Integratori di fosforo: aiutano solo la memoria?

Scopriamo perché una corretta assunzione del fosforo è importante per la mente e una vita sana.

fosforo aiuta la memoria

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    Quando si sente la combinazione integratori-fosforo ci riporta subito ad un periodo di studio o forte stress. Mamme che, per il bene (e la pagella) dei loro pargoli, corrono subito in farmacia a fare scorta. Ma che ruolo svolge il fosforo nell’organismo?

    Il fosforo nel corpo umano

    Il fosforo ha un’attività critica in varie funzioni fisiologiche. Si trova all’interno di ossa, denti, e acidi nucleici. Se legato ai lipidi, forma i fosfolipidi, componente strutturale della membrana cellulare. Fa anche parte della fonte di energia principale del nostro organismo, ovvero l’ATP (adenosin trifosfato). Molto spesso ha la funzione di “interruttore”, attivando o inibendo funzioni di enzimi o altre proteine, in base al numero di gruppi legati. Quasi tutte le reazioni e gli scambi a livello cellulare, sono mediate dal fosforo. Il mantenimento del pH nei fluidi corporei. Anche la formazione di ossa e denti, si basa sì sul calcio, ma se non partecipa anche il fosforo non si fa niente (la vitamina D regola l’omeostasi di entrambi). 

    Se l’etimologia greca significa “portatore di luce”, un motivo ci sarà. Accende la “lampadina”, ma non gli si può attribuire fantasmagorici poteri e influenza sulle funzioni mnemoniche. Il suo ruolo è essere principalmente coinvolto nello corretto sviluppo di un individuo. 

    Il fosforo come integratore

    All’interno delle formulazioni da assumere, il fosforo non si trova allo stato elementare, bensì come fosfati. Spesso è in combinazione all’interno di preparazioni multivitaminiche o multiminerali. Forme comuni, in cui si può ritrovare, sono sali di sodio, di potassio, oppure fosfatidilcolina e fosfatidilserina. Insieme alla sua importanza a livello nutritivo, altri usi destinati solitamente sono:

    • lassativi;
    • correttori di pH nelle infezioni urinarie;
    • trattamento dei calcoli;
    • integratori nella malnutrizione.

    I dosaggi giornalieri raccomandati si aggirano dai 700 mg per adulti e donne incinta, fino ai 1250 mg per gli adolescenti. Il fosforo è normalmente presente in molti dei cibi di uso comune, per cui può essere correttamente integrato anche tramite dieta. Alcuni esempi possono essere: 

    • latticini (latte, yogurt, formaggio);
    • prodotti a base di cereali (pane, riso integrale, avena);
    • carne, compreso il pollame;
    • pesce;
    • uova;
    • frutta a guscio o semi; 
    • legumi (dalle lenticchie ai piselli); 
    • verdura.

    Troppo o troppo poco?

    Un po’ come tutte le cose, non va bene né uno né l’altro eccesso. Alcune persone possono essere di per sé caratterizzate da squilibri:

    • bambini nati prematuri, 
    • disfunzione genetica nella regolazione del fosforo,
    • casi gravi di malnutrizione.

    Queste categorie solitamente sviluppano ipofosfatemia, quindi bassi livelli di fosforo. Può derivare anche da abuso di alcol, denutrizione o uso di diuretici. Di conseguenza si sviluppano:

    • problemi nella formazione  e sviluppo delle ossa (legame fosforo-calcio);
    • anemia; 
    • debilitazione;
    • dolore muscolare;
    • perdita di appetito;
    • rischio di infezioni, anche croniche.

    Alti livelli di fosforo invece, chiamati iperfosfatemia, sono legati a:

    • malattia renale cronica (CKD);
    • problemi cardiovascolari;
    • ipoparatiroidismo;
    • acidosi metabolica e respiratoria. 

    Alti livelli e CKD sono stati attribuiti, in diversi studi, ad un aumentato tasso di mortalità e degenerazione della malattia. Questa disfunzione sistemica porta a un alterato metabolismo di fosforo, calcio, ormone paratiroideo (PTH), e/o vitamina D; si può giungere fino a calcificazione vascolare o di altri tessuti molli. 

    Per prevenire le complicazioni dovute a questo disturbo, viene raccomandato di limitare l’assunzione giornaliera, ad esempio rimpiazzando proteine animali con quelle vegetali (dove il fosforo è meno presente) e mangiare cibi con alto contenuto in calcio. 

    Mediamente, si può arrivare anche a dosaggi di 800-1500 mg tramite una comune dieta, che possono rappresentare un fattore di rischio. I limiti tollerabili si aggirano intorno ai 3000/4000 mg (dai bambini fino agli adulti). 

    D’altro canto, ridurre l’apporto di fosforo può anche produrre un ridotto apporto di proteine, in quanto molti cibi (pesce, legumi, carne) hanno un alto contenuto di entrambi.

    Ci sono prove a sostegno che anche la riduzione di cibi contenenti fosforo come additivo (fosfati di sodio, acido fosforico), può ridurne i livelli sierici. Questi additivi si trovano spesso in prodotti alimentari lavorati, e vengono adoperati a scopo di conservazione (anche nei prodotti congelati). Si può introdurre fino a 67 mg di fosforo in più, in confronto ai prodotti che non li contengono. 

    Il fosforo nella vita quotidiana

    Difficilmente il fosforo causa problemi a persone in condizione di buona salute. Grande parte la costituisce la dieta stessa, comprese tutte le fonti accessorie che possono alzarne i livelli. Un esperto ci può tranquillamente guidare nella corretta redazione di un piano alimentare, considerando anche terapie in corso (i diuretici abbassano i livelli, i lassativi contenenti fosforo li aumentano). 

    Si possono fornire alcune linee guida:  

    • mantenere una dieta equilibrata e varia: far ruotare i tipi di alimenti, e prestare attenzione ai quantitativi di fosforo presenti;
    • svolgere regolare attività fisica;
    • limitare cibi e bevande ad alto contenuto di zuccheri, grassi saturi e sodio;
    • limitare il consumo di alcol;
    • rispettare i limiti del fabbisogno calorico giornaliero. 

    Fonti

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