Elaborazione del lutto: quali sono le fasi?

Come si supera la morte di una persona cara? Esistono 5 fasi dell’elaborazione del lutto, quali sono? E cosa accade al nostro cervello quando incontriamo il dolore della perdita?

Elaborazione lutto

Sommario
    Tempo di lettura Tempo di lettura terminato
    0
    Time

    Lutto”: in psicologia è il termine usato per indicare quello stato d’animo legato alla perdita di una persona a noi cara. Una fase che tutti prima o poi sperimentiamo nella vita e che, nella maggior parte dei casi, ci fa sentire sovrastati da una molteplicità di sentimenti poco piacevoli, legati alla perdita e all’assenza di quella persona che ci ha lasciati. Molti conoscono le 5 fasi dell’elaborazione del lutto, ma non tutti sanno che sono state elaborate, nel 1958, dalla psichiatra Svizzera Elisabeth Kübler Ross, per definire le 5 fasi che attraversano le persone a cui è stata diagnosticata una malattia mortale. Questo suo modello è stato poi ripreso da molti psicoterapeuti che lo hanno ritenuto valido ed assimilabile anche per l’elaborazione del lutto. Quali sono queste fasi e come si possono superare?

    Fase 1: rifiuto e negazione.

    Come un paziento a cui viene data la pessima notizia di soffrire di una grave malattia, così anche chi si trova di fronte alla morte di un legame stretto tende a chiedersi o ad affermare: “ Davvero sta succedendo?” “Come è possibile che stia accadendo a me?” “Non è possibile!”. Questo perché, di fronte allo shock dato dalla notizia, la persona attua come un meccanismo di difesa negando ciò che sta vivendo.

    Emotivamente all’inizio della fase c’è un’assenza di reazione: la persona si sente sopraffatta dallo shock ma la negazione porta a non accettare l’accaduto. Può avvenire che questa fase, che dura diverse settimane o mesi, porti alla manifestazione di alcuni comportamenti psicotici: come la ricerca ossessiva della persona appena scomparsa. Le emozioni cambiano da persona a persona, ma in questa fase di solito è comune provare: paura, ansia e confusione. Questa è sicuramente una delle fasi più difficili da affrontare, soprattutto per chi vive il lutto in un contesto in cui la manifestazione del proprio dolore è mal vista o considerata un tabù.

    Fase 2: rabbia.

    Dopo la negazione, il soggetto in lutto comincia a prendere consapevolezza della perdita e questo lo porta a sperimentare molta rabbia: che sia verso la situazione in generale, verso gli altri familiari o verso sé stessi. Comportamenti iracondi, aggressivi e cinici sono tipici di questa fase delicata e, secondo la psichiatra Kubler Ross, è il momento in cui si reagisce alla perdita trovando un capro espiatorio su cui scaricare la propria frustrazione. Sempre secondo la psichiatra questo è il momento dove si manifesta la maggior richiesta d’aiuto, un momento in cui è molto facile che la persona sofferente, se non trova il giusto appoggio e conforto, possa chiudersi in sé.

    Fase 3: Patteggiamento e contrattazione.

    La fase che segue la rabbia è solitamente quella in cui si prende coscienza di ciò che è accaduto. Chi ha subito la perdita cerca di riprendere in mano la propria vita, capendo in quale situazione è possibile investire di nuovo emotivamente. Un momento di vero e proprio “patteggiamento”, in cui si ripongono speranze negli altri, in situazioni nuove che danno forza, talvolta in figure religiose.

    Fase 4: Depressione.

    Secondo la psichiatra Kubler Ross il paziente malato soffriva di depressione nel momento in cui si rendeva conto di ciò che stava subendo o di quello che avrebbe di lì a poco subito. In questa fase ci sono due tipi di depressione: una reattiva ed una preparatoria. La reattiva che consegue la presa di coscienza di quanto alcuni aspetti della propria identità siano mutati (aspetto fisico, posizione nella società, mutamento dei rapporti interpersonali), quella preparatoria invece è una depressione che anticipa la sofferenza per le perdite che si subiranno. Allo stesso modo, nell’elaborazione del lutto, questa fase si manifesta quando si cede totalmente alla sconfitta per la perdita e non si è più capaci di provare rabbia o negazione, ma si sprofonda nel dolore. La durata di questa fase, così come le reazioni emotive, cambiano da persona a persona, ma in tutti i casi, se non basta il sostegno di familiari e amici, è importante rivolgersi ad un terapeuta per superare un momento così instabile. Ricercare il supporto adeguato è importantissimo per elaborare il lutto e superare questa fase.

    Fase 5: Accettazione.

    In questa fase, davvero importante, la persona che ha subito il lutto comincia davvero il suo percorso di accettazione, cercando una nuova stabilità emotiva. Questo non significa che ci dimentichiamo della persona cara che ci ha lasciati, ma che accettiamo che la morte e la perdita come parte della vita. In questa fase è comune provare tristezza intermittente, intervallata da ricordi positivi e momenti di serenità. Non è una fase in cui si accetta la morte e basta, ma è un momento in cui si riesce a conviverci, conciliando questa consapevolezza con gli impegni quotidiani.

    Cosa provoca il lutto nel nostro cervello?

    Le reazioni emotive provocate dal lutto non sono di poco conto, soprattutto se si pensa a quello che può accadere al nostro corpo quando passiamo un momento così fragile. Il nostro cervello, in particolare, è scosso da forti emozioni, da molto stress e questo può causare:

    • maggiore attività nell’area prefrontale dorsolaterale, parte addetta al controllo cognitivo e all’adattamento a nuove circostanze. Nella fase di elaborazione del lutto quest’area è molto reattiva e ci aiuta a riorganizzare le idee e a capire come comportarci; 
    • alti e bassi di serotonina, che coinvolge la regolazione dell’umore; 
    • fluttuazione ormonali, come il cortisolo, l’ormone che gestisce lo stress.

    Come superare un lutto?

    Non è sicuramente facile trovare risposta certa a questa domanda. Infatti tutti noi possiamo vivere il lutto in maniera diversa e non c’è un metodo unico per riprendersi da una perdita, soprattutto se molto importante per noi. Sicuramente il tempo è una variabile molto importante ma non esiste un “tempo giusto”. Infatti il lutto è un processo di adattamento e integrazione della perdita nella propria vita e non qualcosa che si supera facilmente. A chi fare affidamento se non si riesce a superare il dolore?

      • Amici, parenti, persone care che ci sono vicine: sembra banale e scontato, ma in questi momenti serve passare momenti di svago con le persone che ci vogliono bene. Forse sarà difficile uscire, parlare e socializzare, ma farà comunque bene all’umore sentirsi ascoltati da qualcuno che ci è vicino;
    • Un esperto: non bisogna aver paura di chiedere aiuto ad esperti, psicologi o psicoterapeuti, che possono attenuare il dolore della perdita facendoci affrontare la situazione attraverso un percorso psicologico. In particolare, la psicologia può aiutarci con l’approccio cognitivo-comportamentale, il primo passo è la narrazione dell’evento, che risulta di per sé terapeutico. In seguito il terapeuta può farci accettare la perdita ristabilendo così un buon rapporto con il defunto;
    • Puntare sulla rinascita di noi stessi: non serve a niente tentare di rimuovere i ricordi, mentre è molto utile per accettare il lutto, mantenere vivo il ricordo della persona che abbiamo perso, portandola sempre con noi.

    Lascia il tuo commento

    Non verrà mostrata nei commenti
    A Good Magazine - Newsletter
    è il contenuto che ti fa bene! Resta aggiornato sulle malattie digitali

    Ho letto e accetto le condizioni di privacy