Rottura di capillari nell’occhio: che fare?

La rottura dei capillari nella zona oculare può farci sobbalzare dallo spavento, affrontiamola insieme!

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    Si chiama anche emorragia subcongiuntivale (SCH), o iposfagma, proprio perché si ha rottura dei vasi sanguigni al di sotto della congiuntiva, nello spazio che la separa dalla sclera. Detto in parole povere: allo specchio si vede la parte bianca dell’occhio irrorata da una “macchia” di sangue. Sono principalmente coinvolti i vasi più piccoli e sottili appunto, difficilmente quelli più grandi. La congiuntiva non riesce ad assorbire il sangue velocemente, perciò vi rimane intrappolato.

    Le cause

    La maggioranza delle volte, la causa della rottura dei capillari nell’occhio è considerata idiopatica, ovvero di origine ignota, dal momento che è veramente difficile risalire alla causa principale. Ad ogni modo, il medico deve avere uno schema ben preciso e sistematico in mente: le cause maggiori possono essere classificate come oculari, sistemiche, traumatiche o spontanee. 

    Traumatiche

    Le lenti a contatto sono le prime a essere chiamate in causa. Che siano dovuti all’indossare le lenti stesse, un difetto di fabbrica, una cattiva igiene e conservazione (depositi sulle lenti), così come lo sfregamento nel montaggio/smontaggio (anche per le unghie lunghe), non è raro il manifestarsi di questi eventi.

    Un energico sforzo come un forte colpo di tosse, un violento starnuto, vomito, sforzo dovuto a costipazione, può causare la rottura di capillari nell’occhio

    Queste emorragie possono avvenire anche in seguito a interventi chirurgici, come ad anestesia locale.

    Altre tipologie di traumi possono essere eccessivo sfregamento o la presenza di un corpo estraneo nell’occhio.

    Sistemiche

    La fragilità dei vasi congiuntivali, così come gli altri vasi sanguigni nel corpo, aumenta con l’età e in seguito a condizioni come arteriosclerosi, ipertensione, iperlipidemia e diabete. L’alta pressione del sangue, e quindi nell’occhio (come nel caso del glaucoma), rimane un fattore determinante, ma la condizione può essere favoreggiata in pazienti in terapia con alcuni farmaci, come gli anticoagulanti (warfarin, clopidogrel, acido acetilsalicilico).

    Di conseguenza, patologie del sistema di coagulazione, inclusi i disordini legati a trombocitopenia e disfunzioni delle piastrine, come anemia, leucemia, disturbi della milza e uremia, possono provocare sanguinamento nei vasi congiuntivali.

    Complicazioni

    Le emorragie sottocongiuntivali solitamente non provocano difetti alla vista, dolore o disagio (anche se può essere avvertita una sensazione graffiante sulla superficie dell’occhio). Sono le uniche in cui lo stravaso di sangue forma una macchia visibile sulla sclera; nonostante il loro aspetto “sanguinoso”, possono apparire peggio di quello che sono in realtà. 

    Questo però non esclude emorragie in zone diverse dell’occhio, come possono essere quelle:

    • vitreali: la perdita di sangue si verifica nella cavità vitreale e si riversa nel corpo vitreo (la sostanza gelatinosa che occupa la cavità oculare tra il cristallino e la retina). Se l’emorragia è ridotta, la persona potrebbe vedere punti o macchie nere, se invece è importante, la vista può risultare fortemente limitata, tanto che si riesce solo a percepire la luce e il buio senza distinguere gli oggetti;
    • retiniche: più subdole rispetto alle altre, poiché, in maniera silenziosa, in alcune persone si possono verificare ischemie oculari (insufficiente irrorazione sanguigna) che provocano la morte dei tessuti, ed edema, cioè l’accumulo di liquidi nella retina.

    Prognosi

    Non c’è un vero e proprio trattamento per accelerare la risoluzione di SCH. Quindi, generalmente, non ne viene indicato uno in particolare, a meno che non siano associate condizioni più serie (possono essere necessari addirittura interventi chirurgici). 

    Il sangue tipicamente viene riassorbito in 1-2 settimane, a seconda della quantità fuoriuscita dai capillari. La guarigione può arrivare anche a 3 settimane, soprattutto in pazienti in terapia  con anticoagulanti, che fluidificano il sangue. Impacchi di ghiaccio e colliri possono essere utilizzati per minimizzare il gonfiore e dare un po’ di sollievo, rispettivamente. Per le emorragie esterne che non si rimettono in maniera spontanea vengono invece prescritti farmaci capillaro-protettori da assumere oralmente.

    Il fallimento nel risolvere emorragie che si presentano in maniera ricorrente o duratura, può far presagire qualcosa di più serio. In questo caso, un’anamnesi dettagliata (raccolta delle informazioni riguardo al paziente) rappresenta un importante step per determinare se sono necessari esami più approfonditi. È cruciale ottenere la storia su farmaci assunti, condizioni mediche, patologie oculari, così come possibili traumi, interventi, uso di lenti a contatto, fattori ereditari. La pressione sanguigna dovrebbe essere controllata in maniera regolare nei pazienti con SCH, soprattutto se anziani. Questo può far giungere a individuare condizioni sistemiche più gravi (conseguenza di altre patologie, come appunto diabete etc., oppure traumi più seri che coinvolgono anche l’orbita) e indirizzare ad un trattamento più adeguato.

    Di conseguenza, la prevenzione migliore è un check-up regolare, anche dall’oculista.

    Fonti

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