Tutto quello che non ti hanno mai detto sul parto

I lati meno entusiasmanti del travaglio, del parto e del puerperio

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    La gioia del parto. Alla fine ogni donna ricorda quella: il primo pianto, quello scricciolo sul petto, i momenti da soli con il proprio figlio o la propria figlia. Però c’è un’altra parte, l’altra faccia della medaglia, che invece si tende a dimenticare, soprattutto le mamme, ma che c’è: è la parte che riguarda i dolori e i fastidi legati al parto. Vari, più o meno intensi, più o meno diffusi, attanagliano le neomamme per lunghe ore e, sì, anche giorni.

    Ogni donna vive il parto in modo diverso. I casi sono tantissimi, non basterebbero due mani per elencare le casistiche e le variabili che girano intorno alle donne, ai momenti del parto e dei momenti appena precedenti e successivi. C’è chi ha parti naturali, chi ha parti indotti, chi invece ha un cesareo; non solo, c’è chi ha bambini con il cordone ombelicale messo in modo pericoloso e vengono aiutate a partorire (parto assistito) anche con la ventosa ostetrica, ad esempio, mentre ci sono altri casi in cui il dolore è più contenuto, le contrazioni più leggere e tutto si svolge in poche ore, solo per citare alcuni casi. Qui vediamo ciò che non vi hanno detto del parto in modo generale, senza entrare nello specifico dei casi che, come abbiamo visto, sono tutti diversi.

    Travaglio

    Unico e diverso, il travaglio è quella fase che prepara la donna (e il nascituro) al parto “vero e proprio”. Il travaglio è lo scollamento dell’utero, quindi l’apertura dello stesso, che permette al bambino di scendere fino a vedere la luce.

    Se naturale, il travaglio arriva con la rottura delle acque e le prime contrazioni, quindi i primi dolori, mentre se questo non avviene bisogna indurre il travaglio con lo scollamento dell’utero “la cosa più terribile del mondo”, parola di mamma!

    L’inizio del travaglio

    Il travaglio parte con l’inizio delle contrazioni. Queste vengono provocate dall’utero e il dolore che viene percepito si estende al basso ventre e può raggiungere le gambe e/o la schiena. L’utero, invece, contraendosi, fa sì che sostanzialmente la pancia diventi dura; vengono percepiti poco più che dolori da ciclo.

    Il dolore, generalmente, aumenta con il passare del tempo e l’aumentare delle contrazioni; talvolta può capitare che invece venga via via percepito meno intenso con l’aumentare della dilatazione: è un aspetto molto soggettivo.

    Il travaglio e la fase dilatante

    Prima di arrivare al parto vero e proprio si giunge ai noti 4 cm di dilatazione, quelli che permettono alle future mamme di arrivare in sala parto. È in questa fase che l’ossitocina assume un ruolo fondamentale: questa molecola di origine naturale è un ormone solitamente prodotto dall’ipotalamo, altrimenti viene somministrato per indurre il parto. Questa serve principalmente per stimolare le contrazioni e indurre il travaglio. Oltre ai dolori forti, si inizia a percepire la sensazione di dover spingere, ma ancora non è il momento di farlo e questo, oltre che doloroso, è un po’ fastidioso.

    Parto

    I dolori del parto sono tra i più complessi della natura umana, principalmente perché le scariche di dolore, causate dalla pressione della testa del bambino sul perineo, sono alternate a momenti di calma, in cui vengono rilasciate le endorfine, regalando un senso di sollievo.

    Qui il dolore riguarda la parete uterina e, insieme ai dolori dovuti alle contrazioni, iniziano a farsi largo anche altre tipologie di dolori dovuti a tagli, strappi e lacerazioni della vulva. A questi, c’è da aggiungere il dolore della fuoriuscita delle emorroidi dovute allo sforzo della spinta. Può essere necessario contenerle inserendo un dito nell’ano, ma a volte non è sufficiente. Il dolore delle emorroidi può durare giorni e settimane dopo il parto.

    Il bambino sta iniziando a uscire verso il basso, le contrazioni sono ravvicinate e spesso si avvertono stanchezza, nausea, tremori e voglia di defecare.

    “La cosa fondamentale è sapere come spingere”. Sembra una frase banale, ma non lo è. Nessuna donna impara prima, nessuna donna lo sa fare con consapevolezza, ma nel momento del part, ognuna riesce a trovare il giusto modo di spingere. Grazie ai corsi preparto e alle informazioni date da medici e ostetriche si apprende tutto quello che c’è da sapere sulla respirazione e su come controllare i dolori del parto.

    L’importante è non fare forza sulle gambe, ma spingere come quando si ha lo stimolo di defecare. Le maniglie, messe a disposizione dal personale ospedaliero, fanno sì che sia possibile piegarsi su se stesse e spingere nel modo corretto quando arriva la contrattura. Ansia e paura fanno il resto e sicuramente amplificano il tutto.

    Una particolarità: il dolore, in questo caso, scandisce esattamente il momento della spinta, in quanto all’interno il bambino percepisce l’alternarsi tra la fase di contrazione e quella di rilassamento e questo lo allerta sul passaggio nel canale del parto.

    Cosa fare per combattere i dolori del parto

    Non è una frase fatta: respirare, respirare, respirare. La respirazione aiuta moltissimo a placare i dolori e a rallentare il battito cardiaco. Ovviamente, l’epidurale (anche se non sempre può essere somministrata) può aiutare ad alleviare i dolori dovuti al parto oppure ci sono metodi “alternativi”, come massaggi, farmaci oppioidi e il parto in acqua.

    Puerperio

    “La parte più dolorosa di tutto? Sicuramente il dopo”, commenta una neomamma, che ha condiviso con noi alcuni momenti vissuti in sala parto. “Quando ci sono le contrazioni il dolore è forte, ma va a ondate, mentre dopo il dolore è fisso”: ci sono i dolori dovuti comunque allo sforzo e alle contrazioni stesse, ci sono i dolori muscolari (dovuti magari a un movimento sbagliato nello spingere), quelle delle emorroidi e dei punti che tirano.

    Nel puerperio, il “post partum”, i momenti difficili sono svariati. Qui riportiamo i più comuni:

    • perdite vaginali
      più che dolorose sono fastidiose; si verificano nelle prime settimane dopo il parto, per circa 40 giorni. I primi giorni sono abbondanti e rosso vivo, spesso con coaguli di sangue, poi vanno a scemare nel corso del tempo, diventando poi più marroni e infine gialle e biancastre. Queste perdite di sangue post partum, del tutto normali, sono dovute al distacco della placenta e al ritorno alla normalità da parte dell’utero. Oltre al sangue, possono esserci perdite mucose e di elementi cellulari.
    • dolore perineale
      avvertito soprattutto dalle donne che hanno ricevuto una episiotomia, un’incisione chirurgica del perineo praticata per facilitare il passaggio del feto. Oltre al dolore di questa lacerazione, si avverte il dolore dei punti che tirano
    • gonfiore del seno
      dolore e durezza, il seno sembra pesare un’infinità. Questo perché si verifica un importante lavoro circolatorio dovuto alla produzione del latte. Impacchi caldi e reggiseni ad hoc possono alleviare questo senso di fastidio e pesantezza.

    Il parto è e rimane uno dei momenti più belli nella vita di una donna, ma questa felicità è contornata da una serie di dolori e piccoli ostacoli che ognuna sarà portata a oltrepassare; l’importante è arrivarci preparate, consapevoli, e seguite da medici e specialisti di settore, che sapranno seguirvi per rendere questa esperienza la più bella della vostra vita. Ogni gravidanza è diversa e così ogni travaglio e parto, non tutte le donne sentono necessariamente le cose descritte, che sono comunque molto generiche e indicative. Mentre chi prova i dolori non deve assolutamente sentirsi “sbagliata” o un’eccezione, perché sono fastidi comuni. Per questo, è importante non sentirsi “in difetto” nel chiedere ai medici e agli altri professionisti ulteriori informazioni su ciò che stai provando: loro sono le persone più indicate per confermarti la normalità di determinati fastidi che si provano in quei momenti.

    Fonti

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