Diciamo anche che il rapporto con il cibo, per molti, non è sempre salutare. Che per quanto uno si impegni a rispettare le abitudini alimentari, il perfezionismo nei confronti del proprio corpo è dietro l’angolo. Diciamo pure che amarsi non è mai semplice. Amare se stessi quando c’è di mezzo l’anoressia nervosa è ancora più difficile.
Questo disturbo non è solo smettere di mangiare fino al deperimento: è ansia verso il proprio corpo, è paura di non raggiungere quegli standard di bellezza imposti, è vedere allo specchio un corpo che non ci appartiene e che non vogliamo. Anoressia nervosa è tutto questo e molto di più.
Che cos’è l’anoressia nervosa
L’anoressia nervosa è quell’apostrofo rosa tra le parole “Non hai mangiato un po’ troppo?” o “Certo che sei un po’ ingrassat* ultimamente”. Spesso una parola detta nel momento o nel modo sbagliato può far scaturire un processo di autodistruzione irreversibile. Altre volte, invece, ci pensa un’immagine distorta di noi stessi. Altre volte ancora è la risposta a un trauma o a un’insicurezza.
Secondo il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, l’anoressia nervosa è un disturbo alimentare caratterizzato dall’eccessiva preoccupazione nei confronti del proprio peso corporeo, dalla distorsione dell’immagine di sé e dal rifiuto ad assumere le corrette quantità di cibo. Tutto può iniziare con l’idea di fare una dieta fai-da-te per perdere peso e poi si sviluppa in un rifiuto sempre maggiore del cibo, portando a un lento deterioramento del fisico e della psiche. Chi ne soffre perde una quantità eccessiva di peso. La presenza di questo disturbo porta numerose problematiche a livello relazionale, portando a un vero e proprio stravolgimento nella propria quotidianità.
Di solito sono gli adolescenti tra i 14 e i 17 anni a soffrirne maggiormente, ma non sempre è così: si tratta di una problematica che si presenta anche nella prima età adulta e che colpisce senza distinzione uomini, donne, persone non binarie o transgender.
Chi soffre di anoressia nervosa ha una percezione molto alterata del proprio fisico. Cosa significa? Come si vede allo specchio o come si percepisce non corrisponde a quello che in realtà è. Questi pensieri distorti provocano allora una forte insoddisfazione corporea che condiziona molto la considerazione di sé. Questo disturbo si presenta a diversi livelli di gravità e si associa di solito a comportamenti correlati come il vomito autoindotto e l’abuso di lassativi o diuretici per perdere più velocemente peso.
Spesso l’anoressia nervosa viene inoltre distinta in due forme differenti: l’anoressia restrittiva, dove la perdita di peso è ottenuta con una dieta ferrea e un’eccessiva attività fisica, e l’anoressia con bulimia, ovvero l’alternanza di periodi di digiuno a periodi di enorme abbuffata, seguiti poi dall’eliminazione forzata dell’ingente quantità di cibo.
Anoressia nervosa maschile: anche gli uomini ne soffrono?
Secondo alcune statistiche, questa patologia ha una prevalenza femminile e questo ha portato per anni a pensare che fossero soltanto le donne a provare un forte disagio nei confronti del proprio corpo. Il motivo di questo pensiero non deve certo stupire: basti pensare alla costante pressione che per anni la società ha fatto nei confronti del corpo della donna. Ma pensare che l’anoressia nervosa sia una malattia soltanto femminile è sbagliato.
Anche gli uomini ne soffrono, come ha potuto raccontare Christopher Eccleston, ed è conosciuta sotto il nome di visnoressia. Sebbene l’incidenza dei maschi che presentano questo disturbo sia del 5-10%, si tratta di una problematica ancora molto grave, che ha lasciato per anni (e lascia tuttora) profonde ferite nel corpo e nella mente degli uomini. C’è da considerare anche questo fatto: i criteri diagnostici dell’anoressia nervosa sono stati finora basati soltanto sulla donna. Per questo molti casi di anoressia maschile non sono mai riconosciuti come tali.
Non sono stati ignorati in modo volontario, sia chiaro: per anni si è sempre pensato che non ne potessero soffrire o che non avvertissero la pressione sociale sul proprio fisico al pari di una donna, quando invece sono proprio i maschi che più di tutto avvertono lo stigma sociale.
I maschi affetti da anoressia mostrano un gran numero di alterazioni fisiche (come ad esempio le complicazioni cardiache) dovute a un avanzato stato di malnutrizione. Gli uomini anoressici iniziano a presentare i sintomi di questo disturbo già in adolescenza, ma non è da escludere che si tratti di una patologia che si possa ripresentare in età più adulta. Questo è legato all’immagine che i maschi vogliono dare all’esterno. Nella società c’è un’idea di machismo e di “uomo” che deve raggiungere un ideale fisico e per farlo molti maschi si dedicano all’acquisizione di un fisico più muscoloso. Questa immagine di sé viene raggiunta attraverso l’esercizio fisico costante e una serie di diete volte al dimagrimento. Le pressioni messe dalla società e dal giudizio altrui spingono molti uomini ad avere una visione distorta del proprio corpo, fino alla convinzione che per essere accettati debbano raggiungere dei determinati canoni fisici, spesso debilitanti per alcuni tipi di corpo.
Anoressia nervosa femminile: non mangio più
L’anoressia colpisce soltanto le donne? Come abbiamo visto poco sopra, no, ma possiamo dire che le donne sono i principali bersagli di questo disturbo. Perché? Partiamo subito dal dire che fin dalla pubertà le donne sono soggette a uno stress costante dovuto al raggiungimento di canoni di bellezza spesso irrealistici. Ma basare tutto il ragionamento su questo punto è limitante, soprattutto in un periodo in cui le idee sulla bellezza del corpo iniziano a essere lentamente sdoganate. Lo sviluppo di questo disturbo è legato soprattutto ai cambiamenti in età puberale, dove appunto il corpo della donna inizia a subire i primi importanti mutamenti: crescita del seno, forme più morbide e tonde, sbalzi ormonali… Mettersi a confronto con le altre donne è un altro modo per far apparire ancora più in evidenza quello che c’è di sbagliato in noi. Così iniziano a formarsi nella propria mente obiettivi irraggiungibili per ottenere la forma fisica perfetta. Digiuno, dieta ferrea, saltare i pasti, attività fisica intensa… Spesso l’anoressia nervosa può sfociare nella bulimia o viceversa. Al centro c’è sempre un profondo disagio nei confronti del corpo.
Quali sono i sintomi dell’anoressia nervosa
Riconoscere la presenza o meno di un disturbo alimentare è semplice per chi osserva la situazione dall’esterno, ma può risultare molto complicato per chi la vive in prima persona. Chi soffre di anoressia nervosa ha una visione distorta del proprio corpo e reputa come “normali” i comportamenti autodistruttivi che rischiano di mettere a serio repentaglio la sua salute. Tra i vari sintomi presenti c’è sicuramente:
- Il rifiuto a mangiare
- Il rifiuto a mantenere il peso corporeo al di sopra del peso minimo
- La fobia di ingrassare e di mettere su peso
- La presenza di amenorrea (soprattutto nelle donne)
- I forti sentimenti di inadeguatezza a mangiare in pubblico o a stare con altre persone mentre si è a tavola
- Un forte senso di perfezionismo
- Una forte ansia nei confronti degli altri, che sfocia poi nella paura del giudizio
- L’alternanza di episodi di digiuno a episodi di abbuffata
- Gli episodi di vomito autoindotto o l’uso di lassativi e diuretici.
Le cause dell’anoressia nervosa
Le cause dell’anoressia nervosa vanno a scavare nelle più intime insicurezze delle persone: quando si mette sul piatto il proprio corpo, ci sentiamo tutti più fragili. Non vogliamo sentirci giudicati o poco apprezzati, soprattutto quando veniamo costantemente bombardati da immagini e modelli di bellezza differenti che spesso non corrispondono alla conformazione del proprio corpo. Il livello di autostima e di valutazione di sé è influenzato dalla capacità di controllare il proprio peso, mentre tutti i fallimenti sono seguiti da autocritica e svalutazione, soprattutto se ci poniamo degli standard molto alti. All’inizio questo disturbo alimentare genera un senso di energia e uno stato di benessere quando vediamo che in un primo momento abbiamo raggiunto un obiettivo e lo stress e le fatiche dell’ultimo periodo svaniscono. Ma è questione di poco tempo: ritorna la paura di perdere il controllo e di vanificare tutti gli sforzi fatti. C’è il terrore che se si mangia normalmente, si è incapaci di smettere e si ingrassa. Così si torna a non mangiare, o a mangiare sempre meno. Insieme alla perdita costante di peso, si unisce anche la perdita della concentrazione, della memoria e del sonno, oltre allo sviluppo di una forte forma depressiva.
Come guarire
Se ti riconosci in uno o più di questi sintomi o se conosci qualcuno che ne soffre, ricorda prima di tutto questo: non sei da solo e non sei l’unico a soffrirne. Ognuno di noi ha una struttura fisica differente e unica ed è questo che ci rende diversi gli uni dagli altri.
Uno dei modi migliori per poter iniziare il recupero è affrontare un percorso di terapia cognitivo-comportamentale con uno psicoterapeuta specializzato. L’obiettivo è quello di normalizzare la concezione del peso e di abbandonare le condotte di restrizione nei confronti del cibo. Lavorare su se stessi e sulla propria autostima aiuta a definire un’immagine diversa di sé, riducendo il perfezionismo e l’ansia da prestazione nei confronti degli altri. Esistono numerosi medici e professionisti che sono in grado di aiutare chi è affetto da un disturbo alimentare: il primo passo da fare è rivolgersi direttamente a loro.
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