Cos’è e a cosa serve un farmaco betabloccante?

Utile per cuore e reni, i farmaci betabloccanti presentano, però, svariati effetti collaterali da non sottovalutare. Scopriamoli!

Betabloccante farmaco a cosa serve

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    Sono prescritti e utilizzati moltissimo per i loro benefici preventivi e terapeutici soprattutto nelle malattie cardiovascolari più comuni (come aritmie o scompenso cardiaco): sono i farmaci betabloccanti. Sono una classe di antipertensivi e vengono assorbiti principalmente per via gastrointestinale.

    Cosa sono i betabloccanti?

    Già come si intuisce dal nome, i betabloccanti “bloccano” principalmente i recettori di tipo β per quanto riguarda gli ormoni adrenalina e noradrenalina. Sono farmaci i cui principi attivi svolgono attività “antagonistica” proprio perché si legano ai recettori (di tipo β) e li inibiscono.

    I vari tipi di ricettori

    Abbiamo parlato dei recettori, cioè di quelle strutture in grado di reagire a sollecitazione specifiche; quelle relative all’adrenalina e alla noradrenalina sono recettori β-adrenergici. Esistono 3 diversi tipi:

    • β1: si trovano a livello del cuore, dei reni e degli occhi;
    • β2: si trovano a livello della muscolatura liscia, genito-urinaria, gastrointestinale e bronchiale. Si trovano anche a livello della muscolatura scheletrica, genato e mastociti;
    • β3: si trovano principalmente nel tessuto adiposo.

    Quando prendere i farmaci betabloccanti?

    Grazie alle loro proprietà, i betabloccanti servono principalmente per ridurre la forza di contrazione e la frequenza cardiaca. Per questo motivo, sono indicati per patologie cardiovascolari, tra cui:

    • dolore al petto (angina pectoris);
    • insufficienza cardiaca;
    • pressione alta (ipertensione arteriosa);
    • aritmie o fibrillazione arteriale, quindi quando si presentano casi di battito cardiaco irregolare;
    • dopo un infarto miocardico, come prevenzione secondaria.

    Non solo. I farmaci betabloccanti vengono utilizzati anche per intervenire sui reni, quindi sul sistema renina-angiotensina e per altre problematiche come:

    Quindi, ricapitolando, i farmaci betabloccanti dono utili per ridurre la frequenza cardiaca e rallentare la conduzione atrio-ventricolare, ma anche per ridurre le contrattilità miocardiche. Inoltre, i farmaci, agendo soprattutto sui recettori β1 e β2, diventano utili anche in caso di emicrania e ansia.

    La suddivisione dei farmaci betabloccanti

    I betabloccanti possono essere divisi in 4 gruppi diversi in base alla selettività (se interagiscono con i recettori β e con quali).

    • Betabloccanti di prima generazione
      In questo gruppo appartengono i farmaci che non sono selettivi per i recettori β1 e interagiscono anche con i recettori di tipo β2.
    • Betabloccanti di seconda generazione
      In questo secondo gruppo vengono inseriti i farmaci che agiscono solo sui recettori β1. Essendo questi recettori localizzati a livello del cuore, sono farmaci cardioselettivi. A differenza dei farmaci del primo gruppo, quelli di seconda generazione possono essere utilizzati anche per chi ha diabete o asma, in quanto non interagiscano con i recettori β2.
    • Betabloccanti di terza generazione con effetti aggiuntivi
      I farmaci, in questo caso, agiscono sui recettori β1, β2 e sui vasi sanguigni; bloccando anche i recettori a livello dei vasi sanguigni, questi farmaci possono essere utilizzati anche per attività vasodilatatoria.
    • Betabloccanti di terza generazione con effetti aggiuntivi e β1 selettivi
      I principi attivi di questi farmaci bloccano i recettori adrenercgici β1 e aiutano nell’azione antipertensiva.

    Quali effetti collaterali possono presentare e a cosa bisogna prestare attenzione se si assumono?

    I farmaci betabloccanti, come abbiamo visto, hanno al loro interno molti principi attivi e molto vasti, che agiscono su più recettori e quindi più zone e patologie. Per questo, gli effetti collaterali dei betabloccanti sono vari ed eterogenei, ma i più comuni sono:

    • disturbi del sonno, insonnia;
    • depressione;
    • allucinazioni;
    • disturbi gastrointestinali (nausea, vomito, diarrea);
    • scompenso cardiaco;
    • ipotensione;
    • bradicardia e bradiaritmia;
    • broncocostrizione (per questo motivo sono sconsigliati alle persone che soffrono di asma o BPCO, ovvero broncopneumopatia cronica ostruttiva).

    A cosa prestare particolare attenzione?

    È sempre importante informare il medico se si sta assumendo altri farmaci quando vengono prescritti dei betabloccanti, in quanto, con alcuni di questi, potrebbero interagire e alterarne gli effetti. È quindi consigliato informare il medico sempre, soprattutto se si hanno patologie come:

    • diabete;
    • asma (o malattie polmonari);
    • qualsiasi malattia al cuore;
    • qualsiasi malattia ai reni.

    Gravidanza e allattamento

    Durante gravidanza e allattamento solitamente i farmaci betabloccanti vengono sconsigliati proprio per evitare i possibili effetti collaterali, anche se uno studio, pubblicato su Annals of Internal Medicine, ha dimostrato che nel primo trimestre di gravidanza si possono assumere farmaci betabloccanti senza rischi per il feto. In ogni caso, chiedete il parere del medico.

    Fonti

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