E se l’immunità di gregge fosse più vicina di quanto gli esperti pensassero?

Le riflessioni degli esperti sul raggiungimento dell'immunità di gregge raccolte in un articolo del New York Times.

Covid 19 immunità di gregge

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    Di Apoorva Mandavilli
    Pubblicato il 17 agosto 2020 sul New York Times; aggiornato il 31 agosto 2020.

    In questo articolo del New York Times tradotto ed editato alcuni studiosi fanno riflessioni riguardo all’immunità di gregge, riportando qualche esempio pratico per tracciare previsioni a lungo termine. Nel nostro magazine abbiamo già parlato di immunità in Si può prendere il Covid-19 due volte? e in Cos’è l’immunità di gregge? La spiegazione del virologo Pregliasco.

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    In quello che potrebbe essere il puzzle matematico più importante al mondo, i ricercatori stanno concentrando gli sforzi per capire quante persone in una collettività devono raggiungere l’immunità al Covid-19, affinché il virus sparisca. Abbiamo sempre sospettato come sarebbe andata a finire: il Coronavirus non riuscirà a trovare un numero sufficiente di persone sensibili per sopravvivere, svanendo a poco a poco. Gli esperti suggeriscono che, per arrivare alla cosiddetta immunità di gregge (il punto in cui il virus non può più diffondersi ampiamente perché non ci sono abbastanza persone vulnerabili), il 70% di una data popolazione deve diventare immune al virus, attraverso la vaccinazione o attraverso la sopravvivenza all’infezione. Alcuni ricercatori hanno una visione più ottimista. Nelle interviste al New York Times, più di una dozzina di studiosi hanno dichiarato che la soglia per l’immunità di gregge può abbassarsi fino al 50%, o anche di più. Se questo è vero, allora potrebbe essere possibile sconfiggere il virus più rapidamente di quanto si credesse.

    Le nuove stime derivano da complessi modelli statistici della pandemia: tutti, però, sono frutto di approcci divergenti e producono risultati incoerenti. Non sappiamo per certo se esistono popolazioni con abbastanza individui immuni al virus per resistere a una seconda ondata. Ma in alcune parti di New York, Londra e Mumbai, per esempio, non si esclude che ci sia già una sostanziale immunità collettiva. “Sono abbastanza pronto a credere che alcune comunità a NYC e a Londra abbiano un’immunità sostanziale”, confessa Bill Hanage, epidemiologo presso l’Harvard T.H. Chan School of Public Health: “e ciò che accadrà durante l’inverno rispecchierà questa riflessione.” “Il discorso a livello mondiale, tuttavia, è molto più complicato”, aggiunge.

    L’immunità di gregge viene calcolata in base al numero di riproduzione di base dell’epidemia, l’R0, un indicatore di quanti individui ogni persona infetta riesce a contagiare. I calcoli iniziali per la soglia dell’immunità di gregge supponevano che ogni membro della comunità fosse ugualmente suscettibile al virus e incontrasse casualmente tutti gli altri della stessa comunità. “Ma ciò non accade nella vita reale”, puntualizza il Dott. Saad Omer, direttore dello Yale Institute for Global Health. “L’immunità di gregge può variare da gruppo a gruppo e da sottopopolazione a sottopopolazione“; anche in base ai codici postali, rimarca. Per fare un esempio, un quartiere di persone anziane può avere pochi contatti con gli altri, ma è molto vulnerabile al virus, mentre gli adolescenti possono contagiare molte persone senza presentare i sintomi della malattia. Il virus si muove lentamente nelle aree suburbane e rurali, dove le persone vivono a debita distanza, ma corre veloce nelle città e nelle famiglie ad alta densità abitativa.

    Una volta prese in considerazione tali variazioni del mondo reale, le stime per l’immunità di gregge diminuiscono. Alcuni ricercatori hanno persino suggerito che la cifra potrebbe essere compresa tra il 10% e il 20%, ma non hanno trovato largo seguito. Tom Britton, matematico dell’Università di Stoccolma, propone un modello dove la soglia per l’immunità di gregge è del 43%. Tuttavia, questo comporta la malattia o la morte per molte persone all’interno della comunità: un prezzo alto da pagare. Inoltre, alcuni esperti come il Dott. Hanage insistono sul fatto che anche una comunità che ha raggiunto l’immunità di gregge non può permettersi di abbassare la guardia. Il virus potrebbe ancora divampare qua e là, anche se in maniera più contenuta. E non è ancora chiaro se tutti i guariti siano immuni al virus, né per quanto tempo. […]

    Esistono comunità resistenti al virus?

    […] I ricercatori di Mumbai hanno condotto un sondaggio sulle famiglie, bussando a ogni porta, prelevando il sangue per il test degli anticorpi. I risultati rivelano una sorprendente disparità tra i quartieri più poveri e quelli più ricchi della città. Il 51-58% dei residenti nelle aree povere aveva anticorpi, mentre nel resto della città soltanto l’11-17% ce l’aveva. I residenti con il reddito più basso vivono molto vicini gli uni agli altri, condividono i bagni e non hanno molte mascherine a disposizione. “Questi fattori hanno contribuito alla diffusione di un’infezione silenziosa”, spiega il Dott. Jayanthi Shastri, microbiologo dell’ospedale Kasturba di Mumbai a capo dello studio.

    La maggior parte dei ricercatori conclude che i quartieri più colpiti […] nelle aree degradate di Mumbai abbiano raggiunto l’immunità di gregge o che saranno risparmiati da future ondate dell’epidemia. […] Altri studiosi, addirittura, suggeriscono, in modo controverso, che l’immunità di gregge può essere raggiunta con tassi di immunità del 10-20% e che interi paesi potrebbero già aver raggiunto tale soglia.

    Ampiamente criticata, Sunetra Gupta, epidemiologa teorica dell’Università di Oxford, in un’intervista ha dichiarato che Londra e New York potrebbero già aver raggiunto l’immunità di gregge, a causa della variabilità tra le persone e di un’immunità teorica ai comuni Coronavirus che può tutelare contro il Covid-19. “Questa potrebbe essere la spiegazione del motivo per cui non si assiste a una seconda ondata in posti come New York”, ha detto. La maggior parte degli esperti si dichiara scettica a proposito di questa affermazione. Diversi studi hanno dimostrato che alcune cellule immunitarie prodotte a seguito di infezioni stagionali da Coronavirus possono riconoscere anche il Covid-19. Ma, “dov’è la prova che in questo modo siamo protetti?” si domanda Natalie Dean, biostatistica dell’Università della Florida. Queste città, infatti, non sono tornate ai livelli di attività pre-pandemici, osservano altri esperti.

    […] Un altro gruppo di studiosi, guidato dalla matematica Gabriela Gomes dell’Università di Strathclyde della Gran Bretagna, ha tenuto conto delle variazioni all’interno di una società e ha riscontrato che Belgio, Inghilterra, Portogallo e Spagna hanno soglie di immunità di gregge comprese tra il 10 e il 20%. “Almeno nei paesi in cui abbiamo applicato il nostro modello, non avremo alcun segnale che indichi un innalzamento della soglia”, afferma Gomes. “Penso che sia positiva questa prospettiva: solo qualche mese in più di pandemia.” Altri esperti, tuttavia, rimarcano il fatto che questi modelli sono intrinsecamente difettosi e che semplificano eccessivamente le condizioni reali. […] “Sicuramente è possibile dal punto di vista matematico raggiungere l’immunità di gregge a queste soglie molto basse”, afferma Carl Bergstrom, esperto di malattie infettive presso l’Università di Washington a Seattle. “Queste sono le nostre migliori ipotesi su come dovrebbero apparire i numeri.” Ma, aggiunge, “si tratta soltanto di ipotesi.”

    Immunità imperfetta

    Che dire a proposito dell’immunità a livelli inferiori a quelli necessari per raggiungere l’immunità di gregge? […] Pensare a una città o a un paese come insieme di sottogruppi definiti da età, etnia e livello di attività sociale, potrebbe anche aiutare i governi a proteggere chi è più vulnerabile. Secondo il Dott. Manoj Jain, esperto di malattie infettive presso la Emory University, questa prospettiva potrebbe aiutare a capire quali sono i sottogruppi che richiedono un’immunità maggiore, perché più esposti al virus o a disuguaglianze fra etnie, ad esempio tra afroamericani e latini. “È in questi casi che i modelli sono molto utili”, sostiene. I modelli suggeriscono anche una strategia di vaccinazione: invece di vaccinare in modo uniforme tutti i sottogruppi, i governi potrebbero identificare e immunizzare coloro che hanno una più alta probabilità di vivere eventi di “superdiffusione”. “Far vaccinare per prime quelle persone aumenta i benefici”, sottolinea il Dott. Michael Mina, immunologo dell’Università di Harvard. “Questa strategia, da sola, potrebbe portare all’immunità del gregge.”

    I programmi di vaccinazione per altri patogeni hanno adottato con successo questo approccio. Infatti, quando all’inizio degli anni 2000 ai bambini è stato somministrato il vaccino pneumococcico, i casi di polmonite batterica fra gli anziani sono diminuiti rapidamente a causa di un “effetto mandria“. […]

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    L’articolo originale è stato tradotto ed editato. Clicca qui per la versione originale dell’articolo.

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