Londra nei giorni scorsi, è difficile sperare che solo la coppia romana fosse infetta (a Fiumicino è sbarcata una coppia italiana di ritorno da Londra, risultata poi positiva al virus mutato, ndr) – prosegue nel suo post la dott.sa Villa – ‘NON LO SAPPIAMO, ma è ragionevole pensare che anche noi potremmo assistere nelle prossime settimane a un’impennata dei nuovi casi. ATTENZIONE, dire che è ragionevole non significa fare una previsione, né tanto meno esprimere un auspicio, come qualcuno non mancherà  di puntualizzare, ma riflettere sui fatti e sulle loro possibili conseguenze per non farsi trovare troppo impreparati ed essere ancora più attenti durante queste feste’.

    In una nota riportata dall’Agi, il nostro ministro della Salute Roberto Speranza ha affermato che ‘la variante del Covid, da poco scoperta a Londra, è preoccupante e dovrà  essere approfondita dai nostri scienziati’, sottolineando come nel frattempo sarà scelta la strada della massima prudenza che, tradotto, significa stop ai voli in partenza dalla Gran Bretagna, divieto di ingresso in Italia di chi negli ultimi 14 giorni vi è transitato e tampone antigenico o molecolare per tutti coloro i quali provengono da quel territorio e si trovano ora in Italia.

    Come temuto, però, quello della coppia non è un caso isolato e infatti giovedì, ad esempio, un nuovo caso (una ragazza) è stato scoperto all’aeroporto Karol Wojtyla di Bari. Un problema non da poco è poi che ‘la distinzione di questa variante rispetto al SARS-CoV-2 attualmente circolante in Italia si può fare solo con il sequenziamento del genoma, che non si esegue di routine, ma richiede tempo e laboratori specializzati. In Gran Bretagna si fanno molti di questi controlli, – continua sempre la divulgatrice nel suo lungo post – mentre mi dicono che da noi, ma anche altrove in Europa, questa attività  di monitoraggio è molto meno costante. Molti altri pazienti o persone positive potrebbero quindi già  essere portatori di questa variante senza saperlo. E questo spiegherebbe anche alcuni recenti casi di contagio di persone attentissime, che non sanno come possono averlo preso’.

    Il vaccino funzionerà  contro questa variante?

    ‘Un punto importante sarà  capire se questa variante riuscirà  a sfuggire agli anticorpi indotti dal vaccino o da quelli prodotti in laboratorio (i famosi anticorpi monoclonali di cui tanto si parla). Per ora NON SI SA.’ ci tiene a sottolineare la dott.sa Villa, ‘Lo stesso accertamento si dovrebbe fare nei casi vaccinati che si dovessero comunque ammalare, ma per ora NON SAPPIAMO se questo fenomeno avrà  impatto sulla vaccinazione. Per ora non ci sono dati, né per dire che accadrà , né per escluderlo, per cui si prosegue con i piani previsti’.

    Dubbi che condivide con Ralph Baric e altri studiosi dell’università  del North Carolina che nello studio ‘Emergence of a Highly Fit SARS-CoV-2 Variant’, pubblicato sul The New England Journal of Medicine e su Science (‘SARS-CoV-2 D614G variant exhibits afficient replication ex vivo and transmission in vivo’) affermano che nonostante ‘i vaccini Covid-19 attualmente in corso di valutazione negli studi clinici che si basano sulla sequenza spike ancestrale D614 originale (una variante del virus della scorsa primavera, ndr)’ mostrino una loro efficacia, dissipando ‘i timori che possa sfuggire all’immunità indotta dal vaccino, […] è importante identificare subito l’emergere di nuove varianti, soprattutto nel momento in cui l’immunità  di gregge o altri interventi attivi da parte dell’uomo alterneranno le pressioni selettive sul genoma del virus’.

    Di segno in parte diverso è la posizione della dott.sa Paola Stefanelli, dirigente del reparto malattie prevenibili da vaccinazione dell’Istituto superiore di sanità che, sempre intervistata da ‘la Repubblica’ sostiene che ‘non c’è alcuna evidenza scientifica al momento di un’ inefficacia del vaccino’ e il presidente del Consiglio Superiore di Sanità  Franco Locatelli, a Sky TG24, riguardo l’inefficacia del vaccino a questa variante ha risposto che la ritiene altamente improbabile.

    A fargli eco l’infettivologo Massimo Andreoni che ai microfoni della trasmissione ‘L’Italia s’è desta’ su Radio Cusano Campus ha affermato che ‘la mia sensazione è che questa variante abbia un impatto modesto sul vaccino’ e il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo che ad ‘Agorà’ su Rai3 ritiene che ‘non dobbiamo cominciare a creare problemi, dubbi sul vaccino’.

    La questione è evidentemente complessa e dibattuta. Di certo c’è che nel pomeriggio di lunedì 21 dicembre il ministro Speranza ha twittato la notizia che in molti aspettavamo, ovvero l’ok dell’Ema al vaccino Pfizer/Biontech.

    E forse mette un punto alla questione. 

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