Neonati: ecco cosa fa il coach del sonno 

Se il tuo bambino ha problemi di sonno, dovresti affidarti alla consulenza di un esperto del settore: tornare a dormire bene si può!

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    Se si facesse un sondaggio sulle domande più frequenti rivolte ai genitori nei primi mesi di vita del proprio pargolo, sul podio salirebbe – vincendo a mani basse – questa: “Dorme?”. Eh sì. Possiamo affermare, senza tema di smentita, che il sonno dei neonati esercita una strana curiosità, quasi timore: sarà perché, nell’immaginario collettivo, l’arrivo di un figlio coincide con la fine di notti serene e dormite spensierate? Probabile.

    D’altronde i neonati – e i bambini piccoli in generale – non godono di buona reputazione da questo punto di vista: pianti inconsolabili, risvegli notturni e sveglie all’alba hanno accompagnato generazioni e generazioni di genitori. Ma se in passato le mamme e i papà di quei bambini con oggettivi problemi di sonno hanno dovuto contare solo sulle proprie forze o sull’aiuto generico del pediatra e affidarsi magari a qualche rimedio della nonna, oggi possono rivolgersi a un professionista del settore: lo sleep coach, letteralmente “allenatore del sonno”.

    Il coach del sonno è una figura professionale che aiuta le famiglie a risolvere i problemi legati al sonno dei bambini con consulenze individuali: interviene laddove c’è da ristabilire una giusta routine per addormentarli, se ci sono da correggere piccoli errori di approccio alla nanna, valuta tutti i fattori che direttamente o indirettamente possono influire sul regolare riposo del bambino. E vi aiuta a ritrovare la serenità perduta. L’obiettivo dello sleep coach, infatti, è spiegare ai genitori come insegnare al proprio bambino ad addormentarsi in autonomia e, quindi, a dormire tutta la notte.

    Valeria De Grandis (la trovate su Instagram @risinglittlestars) è una Gentle Sleep Coach per bambini da 0 a 5 anni e a lei abbiamo chiesto qualcosa in più sulla sua professione e, in generale, quali sono i dubbi più comuni dei genitori che chiedono un consulto.

    Valeria, quando i genitori dovrebbero rivolgersi a un coach del sonno?

    Tendenzialmente quando, a causa di addormentamenti dai tempi molti lunghi e/o di continui risvegli del bambino durante la notte, i genitori arrivano ad un livello di stanchezza tale per cui per loro non è più sostenibile lavorare, gestire la casa o i figli in maniera serena. Tutti abbiamo bisogno di dormire serenamente: i bambini, per un corretto sviluppo (al pari di un’alimentazione sana ed equilibrata), e i genitori, senza avere sensi di colpa legati al fatto che si sta “pretendendo” che il bambino dorma per poter dormire anche loro. È infatti del tutto naturale voler dormire, e soprattutto: visto che si può insegnare al bambino ad addormentarsi in autonomia e a dormire undici ore ininterrottamente – già dai 6-7 mesi di vita – perché non farlo?

    Come si diventa coach del sonno dei neonati?

    Oggi ci sono molte certificazioni per diventare sleep coach. Io ho voluto farne un mestiere vero e proprio, quindi mi sono formata con una delle massime esperte del settore, l’americana Kim West che pratica negli Stati Uniti ormai da 30 anni. La formazione dura sei mesi con un team composto da psicologi, pedagogisti, medici di medicina interna, pediatri, neurologi e ostetriche certificate IBCLC. Un percorso che offre davvero tutti gli strumenti per poter fare bene e dà accesso a una formazione continua, perché in questo campo non si finisce mai di imparare.

    E come lavora?

    Gli approcci possono essere diversi. Il mio ruota essenzialmente attorno all’educazione al sonno, all’insegnamento delle capacità del bambino di addormentarsi in autonomia e all’assistenza dei genitori durante tutto il processo di apprendimento. Trovo che sia essenziale accompagnare il genitore, perché spesso il cammino può essere lungo e tortuoso e se non hanno una guida a sostenerli quotidianamente molti non riescono ad arrivare alla fine del percorso. Per questo motivo, offro due tipi di servizio legati al sonno: il consulto orario, diretto essenzialmente a genitori con bimbi che non hanno grandi problemi, a cui basta dare una guida sulla gestione della routine giornaliera e notturna e degli elementi di teoria sulla scienza del sonno, e l’assistenza su più settimane, che prevede una parte di teoria del sonno, la composizione della routine giornaliera in base all’età del bambino (dai sei mesi ai 5 anni) e la messa in pratica del metodo (organizzato su due settimane) con la mia costante supervisione.

    Quali sono le richieste più comuni dei genitori che ti chiedono un consulto?

    Sicuramente, porre fine all’addormentamento al seno o con il biberon, che nella stragrande maggioranza dei casi si traduce in risvegli multipli durante la notte: un bambino, infatti, nutrito, cullato o che viene addormentato di sera in macchina o nel passeggino, cerca quel tipo di assistenza anche durante i risvegli parziali (fisiologici) che avvengono durante la notte. Inoltre, si va a guardare il sonno diurno perché spesso è insufficiente, frammentato e questo conduce spesso ad addormentamenti serali difficoltosi e notti agitate.

    E qual è l’errore più frequente che ti capita di dover correggere?

    Gli orari dei pisolini e l’ora della nanna serale, soprattutto per noi italiani, che tendiamo ad andare a letto abbastanza tardi e, quindi, passiamo questa abitudine anche ai bambini. Un bimbo di un anno, ad esempio, dovrebbe andare a letto intorno alle 19-19:30 (anche se questo orario va definito con esattezza sulla base dei pisolini diurni).

    Ci sono dei consigli generali che puoi dare ai neo-genitori che stanno affrontando per la prima volta il tema “sonno”?

    Il primo – essenziale direi – è quello di non avere timore ad ammettere che c’è una situazione difficile da affrontare. Spesso questo tema è visto dal genitore come un’onta o un tabù: non se ne parla, oppure se ne parla poco, si tende molto a guardare il sonno del figlio del vicino o ad ascoltare e assecondare falsi miti o consigli della nonna. Un altro consiglio che mi sento di dare, è quello di evitare di pensare: “sono bambini, è normale che non dormano”. Non è vero: a meno che non ci siano dei problemi medici – apnea, asma, reflusso importante – tutti i bambini possono avere un buon sonno. Si stima che 1/3 del totale dei bambini nasca con un disturbo del sonno nella maggior parte dei casi “comportamentale”: basta correggere la causa e torna tutto a posto. Infine: leggete, informatevi e, cosa più importante, lasciatevi aiutare!

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