Reflusso gastroesofageo: come contrastarlo

Il reflusso gastroesofageo può influenzare negativamente la nostra quotidianità: impariamo a liberarcene!

ragazza con reflusso gastroesofageo

Sommario
    Tempo di lettura Tempo di lettura terminato
    0
    Time

    Bruciore di stomaco, acidità, rigurgito, sensazione di nausea e/o gonfiore gastrico, dolore toracico, tosse e raucedine sono i sintomi più frequenti del disturbo da reflusso gastroesofageo. Esso è caratterizzato e causato dalla risalita di acido dallo stomaco all’esofago. 

    Le cause del reflusso gastroesofageo

    In condizioni fisiologiche, l’esofago si contrae all’atto della deglutizione spingendo il cibo verso il basso, cioè verso lo stomaco dal quale è separato grazie al Cardias, la valvola che impedisce al cibo e ai succhi gastrici di risalire verso l’alto. In presenza di reflusso gastrico, è proprio questo meccanismo a venir meno, ecco perché sentiamo la sgradevole sensazione di bruciore e di acidità che talvolta risale fino alle bocca. 

    Le cause scatenanti di questo malfunzionamento, l’incontinenza del Cardias, possono variare; sono veramente tanti i fattori che vanno a influenzare l’insorgenza di reflusso gastrico e i fastidi annessi:

    • Farmaci come alcuni sedativi, antidepressivi, anestetici e antidolorifici, possono ridurre la pressione del Cardias e minarne il corretto funzionamento.
    • Abitudini alimentari scorrette come l’abuso di caffè, cioccolato, spezie, alcolici e bevande gassate, una masticazione troppo veloce e poco accurata, pasti eccessivamente ricchi, possono rallentare lo svuotamento gastrico ed essere la causa scatenante di questo disturbo. Se trascurati, anche solo questi “banali” fattori possono essere causa di cronicizzazione del disturbo.
    • La pressione sullo stomaco presente in caso di sovrappeso e obesità può essere causa di indebolimento dei muscoli presenti all’estremità inferiore dell’esofago, e per questo può causare la risalita di cibo e acidi.
    • Anche il fumo di sigaretta e la nicotina minacciano il corretto funzionamento dei muscoli sopracitati, causando la medesima sintomatologia.
    • In gravidanza, la crescita fetale e il “riposizionamento” degli organi addominali possono creare pressione sullo stomaco e favorire l’insorgenza del reflusso gastrico (i sintomi si acuiscono nel terzo trimestre, quando il feto raggiunge dimensioni considerevoli).
    • Lo stress può, talvolta, essere il principale responsabile del reflusso gastrico. Non bisogna infatti dimenticare che il nostro sistema digerente è particolarmente sensibile ai nostri stati emotivi, essendo esso stesso riccamente costellato di cellule nervose. La tensione accumulata a livello addominale in situazioni stressanti, può essere causa dei più svariati malfunzionamenti e fastidi, tra questi, spicca anche il reflusso.
    • Anche ciò che indossiamo e la nostra postura, possono influire sul peggioramento dei sintomi da reflusso. Bisogna ricordarsi di mantenere una postura corretta e indossare abiti che non esercitino una pressione eccessiva a livello dello stomaco.
    • Altre cause possono essere anatomiche e strutturali, o anche genetiche. Ad esempio la presenza di difetti strutturali quali l’ernia iatale, che consiste in una sporgenza anomala di una porzione dello stomaco attraverso il diaframma.

    Nei casi più gravi il reflusso gastrico può influenzare in modo molto negativo la nostra quotidianità, soprattutto se presente in modo cronico e non passeggero. 

    I rimedi al reflusso gastroesofageo

    La prima cosa da fare è sicuramente prestare attenzione alle nostre abitudini alimentari e mantenere un buon livello di attività fisica, importante per la riduzione delle tensioni da stress e per il corretto funzionamento della peristalsi e della regolarità intestinale. Smettere di fumare, consumare pasti bilanciati (senza fretta e a orari regolari), evitare di sdraiarsi subito dopo mangiato, prestare attenzione all’igiene del sonno, sono i principali passi da compiere per avanzare la nostra lotta al reflusso gastroesofageo.
    A volte però, queste azioni, per quanto fondamentali, da sole potrebbero non bastare. Si raccomanda di non trascurare i sintomi, soprattutto se prolungati, e di rivolgersi al proprio medico curante o a uno specialista per prendere in considerazione un’eventuale terapia farmacologica. 

    Le attenzioni quotidiane contro il reflusso gastroesofageo

    Come accennato, la prima strategia per risparmiarsi i fastidi legati al reflusso gastroesofageo consiste nel correggere determinate abitudini e adottarne altre.
    Può essere utile, ad esempio:

    • evitare alcolici e bevande gassate;
    • evitare di bere molta acqua e liquidi durante i pasti;
    • tenere sotto controllo la quota dei grassi a ogni pasto. Le fritture, ad esempio, o le pietanze ricche di creme grasse, sono da evitare perché rendono la digestione più lunga e difficoltosa;
    • fare attenzione agli alimenti che favoriscono il reflusso a causa della loro acidità (pomodori, agrumi o il loro succo) e/o della loro tendenza a infiammare (spezie, tè, caffè, cioccolato, peperoncino);
    • non consumare pasti troppo abbondanti. Lo scopo è sempre quello di facilitare la digestione. Chiaramente, i pasti contenuti saranno digeriti più velocemente rispetto a porzioni troppo abbondanti che rischiano di appesantire e creare gonfiore e tensione, oltre ad aumentare la possibilità di reflusso;
    • non sdraiarsi  subito dopo aver mangiato, per favorire la peristalsi;
    • evitare l’attività fisica di media-alta intensità nelle 2-3 ore successive al pasto;
    • cercare di avere costanza con l’attività fisica, per limitare i danni dello stress e migliorare l’equilibrio della zona addominale. 

    Le opzioni di trattamento per il reflusso gastroesofageo

    Il reflusso è spesso sottovalutato, vista la frequenza con cui si presenta nella popolazione, ma non bisogna dimenticare che a lungo andare gli acidi possono danneggiare le mucose orali e dell’esofago, rendendo di fatto cronici i fastidi ed i danni.

    Sono diverse le strategie farmacologiche che si possono adottare, alcune di queste comprendono l’assunzione dei cosiddetti farmaci procinetici che favoriscono lo svuotamento gastrico, o, ancora, di protettori gastrici, di inibitori della pompa protonica o di antagonisti dei recettori H2, che riducono la secrezione di acidi gastrici agendo da antiacidi.
    Ci sono poi dispositivi medici e integratori mirati, che possono aiutare non solo a risolvere il problema quando si presenta, ma anche a ritrovare un equilibrio.

    Per i bruciori di stomaco occasionali, invece, si può far ricorso ai farmaci da banco che agiscono efficacemente da antiacido e antireflusso.

    Lascia il tuo commento

    Non verrà mostrata nei commenti
    A Good Magazine - Newsletter
    è il contenuto che ti fa bene! Resta aggiornato sulle malattie digitali

    Ho letto e accetto le condizioni di privacy