Depressione maggiore: farmaci antidepressivi e approcci terapeutici

La depressione è uno dei disturbi dell’umore più diffusi e può avere un grande impatto nella vita di chi ne soffre. A chi rivolgersi per stare meglio?

Depressione Maggiore farmaci cure e terapie

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    Può capitare a tutti, ogni tanto, di svegliarsi di cattivo umore e senza nessuna energia per affrontare la giornata. Ciò che distingue la depressione, nelle sue varie forme, è però la pervasività dei sintomi, che impediscono il normale procedere della propria vita individuale, lavorativa e interpersonale. La depressione maggiore, in particolare, si caratterizza per una grande tristezza che toglie la voglia di svolgere le proprie attività, verso le quali non si prova più interesse. Nonostante perduri un certo stigma verso le malattie mentali, se ci si trova in questa situazione è importante rivolgersi al proprio medico di famiglia e a specialisti, come psichiatri e psicoterapeuti: un trattamento con farmaci antidepressivi combinato con un percorso di psicoterapia può riportare il benessere psicofisico.

    Cos’è la depressione maggiore

    La depressione maggiore è una forma di depressione che rientra nei disturbi dell’umore e, soprattutto negli ultimi anni, ha conosciuto una grande diffusione: già nel 2017 l’OMS la presentava come una delle cause principali di cattiva salute e disabilità nel mondo.

    Le ragazze e le donne sono colpite due volte più degli uomini e l’età in cui è più frequente è fra i 25 e i 44 anni. In Italia si calcola che interessi il 15% della popolazione.

    Si tratta di una vera e propria malattia, non attribuibile a fragilità individuali, ma le cui cause, non ancora del tutto chiare, vedono intrecciarsi fattori biologici, psicologici e ambientali: eventi stressanti, traumi, perdite e mancanza di eventi positivi fortemente voluti (come una promozione lavorativa), ma anche eventi positivi dei quali viene letto l’aspetto negativo (ad esempio la nascita di un figlio o la laurea) possono essere fattori scatenanti di un primo episodio depressivo.

    Concorrono anche una predisposizione genetica e alcune esperienze negative, che, soprattutto se risalgono all’infanzia, possono rendere più vulnerabili a sviluppare una depressione maggiore in adolescenza o da adulti.

    La diagnosi di depressione maggiore viene fatta attraverso test psicodiagnostici e colloqui del paziente con psichiatra e psicoterapeuta. Parallelamente, vengono condotti anche altri esami per escludere che i sintomi della depressione siano dovuti ad altre condizioni di salute.

    Secondo il “Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders” (DSM-5) per la diagnosi di depressione maggiore è necessario che il soggetto manifesti almeno un sintomo fra:

    • umore depresso per la gran parte dei giorni e per almeno due settimane di seguito: sentimenti come tristezza, sensazione di vuoto, disperazione rientrano in questa definizione
    • significativa perdita di interesse per le attività importanti della propria vita (come lavoro e passioni)

    E almeno tre sintomi fra:

    • variazione significativa dell’appetito
    • insonnia o ipersonnia ricorrenti
    • disturbi del sonno, come svegliarsi più volte senza riuscire a riaddormentarsi o svegliarsi molto presto
    • rallentamento o agitazione psicomotori
    • stanchezza e mancanza di energia
    • riduzione della concentrazione, dell’attenzione e della capacità decisionale
    • pensieri ricorrenti di morte e suicidio: il 15% delle persone che soffrono di depressione maggiore tenta il suicidio

    Questi sintomi, oltre a manifestarsi per un periodo protratto di tempo, devono essere, come accennato, pervasivi: in chi soffre di depressione sono impattanti a tal punto che la vita quotidiana ne risente, a favore di un progressivo isolamento.

    Inoltre, spesso alla depressione maggiore (nel 50-60% dei casi) si aggiungono disturbi d’ansia, che insieme a mancanza di energia e insonnia possono restare anche come sintomi residui quando lo stato depressivo del paziente migliora.

    Ci sono poi alcune condizioni di salute, come HIV, diabete, cardiopatie e malattie terminali, che rendono più probabile l’emergere della depressione maggiore e in generale le persone soffrono di depressione sono più esposte a sviluppare dipendenze da alcol e sostanze.

    Una depressione maggiore può intaccare anche il buon funzionamento del sistema immunitario e in generale spingere a prendersi meno cura di se stessi, con possibili conseguenze anche sulla propria salute fisica.

    Ma come uscire dalla depressione? Come vedremo gli approcci sono principalmente due: farmaci specifici, che agiscono sui neurotrasmettitori, e un percorso di psicoterapia.

    Farmaci antidepressivi

    Per trattare la depressione maggiore, di solito vengono prescritti dei farmaci, detti antidepressivi, in uso a partire dagli anni ’50. L’efficacia dei principi attivi che contengono è ritenuta equivalente, ma non così i loro effetti collaterali:

    • antidepressivi triciclici: i primi immessi sul mercato e quelli con maggiori effetti collaterali, come costipazione, eccessiva sedazione, aumento di peso e problemi sessuali; inoltre una loro eventuale overdose è mortale
    • SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina): inibiscono il riassorbimento a livello cerebrale della serotonina, un neurotrasmettitore che regola anche l’umore. In questo modo in un periodo breve aumenta la sua disponibilità. Fra i loro effetti collaterali troviamo difficoltà nel raggiungere l’orgasmo ed eiaculazione ritardata, nausea, disturbi gastrointestinali, iperidrosi, ansia, insonnia e mal di testa
    • SSNRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina): agiscono sul riassorbimento non solo della serotonina, ma anche della noradrenalina, un altro neurotrasmettitore. I loro possibili effetti collaterali sono gli stessi degli SSRI, ma si aggiungono anche tachicardia e ritenzione urinaria
    • NaRI (inibitori della ricaptazione della noradrenalina): agiscono solo sulla noradrenalina e sono la classe di farmaci antidepressivi con effetti collaterali più limitati, fra cui nausea, pressione bassa e tachicardia

    In generale, tutti i principi attivi dei farmaci antidepressivi impiegano dalle 2 alle 6 settimane per avere effetto, e gli effetti collaterali nella maggior parte dei casi scompaiono dopo i primi giorni dall’inizio dell’assunzione; se continuano ad essere presenti, però, è necessario farlo presente al medico, senza interrompere di propria iniziativa la terapia.

    Durante il periodo di assunzione di questi farmaci è particolarmente importante evitare alcolici e sostanze stupefacenti, attenersi alle indicazioni del medico sia per quanto riguarda le dosi che le tempistiche e fare attenzione ad eventuali farmaci con i quali potrebbero interagire. In caso di gravidanza ed allattamento vengono prescritti solo se la depressione potrebbe mettere a rischio la madre e il bambino.

    Questi farmaci non sono usati solo per la depressione, ma anche per altre condizioni, come:

    • disturbi d’ansia
    • disturbi di panico
    • disturbo ossessivo compulsivo
    • disturbi del comportamento alimentare
    • disturbo post traumatico da stress
    • dolore cronico

    Ad oggi i farmaci antidepressivi sono considerati sicuri, ma vista la loro minore efficacia per la depressione durante l’adolescenza, in quest’ultimo caso vengono prescritti con più prudenza, e l’approccio sarà principalmente psicoterapeutico. Un percorso di psicoterapia si rivela del resto determinante anche per guarire dalla depressione maggiore in età adulta.

    Terapia per la depressione

    Nel trattamento della depressione maggiore, insieme ai farmaci antidepressivi (alcuni possono essere prescritti dal medico di famiglia, altri hanno bisogno della prescrizione da parte dello specialista in psichiatria) è particolarmente utile anche un percorso di psicoterapia.

    Il tipo di terapia ritenuto migliore per la depressione a livello internazionale è quella cognitivo-comportamentale: individuando un legame fra pensieri, emozioni e comportamenti, porta a una maggiore consapevolezza di sé e dei meccanismi alla base degli episodi depressivi. È inoltre proprio l’associazione fra psicoterapia e terapia farmacologia ad avere l’efficacia maggiore.

    Gestire la tristezza

    Come abbiamo visto, essere tristi, di umore nero o anche disperati non significa essere depressi: la depressione maggiore è una condizione psichiatrica della quale il soggetto non ha responsabilità e dalla quale può uscire con il giusto sostegno di psichiatri e psicoterapeuti.

    Negli altri casi è comunque importante imparare a gestire la tristezza per poter vivere con maggiore serenità: ansia e stress impattano infatti anche sulla salute del nostro organismo, a partire dal buon funzionamento del sistema immunitario.

    Trovare un buon equilibrio fra vita personale e lavoro, assicurarsi il giusto riposo e praticare attività fisica possono aiutare, così come trascorrere del tempo all’aria aperta e con le persone care.

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