Ombelico e cordone ombelicale, l’anatomia di un “centro”
Anatomicamente parlando l’ombelico potrebbe essere definito come il punto centrale del nostro corpo, dal quale, nella vita intrauterina, abbiamo tratto nutrimento e che, in seguito, si fa simbolo della nostra nascita e crescita. Scientificamente, questa struttura cicatriziale, solitamente circolare, si forma dopo la recisione di quel “filo”, chiamato cordone o funicolo ombelicale, che mette in comunicazione la circolazione fetale e quella materna. Il cordone ombelicale, che unisce l’addome del bambino alla placenta è costituito da tre vasi sanguigni:
- Una vena ombelicale: canale di trasmissione di ossigeno e sostanze nutritive dalla placenta al feto;
- Due arterie ombelicali: che veicolano le sostanze di rifiuto dal feto alla placenta.
La gelatina di Wharton, tessuto connettivo mucoso, riveste il cordone, proteggendo i vasi sanguigni. Questa sostanza gelatinosa serve ad attutire i traumi che talvolta possono verificarsi durante la gravidanza, il travaglio e il parto. La lunghezza del funicolo ombelicale, che va dai 30 fino ai 55 cm, dà la possibilità al feto di muoversi liberamente nell’utero materno.
Il taglio del cordone ombelicale o clampaggio
Il clampaggio è la metodologia chirurgica con la quale il funicolo ombelicale viene annodato e reciso al momento della nascita. Per molti anni la tendenza nelle sale parto era quella di eseguire il clampaggio subito dopo la nascita, cioè dopo i 10 secondi. Secondo uno studio dell’Università di Uppsala, in Svezia, la legatura tardiva del cordone determinerebbe livelli di ferro più alti:
“L’anemia colpisce oltre il 40% di tutti i bambini di età inferiore ai cinque anni nel mondo.. L’anemia può influire sulle prestazioni mentali e fisiche ed è associata a un deterioramento a lungo termine della crescita e dello sviluppo. La carenza di ferro è la causa dell’anemia in circa il 50% dei bambini. Quando il clampaggio del cordone ombelicale è ritardato, cioè per più di tre minuti, è possibile prevenire la carenza di ferro fino a sei mesi di età”.
Alla nascita, circa un terzo del sangue del bambino è nella placenta. Se il clampaggio del cordone ombelicale viene eseguito immediatamente, il sangue rimarrà nella placenta e andrà nei rifiuti (o potrà essere conservato in banche di cellule staminali). Se invece il clampaggio viene posticipato di tre minuti, la maggior parte del sangue può rifluire al bambino come trasfusione di sangue extra, costituita da circa un decilitro (mezzo bicchiere) di sangue, che equivale a circa due litri per un adulto.
Anche secondo l’OMS il cordone va tagliato non prima di 1-3 minuti dalla nascita. Il clampaggio tardivo può essere applicato anche sui bambini nati prima del termine: anzi, in alcuni di questi casi, il taglio tardivo può associarsi alla diminuzione significativa del rischio di varie complicazioni.
Moncone ombelicale: come pulirlo
Alla nascita la pelle e le mucose del neonato, sterili, vengono colonizzate naturalmente e in modo rapido dai batteri provenienti dall’ambiente circostante. Inoltre, il bambino appena nato ha un sistema immunitario immaturo, che li rende esposti ad infezioni della pelle. Per questo, il moncone ombelicale deve essere trattato con molta cura e tenuto sempre pulito e asciutto. Oltre all’igiene anche il contatto pelle a pelle con la madre fa la differenza! Infatti una condizione di separazione dalla madre in fase di nascita è in grado di impedire il naturale sviluppo di una flora saprofita protettiva. Ecco quindi le cose da fare e da non fare quando ci si prende cura del moncone ombelicale:
- Lavarsi bene le mani: prima di procedere alla pulizia del moncone ombelicale occorre lavarsi bene le mani, per evitare che eventuali batteri entrino a contatto con la pelle del bambino;
- Pulirlo quando appare sporco: il modo migliore per farlo è pulirlo con una garza sterile, acqua tiepida e sapone monodose, strofinando con estrema delicatezza fin quando non appare pulito. Risciacquare con soluzione fisiologica ed asciugarlo con garze sterili;
- Esporre il moncone all’aria: per una corretta guarigione è necessario che il moncone sia esposto all’aria, in modo che risulti sempre asciutto. Sarà quindi necessario rivoltare il pannolino nell’area ombelicale, coprendolo solo con una maglietta pulita o una garza sterile, purché non sia troppo stretta.
- Cambiare la maglietta: quando si sporca a causa delle secrezioni del moncone;
- Non utilizzare mai prodotti disinfettanti come: acqua ossigenata, alcol o mercuro cromo;
- Lasciare che il moncone ombelicale si stacchi da solo: non tirare assolutamente il moncone nel tentativo di accelerare il processo di distacco. Questo infatti cadrà naturalmente fra la prima e la seconda settimana dopo la nascita.
- Prima che il moncone si distacchi il bambino non può fare il bagnetto: occorre quindi procedere alla pulizia completa mediante spugnature;
Moncone ombelicale: quando cade?
Il moncone ombelicale si staccherà naturalmente entro le 2 settimane dalla nascita, se ciò non dovesse accadere è opportuno contattare il proprio pediatra perché può essere sintomo di un’infezione locale o, più raramente, un disturbo congenito del sistema immunitario. Una volta che il moncone sarà caduto, continuare con l’igiene e la medicazione per alcuni giorni, fino alla cicatrizzazione della ferita. Molto importante è anche il controllo visivo a ogni medicazione. Infatti, è necessario rivolgersi tempestivamente al proprio pediatra o al medico curante se dovessero presentarsi sintomi come:
- arrossamento della cute intorno al moncone e dolore del neonato al tocco;
- sanguinamento continuo e abbondante del moncone ombelicale poiché potrebbe essere sintomo della presenza di una malattia emorragica;
- sanguinamento abbondante e prolungato al momento del distacco;
- fuoriuscite purulente;
- cattivo odore.
La donazione del cordone ombelicale
Durante la gravidanza potete riflettere su questa possibilità. Il sangue del cordone e della placenta è ricco di cellule staminali emopoietiche, preziosissime nella cura di malattie del sangue e del sistema immunitario (leucemia, linfomi, anemie). Una volta che il cordone è stato reciso avviene il prelievo in sala parto, senza alcun tipo di rischio o sofferenza per la madre e il neonato. Rimane ancora controversa invece la conservazione del sangue di cordone e placenta in banche private, che dà la possibilità di conservarlo per il bambino o per altri membri della propria famiglia in caso di problemi di salute.
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