Impatto dell’emergenza Covid sul mercato farmaceutico

Un report dettagliato per capire quali prodotti hanno visto aumentare le vendite e quali hanno subito un calo

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    A inizio maggio, la società di consulenza Shackleton Consulting ha mostrato, attraverso una data room, i principali effetti del Covid-19 sul mercato farmaceutico. Il report porta in luce i numeri del fatturato e delle confezioni vendute in farmacia nel periodo compreso tra l’ultima settimana di febbraio e la prima di maggio. L’analisi si concentra su più tipologie di prodotto, dal farmaco etico alla dermocosmetica, per capire in che percentuale i consumi sono cambiati in questo momento particolare.

    I dati generali

    I dati che fanno riferimento alla situazione nel suo insieme presentano un evidente calo delle vendite rispetto allo stesso periodo dell’anno 2019. In particolare, la discesa più negativa è stata registrata nella settimana in cui è terminata la fase 1, che segna un -19,1%. Nel dettaglio, il documento riporta i risultati del farmaco etico, del commerciale, di quello da automedicazione e dei prodotti di dermocosmetica.

    Il farmaco etico ha avuto un’impennata del 22,3% a marzo, ma nelle settimane successive l’andamento è stato negativo, anche in correlazione alle modalità di accesso alle farmacie. Il dato della settimana al termine della fase 1 è in linea con quello generale, con un calo del 22,8%. Se si guarda a tutto il mese si registra un -9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

    Simile trend è stato quello del commerciale, anche se, diversamente dal farmaco etico, al termine della fase 1 si nota una leggera inversione di tendenza nelle vendite. I risultati negativi sono associati alle minori possibilità di movimento nei locali della farmacia e quindi a una inferiore possibilità di accedere agli spazi espositivi. Interessante notare come escludendo i prodotti sanitari dal commerciale, quali per esempio i dispositivi di protezione individuale, il calo sia ancora più evidente.

    Se si guardano le dinamiche regionali, si osserva quanto abbiano avuto impatto le diverse condizioni sul territorio, soprattutto nel trend del commerciale. In particolare, i valori più positivi nel mese di marzo sono attribuiti alle regioni del nord Italia, con Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria in testa, affiancate da regioni come la Lombardia e l’Emilia Romagna.

    I farmaci di automedicazione hanno lo stesso andamento negativo del farmaco etico, se non più marcato, con un -18,6% a fine aprile. In compenso, il calo dei volumi si è poi stabilizzato.

    La dermocosmetica ha anch’essa subito un calo nel volume delle vendite, ma si differenzia il comportamento tra trattamenti per viso corpo e capelli e prodotti per l’igiene (del bambino, della bocca e intima). Se entrambi hanno avuto una lieve ripresa a metà aprile, l’igiene si è poi stabilizzato con un -22,6% a inizio maggio, mentre i trattamenti hanno avuto un’inversione di tendenza positiva, con un -10,1% nello stesso periodo.

    Per quanto riguarda le dinamiche regionali riferite all’automedicazione e alla dermocosmetica c’è ovviamente una differenza, in quanto il trend dell’automedicazione è stato positivo, in particolar modo nelle regioni del nord Italia, mentre la dermocosmesi vede il segno meno praticamente ovunque, con numeri più alti in Lombardia e Trentino Alto Adige.

    Comparto del farmaco etico

    Il report illustra in dettaglio quali prodotti di questo comparto hanno subito particolari variazioni nel volume di vendite. I farmaci destinati a patologie dell’area respiratoria hanno avuto un picco che è durato fino alla fine di marzo, con una punta a metà mese del +58,3%. Da aprile il calo è stato brusco, anche se con qualche trend positivo nella seconda settimana dello stesso mese.

    Il volume delle confezioni di farmaci per il sistema cardiovascolare ha risentito di un innalzamento a inizio emergenza per via delle scorte, visto che per coprire piani terapeutici è stata aumentata la prescrizione. L’andamento fino a maggio non è costante e al termine della fase 1 la differenza rispetto al 2019 è del -4,9%.

    L’isolamento della popolazione, in combinazione alla conseguente riduzione della diffusione dell’influenza stagionale, ha avuto effetti su più tipologie di prodotti, tra i quali gli antidolorifici: a inizio maggio il dato parla di un -26%. Sempre per gli stessi motivi anche gli antibiotici e i prodotti a essi correlati sono scesi in termini di vendite, con una caduta del numero di confezioni vendute del -42%. Stessa sorte anche per i farmaci gastrointestinali, scesi del 27,7% a fine aprile.

    Comparto dei farmaci di automedicazione

    Tra le categorie di prodotto che hanno subito una flessione minore rispetto agli altri farmaci di automedicazione ci sono i multivitaminici e multiminerali. Hanno segnato un +65,7% a metà marzo, con una conseguente discesa dei consumi nelle settimane successive, fino alla terza di aprile, dove il rallentamento si è poi fermato, chiudendo a -5% a inizio maggio.

    Anche per gli analgesici senza obbligo di ricetta la domanda è scesa, a causa dell’approvvigionamento aumentato fino a metà marzo, scorte che hanno innalzato la richiesta fino a un +35% di confezioni vendute. La flessione a inizio maggio, invece, era del -25%. L’evoluzione della curva relativa ai prodotti per la tosse è simile per il mese di marzo, ma il calo è proseguito in maniera decisa fino a inizio maggio, dove è riportato un -65,4% delle vendite, scese anche per la mancata diffusione dell’influenza stagionale.

    L’isolamento domestico ha influito anche sui sintomi dell’allergia e quindi sulla domanda di decongestionanti nasali, calata fino al -17,8% a fine aprile in termini di confezioni vendute, anche se con alcuni segnali positivi intorno a metà mese.

    Situazione completamente diversa per gli immunostimolanti, che solo gradualmente hanno visto calare la richiesta dopo un picco notevole: a marzo, rispetto allo stesso periodo del 2019, la domanda ha segnato un +189,4% e anche la chiusura ha fine aprile è stata ancora positiva, con un +44,1%.

    Comparto della dermocosmetica

    La dermocosmetica ha visto risultati diversi in base alla tipologia di prodotto: se infatti settori come quello del make up hanno subito le conseguenze dell’isolamento domestico, articoli destinati alla cura dei capelli o per la depilazione hanno avuto un incremento determinato con alta probabilità dalla chiusura di parrucchieri e centri estetici.

    Più in dettaglio, i trattamenti per il viso hanno visto scendere già da inizio marzo le vendite, poi risalite, anche se con lentezza, con l’approcciarsi della fase 2, dove si attestavano sul -19,3%. Il recupero osservato a metà aprile è da considerarsi legato al ripristino delle scorte delle marche a cui alcuni consumatori sono fedeli. I trattamenti per il corpo, invece, vedono una risalita a fine aprile un po’ più sostenuta, ma comunque con un -16% rispetto al 2019.

    Cambiamenti notevoli hanno colpito il segmento del maquillage, le cui vendite sono praticamente crollate. Nell’ultima settimana di marzo è stato registrato un -68,4% e il mese di maggio si è avviato con un -50%.

    Particolare è invece il dato relativo ai prodotti per i capelli, con una nota specifica sulle tinture. In generale, il progressivo di maggio si colloca al +54,6%, per le tinture sono stati osservate punte del +427% a fine aprile e il progressivo di maggio è al 329,9%. Per motivazioni analoghe, anche i prodotti per la depilazione hanno visto crescere le vendite, nella seconda metà di aprile le vendite erano al +217,8% rispetto allo stesso periodo del 2019 e maggio è cominciato con un +142,7%.

    In riferimento all’igiene l’andamento è molto simile per i diversi segmenti: igiene del bambino, della bocca e intima, che chiudono il mese di aprile rispettivamente al -19%, 14,3% e 19,6%. L’igiene della bocca pare essere il comparto tra questi ad aver retto meglio.

    I mercati particolarmente colpiti

    Alcune merci, a partire dalle prime fasi dell’emergenza, hanno subito una particolare flessione, sia in positivo che in negativo.

    Tra i prodotti la cui richiesta è salita ci sono ovviamente le mascherine facciali, che a inizio fase 2 hanno toccato un’impennata rispetto all’anno prima del +25884,9%. Analoga l’ascesa per gli igienizzanti per le mani, con una punta del +1970% nella penultima settimana di marzo; in calo le vendite, ma a inizio maggio si legge comunque ancora un +727,6%.

    Una significativa salita è segnalata anche per la vitamina C, arrivata al +1233,8% a metà marzo. La richiesta è poi scesa, ma il mese di aprile è terminato in ogni modo con un +119,5%. Rilevante la domanda di termometri osservata da febbraio fino a metà marzo, con il progressivo di inizio marzo che si aggira sul +108%

    Una tipologia di merce che è legata alla situazione attuale vissuta con preoccupazione sono i calmanti e gli integratori per il riposo notturno. La crescita della vendite a inizio maggio non si era ancora arrestata, tanto che è indicata con un +37,4%.

    Un segno negativo, con una perdita notevole, si registra per prodotti come quelli per la forma fisica, condizionati dalla chiusura delle palestre e dalle ridotte possibilità di movimento all’esterno: il progressivo di inizio maggio è del -44,8%. Discesa anche per i prodotti omeopatici, tranne per alcuni momenti a inizio e a metà marzo, dove le vendite sono andate bene.

    Determinati articoli nello specifico hanno risentito dell’isolamento: è il caso dei profilattici, le cui vendite sono scese da fine febbraio e a inizio maggio sono rimaste al -63,3%.

    Influenza degli e-commerce farmaceutici

    In termini di fatturato, a fine marzo gli acquisti effettuati nelle farmacie online erano in linea con l’andamento del negozio fisico, con crescite date dall’automedicazione, i sanitari e l’omeopatia. Se si osserva il numero di confezioni vendute nello stesso periodo, però, salta all’occhio che la crescita è superiore rispetto a quella del fatturato.

    La dermocosmetica online è andata bene, ma non ha soppiantato tutte le vendite sottratte all’offline. I prodotti che hanno avuto una crescita maggiore quando venduti online sono stati quelli per il corpo, i capelli e il maquillage.

    L’emergenza dettata dalla diffusione del coronavirus, quindi, ha inevitabilmente cambiato le abitudini di consumo degli italiani, che hanno contribuito a far crescere in maniera forse mai vista le vendite in alcuni comparti, specialmente per la prevenzione. Naturali anche le diverse richieste per prodotti inutilizzati in quarantena o al contrario diventati, per forza di cose, necessari.

    Fonti

    Shackleton Consulting, Nicola Posa, Data room Farmacia, maggio 2020

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