Prevenire la trombosi: il ruolo della fibrina

Una ricerca dell’Università di Leeds apre la strada verso nuove cure anticoagulanti

Prevenire le trombosi

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    Come si passa da un coagulo di sangue a un embolo polmonare? Il sangue si raggruma in un punto, l’arteria si ostruisce e il flusso di sangue non scorre più normalmente. Spesso, questo blocco è causato da frammenti di un coagulo che è posizionato in altre parti del corpo, ad esempio in una gamba nel caso in cui si soffra di trombosi venosa.

    Perché un grumo di sangue si formi, non è necessario che il vaso sanguigno in cui alberga si rompa: può succedere anche in assenza di lesioni, eventualità ancora più pericolosa che aumenta il rischio di trombosi.

    La ricerca

    Lo studio pubblicato nella rivista scientifica PNAS e svolto da ricercatori dell’Università di Leeds, si inserisce in mezzo a questa sfortunata catena di eventi. Nello specifico, dimostra il ruolo importante che la proteina fibrina gioca nell’impedire che un coagulo si riduca in frammenti.

    I ricercatori si sono basati su studi precedenti, fatti sui topi da laboratorio, che hanno indagato il meccanismo chimico attraverso cui la fibrina blocca il coagulo: il legame γ-chain. É questo a rendere la proteina stabile e a impedire sia le lesioni vascolari, sia la frammentazione dei coaguli.

    Il team della Leed University ha confrontato l’andamento dei coaguli in topi modificati geneticamente affinché non potessero produrre il legame γ-chain, con topi non geneticamente modificati. Risultato: quando il legame γ-chain era assente, il coagulo era molto più instabile e tendente all’embolia polmonare.

    In un articolo pubblicato nel sito della British Heart Foundation, il professore Robert Ariëns, della School of Medicine di Leeds, ha spiegato che i problemi cardiovascolari sono una delle cause maggiori di disabilità e morte nel mondo, motivo per cui la scoperta dell’γ-chain risulta essenziale. «Capendo la dinamica con cui si attiva la fibrina – ha detto – possiamo identificare gli obiettivi precisi verso cui rivolgere i farmaci, e fare una prevenzione più mirata». La ricerca dell’Università di Leeds ha portato le evidenze scientifiche che mancavano a supporto di ipotesi già fatte in precedenza. Ora, la strada da battere è quella della ricostruzione delle fibre vascolari.

    Cause e sintomi della trombosi

    L’imprevedibilità di una patologia come la trombosi deriva dal fatto che non esiste una causa univoca per la sua formazione. Alcune volte c’è una malattia pregressa che sfocia in coaguli sanguigni: tumori benigni, scompensi ematici genetici, scompensi cardiaci, diabete. Altre volte, il fato gioca semplicemente un brutto scherzo. 

    I sintomi che devono metterci in allarme, generalmente, sono:

    • gonfiore alle gambe;
    • crampi;
    • arrossamenti anomali;
    • flebite (infiammazione di una vena).

    Ci sono, inoltre, fattori di rischio da tenere in considerazione, a cominciare dall’età:

    • aver superato i 40 anni;
    • essere in stato di gravidanza;
    • avere una storia familiare di trombosi venosa;
    • aver subito un intervento chirurgico importante agli arti inferiori o all’addome;
    • fare terapie con estrogeni, compresa la contraccezione orale con la pillola;
    • obesità oppure assuefazione al fumo.

    Come prevenire la trombosi

    Il tipo di prevenzione da adottare dipende, in parte, dal rischio che ognuno di noi ha di incorrere in un episodio di trombosi.

    In linea di massima, se la nostra storia medica e quella della nostra famiglia non ha mai registrato problemi di coagulazione, possiamo comunque aiutare il nostro sistema circolatorio adottando buone pratiche comportamentali, quali:

    • attività fisica regolare per favorire la circolazione degli arti inferiori: bicicletta, camminata, nuoto;
    • stretching prima e dopo un lungo tragitto percorso a piedi;
    • a livello di alimentazione, bere molta acqua per idratarsi e preferire, quando possibile, cibi ricchi di omega-3 e vitamine, ad esempio pesce, mandorle, semi di girasole, frutta e verdura;
    • evitare di tenere le gambe vicino a fonti di calore eccessivo per lungo tempo.

    Ancora, se sappiamo di soffrire di vene varicose o di dover svolgere un’attività che ci terrà in posizione eretta per lungo tempo, è bene indossare delle calze elastiche, così da comprimere gradualmente i vasi sanguigni. La sera, poi, quando possiamo riposarci, è meglio tenere un po’ sollevate le gambe.

    Infine, invece, se sappiamo di essere ad alto rischio di trombosi, possiamo prendere una delle seguenti misure cautelative:

    • assumere anticoagulanti a basso dosaggio, secondo eventuale prescrizione medica;
    • fare la terapia della compressione pneumatica intermittente, sempre se decisa dal medico per una persona ad altissimo rischio, con l’applicazione di una vera e propria pompa sul polpaccio della gamba.

    Fonti

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