L’addestramento del coniglio nano: le 3 regole d’oro

Il coniglietto nano è un animale dolce e docile: seguendo pochi semplici accorgimenti diventerà il vostro migliore amico in brevissimo tempo

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    Perché prendere un coniglio nano come animale da compagnia? Perché è dolce, docile, facile da gestire ed estremamente soffice. Insomma, in momenti difficili e stressanti averlo intorno può veramente cambiare la giornata in positivo, una pet therapy benefica più che gradita.

    Il coniglio nano si affeziona facilmente all’essere umano, è giocoso e particolarmente curioso, potreste facilmente ritrovarlo in luoghi inusuali di casa. Alcune volte timido, quando incontra persone o animali che non conosce, e per questo va un po’ guidato.

    Partiamo dal presupposto che tenere più conigliette nane femmine è possibile, mentre più conigli maschi no: come ogni maschio del mondo animale, finirebbe per litigare per il controllo del territorio, che sia la gabbietta o l’area in cui passa il tempo. 

    Nel momento in cui si decide di avere un coniglio nano da compagnia, bisogna essere preparati sulle sue possibili malattie e avere a disposizione queste cose:

    • una gabbia grande;
    • due lettiere con sabbia;
    • pellet, paglia e fieno per l’alimentazione

    dopodiché avere la pazienza di addestrare il piccolo animale a conoscere la nuova casa e il nuovo ambiente che avrà intorno, tenendo presente che a dispetto di quanto si possa credere anche il coniglietto nano ha bisogno di trascorrere tempo fuori dalla gabbia, in movimento.

    Prima regola: osservare

    Quando il coniglio nano arriva nel nuovo habitat per la prima volta, marca immediatamente il territorio con le sue feci e la sua urina così da rilasciare il suo odore attorno e farlo diventare un ambiente a lui noto.

    Per questo, la prima cosa che dobbiamo fare noi è lasciarlo girare per casa, o quanto meno negli spazi dove sappiamo che lui potrà girare libero, e osservare in quali angolini espleta i suoi bisogni o preferisce stazionare, Una volta capite queste abitudini, posizioniamo la lettiera in uno di questi punti e dentro la gabbia del coniglio.

    Quest’ultima, in particolare, sarebbe bene metterla in una stanza poco frequentata della casa, in modo tale da evitare che qualcuno calpesti per sbaglio l’animale una volta che la gabbia è aperta e questo esce. È molto importante ricordarsi anche di coprire accuratamente eventuali cavi elettrici esposti e non lasciare ad altezza coniglio le piante, per evitare in entrambi i casi che rosicchi cose che non deve.

    Seconda regola: ricompensare

    Addestrare un coniglio nano significa principalmente due cose: insegnargli dove deve fare i suoi bisogni e cosa non deve rosicchiare. Per fare queste due cose, dobbiamo innanzi tutto guidarlo. I primi giorni l’animale è confuso, prova ad andare un po’ ovunque, esplora. Dobbiamo allora seguirlo un po’, fargli vedere dove può andare liberamente e dove no e soprattutto mostrargli più volte dove sono posizionate le lettiere per i bisogni, se necessario sollevarlo e portarcelo direttamente quando capiamo che deve fare cacca o pipì.

    A questo punto, adottare la tecnica della ricompensa è la scelta migliore: ogni volta che il nostro coniglietto fa una cosa giusta, come gliela stiamo insegnando, o si avvicina a noi perché ha bisogno di rassicurazione, lo ricompensiamo con piccole quantità di pellet o fieno, con una carezza affettuosa. In questo modo, l’animale stesso assocerà azioni e conseguenze e inizierà a comportarsi di conseguenza.

    Ricordiamoci di non esagerare con il cibo e di variare l’alimentazione tra pellet e fieno, altrimenti il coniglio tenderà all’obesità e a una serie di problemi fisici importanti.

    Terza regola: non urlare

    Quando il coniglio ha preso confidenza con il nuovo ambiente e si sente al sicuro, a seguito del primo periodo di addestramento, può iniziare a muoversi in autonomia in giro per la casa. Potrà ancora capitare che adotti dei comportamenti sbagliati, in tal caso è importante non reagire con cattiveria o urlare “No” per spaventarlo, o peggio ancora prenderlo tra le braccia bruscamente. Il primo rischio è che si incrini la relazione di fiducia tra voi e il coniglio: l’animale si mette sulla difensiva, è stressato e può sviluppare disturbi comportamentali. Il secondo rischio è fargli veramente del male: le ossa del coniglio si fratturano facilmente, se non si sta attenti nel trattarlo rischiamo di provocargli dei traumi. 

    Per questo, anche quando lo solleviamo da terra, è sempre bene prenderlo da sotto il torace con una mano che comprende anche le zampe anteriori e l’altra le posteriori, ed infine portarlo al petto e fargli percepire calore corporeo. Così, anche se sbaglia, non entra in stato di agitazione e riprende a svolgere le sue attività senza problemi.

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