Cosa sappiamo di questa specie?
12,9 milioni di uccelli registrati in Italia nel 2019 (fonte rapporto Assalco-Zoomark 2020): anche se non sappiamo quanti di questi siano effettivamente pappagalli, possiamo immaginare che rimanere indifferenti al fascino esotico di queste creature sia davvero difficile. Ma al di là della bellezza e della trascinante simpatia, è davvero poco quello che sappiamo su questi animali; Cacatuidae e Psittacidae sono le due grandi famiglie principali, mentre il becco ricurvo, le dita delle zampe rivolte due in avanti e due all’indietro e la tendenza a sostituire penne e piume continuamente, sono le principali caratteristiche che li distinguono all’interno della classe Aves. Intelligenti e socievoli necessitano di interazioni continue, ed è vivendo in coppia o in piccoli gruppi che possono esprimere a pieno tutti i comportamenti tipici della specie, potendo così dare sfogo alle proprie naturali pulsioni.
Ne abbiamo parlato con il dott. Costa, etologo specializzato in pappagalli
Attenzione non solo alla salute fisica, ma anche alle patologie comportamentali
Per conoscere gli aspetti più interessanti di questa specie, ci siamo rivolti ad un esperto del settore, il Dott. Pierluca Costa, etologo titolare dello studio ZC – Zoologia Costa, che nel 2017 ha conseguito il titolo di Philosophy Doctor grazie ad un progetto svolto tra Italia e Regno Unito, incentrato proprio sulla ricerca delle cause (esclusivamente in chiave etologica) della nevrosi autolesiva dei pappagalli. “È molto difficile, credetemi, riassumere in modo utile tutto quanto c’è da sapere su questi animali”, inizia così il Dott. Costa. “Questi uccelli sono molto intelligenti, ma questa loro dote non va quantificata nei giochi e negli esercizi che riescono a compiere (errore commesso da molti), ma soprattutto nella quantità e nella gravità di patologie del comportamento che dimostrano di manifestare in condizioni non idonee. La nevrosi autolesiva, cioè l’abitudine di danneggiare e rimuovere parte del piumaggio, ne è la dimostrazione.”
Il comportamento dei pappagalli: istinto e apprendimento
Prosegue raccontandoci che, come per tutti gli animali, il comportamento dei pappagalli si struttura secondo due matrici: l’istinto e l’apprendimento. I comportamenti istintivi sono quei comportamenti che, proprio come qualsiasi altra caratteristica anatomica o morfologica, non hanno bisogno di essere appresi dall’animale e vengono tramandati di generazione in generazione. A differenza di questi, i comportamenti appresi sono molto più conosciuti e divulgati, soprattutto nei pappagalli. Sotto il termine di apprendimento si racchiudono così tutti i comportamenti che i pappagalli imparano durante la loro vita e che possono rivelarsi talvolta un miglioramento di quelli istintivi, talvolta una nuova strategia per lo sfruttamento delle risorse, come ad esempio adattamenti soggettivi alle condizioni d’allevamento. Questi due aspetti vanno entrambi soddisfatti in ambiente domestico, altrimenti questi uccelli non tardano a manifestare la propria insoddisfazione e il proprio disagio.
L’importanza dell’alimentazione
Una volta compreso che per essere dei buoni proprietari è necessario informarsi, studiare e condividere molti aspetti della nostra vita con questi nuovi amici, chiediamo al Dott. Costa quali sono gli errori più comuni nella gestione domestica dei pappagalli e come evitarli. “Argomentare sommariamente è sempre molto arduo, poiché le diverse specie presentano esigenze biologiche molto diverse tra loro e perché oggi, checché se ne dica, la ricerca scientifica è ancora agli esordi in questo senso”, ci spiega. “Uno degli aspetti più importanti è quello dell’alimentazione, che non è soltanto importante da un punto di vista strettamente metabolico e sanitario, ma anche da quello comportamentale. Un’alimentazione di soli semi secchi, errore ancora oggi comunemente diffuso (a maggior ragione di soli semi di girasole), è la causa principale di tutta una serie di patologie definite propriamente da malnutrizione, che si riscontrano molto spesso nei pappagalli allevati in cattività; si rivela dunque indispensabile un’aggiunta di alimenti freschi, poiché svolgono anche il ruolo di stimoli per il comportamento, in quanto spingono i pappagalli ad adottare tecniche particolari per l’assunzione, come l’impugnatura del frutto e la ricerca dei semi in esso contenuti”. Di questo il Dott. Costa ha ampiamente parlato nel suo libro Allevamento ed etologia dei pappagalli (2° edizione, Aracne, 2014) e ulteriori informazioni per conoscere i comportamenti patologici negli animali le trovate in Etologia patologica: un approccio euristico alla modificazione del comportamento animale (Aracne, ed. 2016).
Animali amichevoli, ma sempre con le dovute attenzioni
Una cosa in particolare abbiamo chiesto al Dott. Costa di raccontarci: ma con tutti gli animali strani, famosi, curiosi che ci sono al mondo, come mai ha scelto proprio di dedicare i suoi studi ai pappagalli? “Il primo pappagallo con cui ho avuto l’onore di instaurare una relazione di amicizia, fu un pappagallino ondulato (cocorita) di nome Charly, molto domestica e a me tanto affezionata. Avrò avuto circa 13 o 14 anni, e mi ricordo che uno dei suoi giochi preferiti era ‘sedersi’ al volante di una macchina giocattolo di Jurassic Park e farsi scarrozzare dal sottoscritto per tutta la casa, tenendosi con il becco proprio…al volante”, ci racconta visibilmente emozionato. “Il mio primo pappagallo di medie dimensioni fu un parrocchetto dal collare indiano, deceduto di recente alla veneranda età di 22 anni. Avevo letto su un libro piuttosto datato e discutibile che per far parlare i pappagalli poteva essere utile lasciarli in compagnia di una cassetta con la propria voce registrata. A parte l’aspetto ridicolo della mia musicassetta registrata con quasi un’ora della mia petulante voce che ripeteva ‘ciao…Roby…ciao…come stai?’ mi immagino quale noia e quanta compassione potesse provare per me quel pappagallo!”. Ma ci tolga una curiosità Dottore, tutti aneddoti positivi? Davvero non ha mai avuto un’esperienza negativa? “Vi fu un periodo dove allevavo un gruppo di pappagalli addomesticati liberi all’interno di un appartamento disabitato. Un giorno, mentre fornivo loro la quotidiana razione di dieta e sostituivo l’acqua da bere, uno dei più spavaldi (un conuro ventre castano) si attaccò al mio orecchio mordendomi vigorosamente! Imprecazioni e dolore lancinante a parte, ho dovuto lottare non poco per staccarlo e correre in casa a medicarmi.”
Alcuni episodi, purtroppo anche tristi ed emotivamente coinvolgenti, li racconta il Dott. Costa nel suo libro, sicuramente molto più personale e intimo dei precedenti, Il Dono di Crisomallo (Aracne, 2021).
Un impegno da non sottovalutare
Che cosa possiamo dunque dire a chi è affascinato da queste creature esotiche e desidera che entrino a far parte della sua vita? “Non lasciatevi ingannare dalla loro misura contenuta e dal fatto che siano tantissimi quelli che ormai vivono nelle famiglie italiane; come tutti gli animali hanno esigenze etologiche precise, e per tenerli come si deve, questi bisogni vanno soddisfatti tramite stimolazioni quotidiane, interazioni, spese mediche veterinarie e una dieta idonea e variegata. Non acquistateli con leggerezza”, conclude il Dott. Costa.
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