Quali farmaci non si possono prendere con il favismo?

Cos’è il favismo? Come interagisce con cibi e farmaci? Capiamo assieme di cosa si tratta.

Quali farmaci non si possono prendere con il favismo?

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    Tra le varie condizioni presenti nel mondo, una in particolare viene nominata spesso… nei supermercati: il favismo. Per questa sua natura “vegetale” non è considerata nel sentire comune una patologia importante e spesso è soggetto di scherno. Scopriamo assieme perché, in realtà, il favismo è tutt’altro che sottovalutabile, perché si lega al legume omonimo, e soprattutto come può entrare in conflutto con alcuni medicinali.

    Cos’è il favismo?

    Il favismo è una condizione genetica ereditaria che comporta una carenza di un enzima essenziale per la produzione di energia cellulare, il glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD). Ciò può portare a crisi emolitiche, ovvero episodi di distruzione dei globuli rossi nel sangue che possono essere provocati da una varietà di fattori, tra cui l’assunzione di certi farmaci, l’esposizione a sostanze chimiche, o l’assunzione di cibi specifici.

    A seguito delle crisi spesso è determinata l’insorgenza di anemia emolitica con conseguenze come ittero, emoglobinuria, anemia grave.

    Come il favismo interagisce con i cibi e altre sostanze

    Come si intuisce dal nome, i pazienti con favismo – detti fabici – devono essere molto attenti all’assunzione di certi alimenti. Infatti, il termine “favismo” deriva dal fatto che le manifestazioni di questa patologia tendenzialmente fanno la loro comparsa qualche ora dopo l’ingestione di alcune sostanze tossiche per questi soggetti, in particolare le fave. Ciò accade perché all’interno di questo legume sono presenti i glicosidi pirimidinici detti vicina e convicina, rintracciabili in natura solo nelle fave (vicia faba var major) e nella veccia dolce (vicia sativa, una pianta edibile).

    Alcuni pazienti particolarmente affetti da favismo non tollerano nemmeno l’esposizione ai pollini delle piantagioni di fave né ai baccelli di fave fresche: da qui si comprende perché all’ingresso di alcuni punti vendita siano situati cartelli che dicono “In questo supermercato sono in vendita fave fresche”.

    Non solo fave, però. Anche altri alimenti possono provocare crisi emolitiche nei fabici, come le lenticchie e gli altri tipi di legumi (compresa la soia), e tutti i derivati diretti e indiretti. Ad esempio sono da evitare le piante ornamentali come la Verbena Hybrida, gli estratti vegetali spesso utilizzati nella medicina orientale, i mirtilli, il vino rosso ma anche le sostanze utilizzate per i tatuaggi e l’Henné, e pure la menta è bandita. Sono nocive anche le sostanze che possono causare emolisi per assorbimento per via percutanea o inalatoria, in particolare la naftalina, presente nei prodotti antitarme, e il blu di toluidina, usato in alcuni test ematologici ed oftalmologici.

    Lista di farmaci da non prendere con il favismo

    Passando al contesto medicale, i pazienti fabici devono evitare di prendere farmaci che contengono alcuni principi attivi che possono aumentare il rischio di crisi emolitiche e anemia: in particolare sono pericolosi per loro i medicinali contenenti

    • chinina, usata prevalentemente per trattare la malaria;
    • rasburicase, efficace per prevenire l’insufficienza renale acuta;
    • spiramicina, antibiotico e antiparassitario utilizzato per trattare batteri ad essa sensibili come nel caso di toxoplasmosi, infezioni del cavo orale, infezioni delle vie respiratorie, infezioni dei tessuti molli, gonorrea, erisipela o malattie esantematiche;
    • streptochinasi, proteina usata nella cura precocissima dell’infarto cardiaco;
    • sulfacetamide e acido nalidixico, utili in caso di infezioni del tratto urinario;
    • metamizolo (o noramidopirina), per stati dolorosi o febbrili gravi o resistenti;
    • propifenazone, usato per cistiti, cistalgie, prostatiti, uretriti, uretrocistiti, uretrotrigoniti;
    • dapsone, che trova indicazione nel trattamento della lebbra, della polmonite e della dermatite erpetiforme;
    • blu di metilene, anche detto metiltioninio cloruro, impiegato con successo nel trattamento della metaemoglobinemia e della disfunzionalità renale.

    Questa lista non è esaustiva ed è sempre necessario consultare il proprio medico per confrontarsi sulle opzioni più corrette.

    I farmaci che si possono prendere prendere con il favismo

    Nel contesto medicale, queste limitazioni conducono spesso le persone affette da favismo a domandarsi se possono assumere alcuni farmaci di uso comune. Analizzando qualche caso comune, è possibile l’assunzione – a condizione di rispettare strettamente i dosaggi massimi – di:

    • paracetamolo, farmaco comune che può essere sicuro per i fabici;
    • ibuprofene o di acetaminofen quando le persone affette da favismo necessitano di medicinali antidolorifici;
    • acido acetilsalicilico, essenzialmente sicuro se utilizzato correttamente;
    • acido ascorbico – ovvero vitamina C, nutriente essenziale e sicuro per i pazienti con favismo.

    Tuttavia, è importante consultare il proprio medico prima di prendere qualsiasi farmaco o integratore, specialmente in casi di incertezza o di unione di diversi sintomi che potrebbero entrare in contrasto tral loro.

    Inoltre, è fondamentale che i pazienti siano informati su come riconoscere possibili segni di emolisi.

    I sintomi di crisi emolitica per favismo

    Le crisi emolitiche nel favismo insorgono in modo repentino, da 12 a 48 ore dopo l’esposizione a cibi o farmaci a rischio. Questo breve lasso di tempo rende difficile individuare immediatamente la causa, ma si possono evidenziare alcuni sintomi di una crisi emolitica come:

    • stanchezza acuta e miastenia (debolezza muscolare);
    • difficoltà respiratorie
    • battito cardiaco irregolare;
    • pallore anomalo;
    • insorgenza di ittero, ovvero di colorazione giallastra della pelle e delle mucose;
    • urine di colore arancio scuro.

    Questi sintomi sono dovuti alla distruzione massiva di globuli rossi che avviene durante la crisi emolitica. I globuli rossi distrutti rilasciano emoglobina, che viene filtrata dai reni e dà alle urine una colorazione scura. Identificare questi segni per tempo è fondamentale, per poter intervenire tempestivamente – dove necessario – con una trasfusione.

    Favismo e donazione del sangue

    Purtroppo, i soggetti affetti da favismo non sono eligibili per la donazione del sangue. Ciò è deciso perché la donazione del sangue richiede che il donatore sia in buono stato di salute e non abbia condizioni che possano compromettere la sicurezza del ricevente, e il favismo potrebbe mettere a rischio il paziente finale.

    In conclusione, il favismo è una condizione genetica che richiede attenzione specifica per evitare crisi emolitiche e anemia. I pazienti con favismo devono evitare di prendere certi farmaci e cibi, e consultare un medico in caso di incertezza; ma in linea di massima, seguendo alcune regole i fabici riescono a vivere una vita piena e priva di limitazioni sostanziali alla propria libertà.

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